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per fortuna c'e' una canzone per tutto.

Nov 18, 2021, 8 tweets

Ci fu un tempo in cui non c'erano i selfie.
Né gli autoscatti. Né, ancora, alcuna arte figurativa per un ritratto. Significa forse che non ci fosse quel sentimento, intimo e profondo, che, oltre e prima di ogni volontà artistica, spinge a soddisfare precisi bisogni, tutti molto

umani? Evidentemente no, anche se poi il modo in cui ci relazioniamo all'immagine si declina a seconda dei tempi.

Nel tempo lontano in cui ancora non c'è la pittura, tanto meno la fotografia, vive però un vasaio di Corinto che si chiama Butade, abilissimo, e padre sensibile. Sua

figlia s'è innamorata follemente di un giovane che però a un certo punto decide di partire per non tornare mai più. La ragazza si dispera. Butade soffre nel vederla così distrutta, e allora escogita un modo per aiutarla. Così, la notte prima della partenza dell'amato, lei si reca

nel luogo in cui questi dorme e, alla luce di una fiamma, ne traccia il contorno dall'ombra proiettata sul muro. La mattina seguente lui se ne va, e Butade va a rilevare il profilo del ragazzo tracciato sul muro per ricrearne il simulacro. Lo plasma con l'argilla, lo mette a cuo-

cere nel forno, e così facendo non solo dà origine, secondo il mito, alle arti figurative e al ritratto, ma ne designa il significato più profondo:
l'immagine nasce per colmare un vuoto, per fissare in eterno ciò che tende invece a fuggire. Riempie un'assenza, offrendo consola-

zione. L'assenza e la mancanza sono i sentimenti ancestrali che originano la spinta a riempire quel vuoto, a rimpiazzare qualcosa che non abbiamo [più] con un'immagine. Che sia l'ombra nostra, o l'ombra di un amore, o di qualsiasi altra cosa si desideri, l'immagine è necessaria a

sostituire ciò che non c'è con una "pseudopresenza" che altro non è che "l'indicazione di un'assenza".
E allora forse chiediamoci cosa ci manchi davvero, oggi, perché ci inondiamo di immagini di ogni sorta, perché ci stordiamo così, compulsivamente, in una furia che ha forse poco

di creativo e molto di consolatorio. Cosa ci sfugge che vorremmo trattenere, quale ombra vorremmo rubare? Di cosa abbiamo tanto desiderio?
Se questo da un lato ci dice che non potremo mai fare a meno dell'arte, dall'altro non è arte, credo, l'oppio di ciò di cui ci droghiamo...🙄

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