un thread banalotto: l’azione politica basata sul consenso immediato è uno dei più grossi problemi dell'italia degli ultimi anni, ed è una cosa che peraltro ci distingue da diverse democrazie occidentali governate dal populismo di destra (non tutte, diverse)
rispondere a uno dei fenomeni più importanti di questo decennio agitando il dito a un singolo peschereccio con poche decine di persone a bordo, riforme del welfare pensate per scadere un paio di anni dopo, gli esempi li sappiamo
valutare i politici sull’unico parametro della crescita nei consensi è una conseguenza o una causa di questo modo di agire dei partiti? secondo me più la seconda
questo tipo di valutazione, quella sui consensi, è maggioritaria nell’analisi politica quotidiana, su twitter e sui giornali. è addirittura rivendicata e spesso esclude totalmente riflessioni di respiro più ampio, che rimangono relegate a nicchie
ma anche volendo assecondare a questa avvilente visione della politica come pura arte della campagna elettorale, parliamo del paese in cui le due più grosse macchine da consenso viste negli anni pre-salvini sono crollate nel giro di anni o addirittura mesi
e qui c’è il paradosso: non è che giudicare i politici soltanto sul consenso è un tipo di analisi talmente povera che ci dice in realtà poche cose anche su quello stesso consenso, sulla sua solidità, sulla sua natura?
proposta finale da tizio seduto al fondo all’assemblea d'istituto: forse ripulendo un po’ il dibattito dalle argomentazioni “dal 3 al 34%” e tornando a parlare di politica ci torna in mente cosa l’avevamo inventata a fare. magari non torna in mente a luca morisi, ma intanto
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