#25annifa, il 19 luglio 1996, nel cuore della notte italiana, uno dei momenti più forti ed emozionanti della storia olimpica: Muhammad Ali, offeso dal Parkinson ma non vinto, accende il braciere olimpico di Atlanta.
Tra spalti vuoti e squadre decimate, la cerimonia di Tokyo 2020 sarà tristissima: nulla in confronto a quella 1964, quando ad accendere il braciere fu il 19enne Yoshinori Sakai, nato alle 9 del mattino del 6 agosto 1945: il primo nato nella prefettura di Hiroshima dopo la Bomba.
Molto triste - nonostante la durata extra-large - fu anche quella di Mosca 1980, in cui l'Italia sfilò senza alfiere, senza bandiera e senza nome, con una scritta che provocò ilarità generale sugli spalti, perché in cirillico CONI suona più o meno come "cavallo".
L'emozione e la voce tremolante del discobolo Adolfo Consolini, omone di 43 anni, al momento di leggere il giuramento olimpico di Roma 1960, faticosamente imparato a memoria nei mesi precedenti.
Il gran numero di Antonio Rebollo, arciere paralimpico che ebbe la responsabilità di accendere il braciere di Barcellona 1992 con questa fiondata da un centinaio di metri (tuttora fioccano le teorie cospirative sul fatto che ci sia riuscito davvero).
Le Olimpiadi più magiche, quelle di Sydney 2000, quando il braciere fu acceso da un simbolo del popolo aborigeno come Cathy Freeman, in un'idilliaca comunione tra acqua e fuoco.
Il momento sinceramente più impressionante, da spettatore in diretta di almeno sei cerimonie olimpiche, è questo numero di percussionisti cinesi all'inizio del lunghissimo show di Pechino 2008: la meraviglia è intatta ancora oggi.
Quello più divertente, infine, porta la firma di Danny Boyle, che a Londra 2012 mise su un elicottero James Bond e la Regina Elisabetta paracadutandoli sullo stadio Olimpico.
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