Mark Twain nel 1867 visita la Palestina. Pubblicherà un libro The Innocents Abroad. Nella sua narrazione usa un tratto cinico, ironico e politically uncorrect.
"Credo che la Palestina sia la regina di tutte le terre dal paesaggio sconsolante".
Dei brani e considerazioni 1/24
Intanto sappiate che nel suo viaggio non incontra alcun palestinese ma solo arabi, ebrei, turchi, cristiani, beduini. Nessun palestinese: questo termine, ad indicare una presunta “nazionalità”, sarà inventato solo un secolo più tardi. 2/n
Quel territorio lo gira tutto con cammelli e cavalli:
"Non esiste un sol villaggio per l’intera sua estensione (la Valle di Jezreel), nessuno per 30 miglia in ogni direzione;
cavalchi per 10 miglia intorno, e non vedi neanche un essere umano".
La sua descrizione è impietosa: 3/n
uno scatolone di sabbia che tutti schifavano fino alla fine del'800, inizio '900. La Palestina era, ed è, solo una "espressione geografica", direbbe il Cancelliere in questo caso con pertinenza, di una regione della Siria che più propriamente si chiamava Siria meridionale. 4/n
"Qui ogni forma è dura, ogni elemento è netto, non c’è prospettiva; la distanza non opera incanti. È una terra impossibile, tetra, disperata".
Il giudizio non cambia nemmeno visitando le città sacre ridotte nella povertà e nell’umiliazione, inabitabili da creatura vivente. 5/n
"Un Paese desolato, il cui suolo è abbastanza ricco, ma è completamente abbandonato alle erbacce.
Un’estensione silente dolente, una desolazione. Per tutta la strada non abbiamo mai visto un essere umano. Già è molto vedere da qualche parte un albero, un cespuglio. 6/n
Persino l’albero dell’ulivo, e il cactus, quei rapidi amici d’un terreno che non val niente, avevano quasi abbandonato il Paese. Di tutte le terre esistenti per scenari tetri, la Palestina dev’esser il principe. Le colline sono sterili e morte; 7/n
le valli, deserti brutti, [abitati] da sciami di mendicanti con malattie e malformazioni orrende. La Palestina è a terra, stracci e cenere, desolata e repellente. La Palestina sta con il saio addosso e il capo coperto di cenere. Su di lei aleggia l’incantesimo di una maledizione
che ne ha fatto avvizzire i campi e ne ha imbrigliato le energie.
Nazaret è desolata; in quel guado del Giordano dal quale gli eserciti di Israele entrarono nella Terra Promessa con canti di gioia si incontra solo uno squallido accampamento di grotteschi beduini del deserto." 9
“Gerico, la maledetta, è oggi una rovina che si sgretola, piatta come il miracolo di Giosué la lasciò più di tremila anni fa; Betlemme e Betania, nella loro povertà e mortificazione, non hanno niente che possa ricordare al visitatore che una volta ebbero il grande onore 10/n
di accogliere il Salvatore; il luogo santo in cui i pastori badarono ai greggi di notte, dove gli angeli cantarono “Pace in terra agli uomini di buona volontà”, non è occupato da alcuna creatura vivente né benedetto da alcun elemento piacevole alla vista." 11/n
La Gerusalemme ottomana era poco più di un villaggio sperduto e dimenticato.
"La stessa Gerusalemme, così rinomata, la città con il nome più maestoso della storia, ha perso tutta la sua antica grandezza ed è diventata un villaggetto da poco; le ricchezze di Salomone non 12/n
suscitano più l’ammirazione delle regine orientali in visita; il tempio meraviglioso che fu l’orgoglio e la gloria di Israele è scomparso e sul luogo in cui, nel giorno più memorabile degli annali del mondo, fu innalzata la Santa Croce, si leva oggi la mezzaluna ottomana." 13/n
È bene notare che Gerusalemme nella storia dell’Islam non ha un carattere sacro e agli occhi dei musulmani è vista come luogo centrale solo quando è controllata dagli “infedeli”, ma, una volta ristabilita la sovranità musulmana, Gerusalemme ricade nell’oblio. 14/n
I conquistatori arabi non si affrettarono a conquistarla (cadde nel 636), e una volta in loro possesso non ne fecero la loro capitale (che stabilirono a Damasco); e neppure una capitale regionale poiché a tale scopo costruirono Ramla, situata non lontano da Gerusalemme. 15/n
Nessuna dinastia musulmana fece diversamente, né Omeyyadi, né Abbasidi, né Ayyubidi, né Mamelucchi, né Ottomani. Nell’immaginario arabo-musulmano Gerusalemme appare centrale non appena è sottratta all’autorità dell’Islam, come nel XII sec. con le crociate e come dal 1948. 16/n
Ma anche Karl Marx che aveva gli ebrei in notevole antipatia, in un articolo su Gerusalemme scritto nel 1854, per il New York Daily Tribune, allora il più importante giornale progressista degli Stati Uniti, scrive:
E Twain continua: "Il celebre mare di Galilea, dove l’ancora e i discepoli del Salvatore navigarono, fu abbandonato molto tempo fa da guerrieri e commercianti, e le sue rive sono oggi un muto deserto; Cafarnao è una rovina informe; a Magdala vivono solo mendicanti arabi; 17/n
Betsaida e Corazin sono sparite dalla faccia della terra e i luoghi deserti che le circondano, dove un tempo migliaia di uomini ascoltarono la voce del Salvatore e mangiarono il pane del miracolo, dormono nel silenzio di una solitudine abitata solo da rapaci e volpi furtive." 18
Un viaggio dunque molto deludente: "La Palestina è desolata e brutta. E perché dovrebbe essere altrimenti? La condanna della divinità può forse rendere bella una terra? La Palestina non è più di questo mondo terreno. È sacra alla poesia e alla tradizione; è terra di sogno". 19/n
Sin qui l’impietosa radiografia della Palestina di un testimone come Mark Twain che potrebbe mettere tutti d'accordo: nel 1867 quel territorio è deserto puro, sono fuggiti anche i cactus.
La proprietà dei terreni è di famiglie arabe latifondiste collegate all'impero ottomano.
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Per veder fiorire la vita, la bellezza, le coltivazioni, il verde, le città, le infrastrutture e l’aumento della popolazione bisognerà attendere la nascita del sionismo e la successiva indipendenza dello Stato di Israele. Ma questo è già stato oggetto di un mio precedente thread:
Consentitemi di chiudere con una considerazione: gli ebrei sanno creare lavoro e civiltà, gli arabi molto meno. A inizio ‘900 con l'aumentare della presenza degli ebrei, sebbene pochi, si crea lavoro e molti arabi da zone limitrofe si spostano in Palestina perchè "c'è vita". 22
E lì c'è ancora l'impero ottomano.
E gli ebrei creano lavoro e gli arabi affuiscono e crescono di numero. È il 1945 e non esiste un popolo palestinese né uno stato palestinese. Esistono arabi che abitano in Palestina. Non esiste uno stato ebraico ma gli ebrei di Palestina . 23
Nel 48 la risoluzione ONU che riconosce agli ebrei il diritto di fondare uno stato di cui determina i confini e riconosce agli arabi che abitano nella regione di palestina lo stesso diritto con altri confini.
Gli arabi non accettano e non creano il loro stato. FINE
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