Franco Basaglia, medico psichiatra, aveva avviato la sua esperienza professionale attorno agli anni Settanta, quando avvenivano quei cambiamenti sociali, politici e istituzionali che offrivano occasione di rinnovamento e ripensamento anche all'interno del campo psichiatrico.
>
>
La sua formazione e la sua professione, in questo senso, furono profondamente influenzate dai movimenti di de-istituzionalizzazione psichiatrica.
>
>
Proprio quel clima di cambiamento ed innovazione, consentì a Basaglia di intravedere, una volta diventato Direttore nel manicomio di Gorizia nel 1961, l'intollerabilità dell'istituzione manicomiale rispetto a fini di cura e di considerazione della dignità dei pazienti.
>
>
Durante un viaggio in Scozia, Basaglia rimase colpito dal modello di comunità terapeutica ideata e realizzata dallo psichiatra Maxwell Jones.
>
>
Un modello di comunità in cui l'ambiente sociale era considerato un fondamentale fattore nel decorso della malattia mentale e in cui grande importanza era data all'interazione dialogica coi pazienti.
>
>
Una volta tornato in Italia, Basaglia provò ad introdurre a Gorizia una serie di cambiamenti con lo scopo di trasformare l'istituzione manicomiale in un modello differente, che non utilizzava né contenzioni fisiche per i pazienti né terapie basate sull'elettroshock.
>
>
La considerazione dei pazienti malati e della loro dignità mutò radicalmente: cominciarono ad essere interpellati, anche attraverso l'istituzione di assemblee di confronto tra pazienti e personale.
>
>
Basaglia cercò di far sì che il manicomio non restasse un'istituzione rigidamente separata dal mondo esterno: gite e attività laboratoriali costituirono l'occasione per avvicinare i pazienti e quanto stava oltre le porte dell'ospedale.
>
>
Grazie alla diffusione del suo lavoro in altri manicomi italiani, nel 1978 Basaglia riuscì a dar vita ad una nuova Legge relativa all'assistenza psichiatrica: la legge 180 o detta comunemente "Legge Basaglia", che modificò fortemente il sistema di cura della malattia mentale.
>
>
Venne così abrogata la Legge manicomiale del 1904 e il settore psichiatrico poté essere inserito nell'assistenza sanitaria nazionale. Le istituzioni manicomiali vennero abolite e i presidi psichiatrici vennero posti sul territorio nelle nuove Unità Sanitarie Locali.
>
>
Oltre che un'innovazione sul piano legislativo, la Legge portava novità anche per la società stessa, dal momento che il cambiamento proposto richiedeva un nuovo modo di concepire e rappresentare la malattia mentale.
>
>
Oltre ai servizi erogati all'interno dell'istituzione ospedaliera, venne progettata una rete di servizi territoriali, basata su una logica psico-socio-educativa che puntava alla riabilitazione degli utenti. Si aprirono così consultori, comunità e centri semi-residenziali.
>
>
Tutti questi cambiamenti, che hanno coinvolto il piano sanitario, sociale e legislativo, hanno permesso di allargare i significati del termine "psichiatria", in origine fortemente centrato sull'idea della patologia, andando verso il concetto di "salute mentale".
>
>
Il lavoro di Basaglia e la Legge 180 portarono ad un profondo ripensamento della malattia mentale, ponendo l'attenzione sul legame esistenziale che intercorre tra la vita e la salute della mente.
>
>
Si inizia così a pensare la malattia mentale come connessa alla storia esistenziale e formativa del soggetto, aprendo lo spazio ad una stretta collaborazione tra la psichiatria e altre discipline, quali la pedagogia, la psicologia e la filosofia.
>
>
Sulla base di questi presupposti è stato così possibile impostare un sistema psichiatrico focalizzato sul concetto di "salute mentale", costruito non solo sulla dimensione patologica e medica della malattia mentale, ma soprattutto sul legame tra vita e salute della mente.
>
>
La storia di vita dei pazienti diventa un tassello imprescindibile per un percorso sia di prevenzione del disagio, sia di mantenimento di un buon livello di benessere. La salute mentale ora riguarda tutte le persone, non solo coloro a cui è stato riconosciuta una malattia.
>
>
Grazie all'immenso lavoro di Basaglia e alla Legge che prende il suo nome, si restituì dignità alla malattia mentale, non considerando più il paziente come un oggetto da "aggiustare", ma come una persona da accogliere, ascoltare e comprendere, e non da recludere o da nascondere.
