Quelli che davvero hanno dato la vita per liberare l’Emilia-Romagna. (23)
Mi chiamano Bruna, forse per i miei capelli, ma non è il mio nome.
Il mio vero nome è Ines.
Usiamo tutti dei nomi falsi, non tanto per proteggere noi stessi.
Per proteggere gli altri se ci torturano.
Sono nata a Conselice nel 1911 e la mia casa è sempre stata un rifugio per i partigiani e gli oppositori del regime.
Cosa faccio di bello?
Pedalo tanto.
Faccio la staffetta da Conselice a Ravenna, Rimini, Forlì, Bologna.
Una delle tante.
Qui Olema Righi, anche lei come me.
Lei però sarà più fortunata di me, arriverà a 89 anni: qui era il 25 Aprile del ‘45, il giorno della Liberazione.
Ma cosa facevamo di così importante?
Portavamo alle tipografie clandestine il materiale da stampare, le notizie e le circolari nelle varie zone.
Tenevamo i contatti.
La notte la passavo a battere a macchina i messaggi da portare, e di giorno pedalavo, pedalavo tanto. Con tanta paura ma anche con la gioia del vento nei capelli. Il vento della libertà. Qui un’altra collega, Zaira Rinaldi, anche lei morta a 98 anni.
A Conselice ormai però non posso più stare, sono controllata tutto il tempo, mi devo spostare nel parmense. Il 23 febbraio 1945, in quella che fu chiamata la giornata dell’Apocalisse, però mi arrestano i nazifascisti, insieme a Gavino Cherchi, qui sotto, e ad Alceste Benoldi.
Ci portano a Parma, a Palazzo Rolli, nella sede della Polizia. E lì cominciano le torture, per più di un mese tutti i giorni mi massacrano di botte, mi riportano in cella stremata e disfatta, ma dopo ogni interrogatorio grido: “Non ho parlato e non parlerò”.
Palazzo Rolli nel ‘44
I tedeschi ed i fascisti sono furiosi, hanno capito che ormai hanno perso, e sfogano la loro rabbia su di noi.
Così all’alba del 28 marzo 1945, mi fucilano insieme ai miei due compagni sulle rive del Po, in località Mezzano Rondani.
Mancavano pochi giorni alla Liberazione.
I nostri corpi furono gettati nel fiume Po e non furono mai ritrovati.
Palazzo Rolli fu poi distrutto durante i bombardamenti, come quasi tutto il resto della città di Parma. A vedere queste foto penso alla Siria, allo Yemen, alla Palestina... e a tanti altri inferni.
E penso a Ines Bedeschi, e a tutte le partigiane come lei. Hanno dato la vita per la libertà, per non tradire i loro compagni, per un ideale.
Sono state una spina nel fianco formidabile per i tedeschi.
Grazie a tutte loro.
Alcuni graffiti sui muri delle celle di Palazzo Rolli.
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