Giuseppe Pastore Profile picture
Giornalista per @ilfoglio_it, @CronacheTweet, eccetera. Appassionato di sport, di cinema, di gggente. IG: giuseppe.pastore85

Jun 29, 2021, 21 tweets

Romanzo in venti capitoli della saga di #InghilterraGermania, attesa all'ennesima curva oggi a Wembley - anche se non potrà esserci quel possente "God Save the Queen" capace di sovrastare qualunque cantante, come capì all'istante Paul Young all'inizio della semifinale 1996.

A proposito di saluti e cortesie: dopo forti pressioni del governo britannico, nel 1938 all'Olympiastadion di Berlino, davanti a 110 mila persone tra cui Goering e Goebbels, gli inglesi omaggiarono l'inno tedesco con il saluto nazista. L'immagine mette i brividi.

Fino a metà anni '60 la rivalità calcistica tra Inghilterra e Germania semplicemente non esiste: troppo più forti gli inglesi, una supremazia che culmina nel titolo mondiale del 30 luglio 1966 a Wembley. A proposito, la palla di Hurst era entrata o no?

Su quel rimbalzo al limite sono stati versati fiumi d'inchiostro, e gli inglesi stessi amano riscaldare la tradizione, per esempio esponendo come una reliquia la traversa originale timbrata da Hurst all'ingresso di Wembley (questa foto è del 2012, chissà se c'è ancora).

Una delle frasi più famose della storia della tv inglese la pronunciò il telecronista della BBC Kenneth Wolstenholme, commentando l'invasione anticipata di alcuni tifosi che pensavano che la partita fosse finita, poco prima del gol del 4-2: "They think it's all over! It is now!".

Un riferimento alla finale Mondiale 1966 compare anche in un episodio di "Mad Men", una delle più grandi serie tv di tutti i tempi: l'inglesissimo Lane guarda la partita in un bar di New York alle 10 del mattino e festeggia con altri suoi connazionali.

La storia cambia a Messico 1970: i tedeschi si prendono una spettacolare rivincita approfittando della "maledizione di Montezuma" che toglie di mezzo Gordon Banks e costringe gli inglesi a schierare il portiere di riserva Bonetti, colpevole sui tre gol della rimonta tedesca.

La grande Germania Ovest anni '70 mette il punto esclamativo sul proprio dominio saccheggiando Wembley nei quarti di finale di Euro 72: un 3-1 firmato Hoeness, Netzer e Gerd Muller che dà inizio al decennio più buio del calcio inglese, fuori dai Mondiali 1974 e 1978.

Le squadre si ritrovano nel primo match della seconda fase a gironi di Spagna '82 e si accontentano di uno 0-0 interlocutorio, scaldato solo da questa traversa fotonica di Rummenigge nel finale. L'Inghilterra non riuscirà a battere la Spagna; la Germania invece sì, e passerà lei.

Torino, 1990: un altro dei grandi traumi collettivi inglesi è l'ammonizione nei supplementari che toglie di mezzo il diffidato Paul Gascoigne dall'eventuale finale. Le lacrime del giovane Gazza, sopraffatto dalla delusione, sono uno dei ricordi più struggenti di Italia '90.

La semifinale 1990 è anche la partita alla fine della quale @GaryLineker (che aveva segnato l'1-1) regala ai taccuini dei giornalisti la celeberrima frase: "Football is a simple game. Twenty-two men chase a ball for 90 minutes and at the end, the Germans always win".

Vincono ai rigori, per la precisione, con Stuart Pearce e Chris Waddle che sbagliano il quarto e quinto penalty proprio come avevano fatto Donadoni e Serena la sera prima contro l'Argentina.

La semifinale di Euro 96, a Wembley, è preceduta da una campagna stampa tra il nauseante e il grottesco, che culmina in questa famigerata prima pagina del Mirror: sulla colonna di destra, Piers Morgan scrive una finta dichiarazione di guerra anti-tedesca.

Mal gliene incoglie: perché, come sempre, agli inglesi manca il classico pence per fare la sterlina. Centimetri che vengono meno a Paul Gascoigne (ancora!), che nei supplementari sfiora il golden goal che avrebbe mandato i suoi in finale contro la Repubblica Ceca.

E ai rigori, dopo dieci penalty segnati su dieci, le gambe cedono a Gareth Southgate, che oggi pomeriggio cercherà di non diventare il secondo uomo nella storia degli Europei eliminato ai rigori sia da giocatore che da ct (il primo è stato Frankie Rijkaard).

Euro 2000: l'Inghilterra-Germania del girone viene introdotto dalle due tifoserie che devastano il centro di Charleroi, Belgio, in un sabato pomeriggio che riporta le temperature calcistiche e i calendari indietro di vent'anni.

In campo lo spettacolo (per così dire) è molto meno, assicurato dalla splendida maglia rossa degli inglesi e dal gol in tuffo di Alan Shearer. Servirà a poco: entrambe le squadre saranno eliminate da Portogallo e Romania.

Nell'ottobre 2020 il vecchio Wembley chiude i battenti con un Inghilterra-Germania in tono minore, valido per le Qualificazioni ai Mondiali 2002: l'ultimo eroe è il fante Didi Hamann, che decide la partita con un tiraccio su punizione. Notate l'esultanza di Kahn a fine partita...

... notatela perché un anno dopo è tutta un'altra Inghilterra: in panchina Eriksson ha sostituito Keegan e in attacco c'è un Michael Owen in forma spaziale che segna 3 dei 5 gol con cui gli inglesi sbancano Monaco, mettendo le mani sull'ultimo Pallone d'Oro inglese della storia.

E finiamo con il 2010, quando l'Inghilterra di Fabio Capello - venendo meno all'abituale accortezza difensiva del ct - riesce a prendere gol addirittura sul rinvio di Neuer, che pesca Miro Klose solo soletto nella metà campo opposta.

Anche se quella è e sempre sarà la partita del colossale abbaglio della terna arbitrale uruguayana, che non vede che il tiro di Lampard è dentro di oltre mezzo metro. Un momento di calcio che oggi, nel 2021, sembra fortunatamente preistoria.

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