oggi, nel 1791, ad Haiti iniziava la rivolta degli/lle schiave che avrebbe condotto all'abolizione della schiavitù. Oltre a Toussaint Louverture e Jean-Jacques Dessalines (sempre grazie!) voglio ricordare le donne che vi presero parte:
Cecile Fatiman, schiava e mambo (sacerdotessa vodoo), che dirige la cerimonia che dà inizio alla rivolta a Bois Caiman, insieme al più ricordato Dutty Boukman
Dédée Bazile, detta Défilée-la-folle, in seguito alle ripetute violenze sessuali subite nella sua vita in schiavitù.
Nella rivoluzione si unisce alle forze di Dessalines. Quando Dessalines viene assasinato ne raccoglierà i pezzi del corpo sfidando il divieto a seppellirlo
Marie-Jeanne Lamartiniére, soldatessa nelle file di Louverture, conduce le truppe nella battaglia di Crête-à-Pierrot.
Ricordata per la sua abilità come cecchina.
Sanité Bélair tenente nelle forze di Louverture.Catturata insieme al marito, di cui viene costretta a guardare la fucilazione,mentre lei chiede di non essere bendata quando sarà il suo turno
Unica donna a essere rappresentata sulle banconote per il bicentenario dell'indipendenza
Victoria "Toya" Montou, anche lei comandante, ma nelle forze di Dessalines.
alla sua morte riceverà i funerali di stato
queste sono solo alcune delle donne che hanno combattuto nella rivoluzione. Le donne sono state talmente tante che inizialmente i francesi avevano pensato di riservare loro delle punzioni diverse dagli uomini, ma dovettero desistere visto il numero
come spesso accade, purtroppo, questa partecipazione massiccia non portò a grandi conquiste per le donne, che si videro imporre una costituzione patriarcale e paternalista, che le cita solo come madri e mogli
anche se la costituzione del 1805 rimane il più grande disvelamento della presunta universalità della fratellanza (bianca) proclamando tutti i cittadini di Haiti neri:
articolo 14
"Toute acception de couleur parmi les enfants d'une seule et même famille, dont le chef de l'État est le père, devant nécessairement cesser, les Haïtiens ne seront désormais connus que sous la dénomination génériques de Noirs"
ma non dimentichiamo che in Francia le donne nella costituzione del 1791 vengono escluse dall'attività politica e nel 1793 vengono chiusi tutti i club femminili che erano stati creati dopo quel divieto
(feminist killjoy sempre, ma rimane la grandezza delle gesta delle donne haitiane - e francesi, e di ogni luogo in cui hanno fatto rivoluzioni per poi sentirsi dire "tornate a casa, ora")
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Siamo in un momento storico in cui il diritto all'aborto è allo stesso tempo sotto attacco feroce e oggetto di lotte ugualmente forti. Si tratta di un tema centrale per parlare di autodeterminazione, sul proprio corpo e sulla propria vita, e di presente e futuro.
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E mi sono chiesta come i programmi elettorali affrontassero il tema #aborto. Al di là di quello che quei partiti fanno o hanno fatto, ma proprio come intenzioni programmatiche. Credo sia una buona cartina di tornasole per leggere in generale il rapporto di quei partiti col mondo>
Inizio, per promemoria mio, scusate se vi ammorbo >
“Mill indica la via più semplice e sicura per giungere a una conoscenza della donna che non sia, come spesso è, il riflesso della visione che l'uomo ha di lei: cioè quella di chiederlo direttamente all'interessata. >
Ma acutamente osserva che condizione essenziale perché la donna accetti di parlare di sé, di descriversi, di esporsi, è che non si senta subordinata ma uguale. Non può esistere un colloquio autentico tra persone che stiano tra loro in posizione da dominante a dominato, >
occorre che si sentano pari. Così anche l'uomo, per ascoltare quello che la donna ha da dire su se stessa, deve sentirla uguale a sé. >
Alla Mangiagalli di Milano e in alcuni ospedali di Roma (qui tutte le info grazie a Pro-choice rica instagram.com/p/Cf_X9WgK9cx/) è possibile abortire in regime ambulatoriale, recependo le direttive OMS.
Cosa vuol dire?
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L’aborto farmacologico avviene assumendo due farmaci a distanza di 48 ore.
In regime ambulatoriale ci si reca in consultorio/ospedale per la somministrazione del primo farmaco e le istruzioni per prendere il secondo, in autonomia, a casa o dove si vuole, con chi si vuole >
È una procedura sicura e che dà autonomia alle donne e alle persone che abortiscono e per questo è molto osteggiata da quei medici che vogliono mantenere il loro potere (potere accresciuto dall’infantilizzazione di chi abortisce presente nella 194) >
nota a margine su alpini, denunce e molestie:
la ricerca ossessiva della denuncia fatta ufficialmente non svela solo ignoranza di quanto sia difficile denunciare (e non parliamo di quando sono coinvolte forze dell'ordine o militari) e di quali effetti abbia (e non abbia) >
> ma svela anche la volontà di poter indicare un colpevole, un episodio, di trasformare le molestie singoli momenti particolari che coinvolgono persone specifiche che compiono atti specifici e documentabili. La volontà, insomma, di trovare chi è stato e poterlo additare >
> e invece quello che i racconti di questa adunata (ma anche tutti i racconti di molestie e violenze nello spazio pubblico) mettono in luce è come il colpevole, se proprio si deve trovarne uno, sia proprio il soggetto collettivo, il gruppo, il mucchio >
La violenza sessuale nello spazio pubblico commessa da estranei è rara rispetto a quella commessa da persone che si conoscono.
Gli ultimi dati Istat (2014) dicono che gli stupri vengono commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici.
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> eppure è quella che genera sempre più reazioni.
Da un lato perchè permette di gridare retoricamente all’eccezione e all’emergenza. Di guardare agli stupratori come altro da “noi”, per provenienza, classe sociale, religione, uso di alcool o sostanze e così via >
> dall’altro lato la violenza commessa da estranei viene più facilmente riconosciuta come violenza, mantre quando è commessa da persone con cui si è in relazione entra più spesso in gioco l’idea che vi siano zone grigie, fraintendimenti, colpe di chi subisce e così via >
mentre si discute molto di stupro, faccio notare sommessamente che la violenza sessuale in Italia è reato contro la persona soltanto dal 1996.
Prima si trattava di un reato contro la morale (o contro la famiglia nel caso di violenza su minori) >
> pensare lo stupro come reato contro la morale significa subordinare la volontà della donna che subisce la violenza al "buon costume" della società.
Per questo fino al 1981 era previsto il matrimonio riparatore, che cancellava l'offesa alla morale >
> (e ricordo che riconoscere gli stupri dentro al matrimonio è ancora difficilissimo) >