Nell'ubriacatura di vittorie e sconfitte, si è ragionato poco sull'astensione. In particolare sul trend davvero preoccupante: dai primi dati sulle grandi città, cresce il già enorme divario di partecipazione tra centro e periferia.
Le zone popolari non vanno più a votare?
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Già cinque anni fa i quartieri popolari periferici votavano meno di quelli borghesi, ma il solco si sta aggravando. Un esempio: a Torino nella circoscrizione 1 (Centro-Crocetta) -7% su cinque anni fa, nella 5 e 6 (Barriera di Milano, Borgo Vittoria) - 12%. (2/)
Già alle Politiche 2022 la tendenza era evidente: nei quartieri ricchi l'affluenza teneva, in quelli poveri crollava. Qui la situazione a Roma e Napoli, che avevo raccontato nel numero post-elettorale di Domino. (3/)
Elezioni #Sardegna: se ci basiamo solo sui dati ufficiali (riportati da sito della Regione e dei Comuni), possiamo dire alcune cose.
Analizzando i trend comune per comune rispetto al 2019, emergono essenzialmente tre tendenze (1/)
La prima: c'è un netto trend pro-Todde rispetto al 2019. Molto visibile a Sassari e Cagliari, meno a Nuoro e Oristano. (2/)
La seconda: non sappiamo, al momento, se questo trend sarà sufficiente a Alessandra Todde per vincere.
Perché? Perché nel 2019 il centrodestra vinse di 15 punti: il centrosinistra ha quindi molto da recuperare rispetto a 5 anni fa (3/)
Roma, quartiere Primavalle, 16 aprile 1973. In via Bernardo da Bibbiena abita Mario Mattei, un ex netturbino che è segretario della sezione locale dell'MSI, il Movimento Sociale. (1/)
Poco dopo le tre di notte tre militanti di Potere Operaio, un'organizzazione di stampo comunista extraparlamentare, versano una tanica di benzina sulla porta di casa di Mattei. Hanno in mente un atto dimostrativo, diranno. (2/)
Sta di fatto che scoppia un incendio, l'appartamento viene avvolto dal fuoco. Muoiono due dei figli di Mario Mattei: Virgilio, 22 anni, e il fratello Stefano, un bambino di 8 anni. Rimangono intrappolati tra le fiamme. (3/)
Avrete visto il sondaggio Twitter di @elonmusk su Trump.
Ha raccolto già oltre 8 milioni di voti. Un'enormità. Tanto che in molti pensano: "beh, con così tante risposte questo sondaggio è significativo".
Ne siamo sicuri? (1/)
Anche sondaggi con campioni enormi possono essere totalmente sballati, se il campione non è rappresentativo.
Uno studio uscito l'anno scorso su @Nature ci aiuta a capire perché. (2/)
Sondaggi con campioni giganteschi ma non rappresentativi sono *enormemente meno precisi* di sondaggi su campioni 'piccoli' (1.000, 2.000, 10.000 casi) ma costruiti scientificamente. (3/)
I sondaggi hanno avuto errori? Sì, certo, ed è normale che abbiano un margine d'errore, ne abbiamo parlato fino alla nausea nelle settimane scorse.
Però: davano Biden +8 nazionale e probabilmente finirà con +5/+6.
(continua)
Davano contendibili AZ, GA, NC, TX, FL e sono tutti contendibili (meno il TX), tanto che in Arizona ha vinto Biden, primo democratico dopo decenni.
(continua)
L'errore più rilevante - ma è presto - sembra essere, ancora, una sottostima di Trump nel Midwest. Ma è perfettamente plausibile che di qui a qualche giorno (anche qui, tempi previsti) Biden risulti vincitore in Michigan, Wisconsin e forse anche Pennsylvania.
La campagna di @AOC è tra le più belle degli ultimi anni. È forte, moderna, evocativa. È un caso fortunato di intreccio tra creatività e strategia politica. Vediamo perché.
Intanto, i colori. Non sono i tradizionali rosso-e-blu della comunicazione politica americana (che sono poi i rosso-e-blu della bandiera). La scelta di una 'palette' con tonalità del viola e del giallo-oro trasmette subito un'idea di 'diversità' quasi rivoluzionaria.
C'era una versione a fondo blu e una a fondo giallo, ma quella a fondo giallo entusiasmò subito i volontari e la stessa AOC, come ricorda Scott Starrett dell'agenzia di comunicazione @tandemnyc in quest'intervista.