Il 17 Marzo 1861 sancisce ufficialmente l’Unità d’Italia.
Lo stesso anno in cui sono nata io, Anna Nocera.
La mia era una povera famiglia di Palermo, non avevo molta scelta e così a 17 anni andai a servizio dalla famiglia Amoroso.
Solo dopo capii che era una famiglia mafiosa.
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Leonardo Amoroso, uno dei figli dei miei padroni, iniziò a corteggiarmi e a farmi delle avances. Io ero timida e riservata, sapevo di essere troppo povera per lui, così rifiutai le proposte insistenti che mi faceva.
E decisi di smettere di lavorare per loro.
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Ma la fame è una brutta cosa e dopo qualche settimana tornai da loro pregandoli che mi riprendessero.
Finii col tempo per cedere alle insistenti e pesanti lusinghe di Leonardo, alla fine mi ritrovai incinta.
Avevo 17 anni.
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La mia famiglia conobbe così l’onta del disonore, ma il timore che incuteva il nome degli Amoroso li costrinse a chiudersi in un umiliante silenzio.
Disperata provai a chiedere a Leonardo di rimediare con un matrimonio riparatore ma lui non volle sentire ragioni.
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Il 10 Marzo del 1878 andai al lavoro la mattina presto, come ero solita a fare.
Non feci più ritorno.
Mi cercarono per giorni e giorni, fino a quando mio papà non trovò il coraggio di affrontare in strada Leonardo Amoroso per chiedergli spiegazioni.
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La risposta?
Leonardo lo coprì di ingiurie, e arrivò a minacciarlo di morte se si fosse rivolto ai carabinieri.
Mio papà capì allora che non c’era più speranza di trovarmi viva.
Finì così?
No.
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Nel 1883 i fratelli Amoroso, che erano in guerra con la famiglia Badalamenti (tradizioni vecchie eh…), furono processati per nove omicidi.
Tra le vittime c’ero anch’io.
Ma c’era persino un loro fratello, Gaspare Amoroso, che aveva prestato servizio di leva come Carabiniere.
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Gaspare rappresentava un disonore per la loro famiglia, una vergognosa violazione del codice mafioso, tanto che il ragazzo meritava una punizione: venne preso a coltellate e ucciso.
Il processo fu molto seguito dalla stampa italiana ed estera.
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Mia mamma Vincenza, ormai vedova, si costituì parte civile e, durante un’udienza gridò agli imputati: «Scellerati, infami, vi succhiaste il sangue di mia figlia!».
A difesa degli imputati intervennero persino due deputati, Valentino Caminneci e Raffaele Palizzolo.
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Il Palizzolo qualche anno più tardi sarà implicato come principale imputato nel processo per l'omicidio di Emanuele Notarbartolo, sindaco di Palermo ucciso dalla mafia.
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Nel 1902 venne giudicato colpevole e condannato a 30 anni di reclusione, ma la Cassazione annullò la sentenza di Bologna e nel nuovo processo che si tenne nel luglio 1904 fu assolto dalla Corte d'Assise di Firenze per insufficienza di prove.
Il processo al clan Amoroso terrà conto anche delle testimonianze di alcuni mafiosi e si concluderà con nove condanne a morte e diverse pene detentive.
Ministro dell’interno era Giovanni Nicotera, spietato nella guerra alla mafia.
Ma il mio corpo non fu mai ritrovato.
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Oggi parlano di me come del primo femminicidio mafioso della storia.
Quante prima di me fecero la stessa fine?
Fu poi un femminicidio al contrario di quelli dei vs. tempi: oggi uccidono le donne perché vogliono lasciare il compagno.
Io fui uccisa perché volevo sposarlo.
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