"La sinistra che sta sempre lì col bilancino garantista e pacifista a dispensare lezioni sul mondo mi ha rotto il cazzo, se questo mondo mette in conto la possibilità di ammazzarmi". #WillyMonteiroDuarte#GiustiziaperWilly
E occhi aperti sul processo, perché come abbiamo già visto con l'omicidio di Ciro Esposito a Roma prima della finale di Coppa Italia, gente come Daniele De Santis o la cricca di Colleferro trova sempre una certa indulgenza lungo il cammino.
Non serve il vostro buonismo catto-comunista a estendere l'area delle impunità.
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«Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l’ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c’era ancora, ma quando l’hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: Guarda come dormono bene queste due».👇
Così Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo.
Angelo Izzo, che insieme a Gianni Guido e Andrea Ghira nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 violentò per 36 ore Donatella Colasanti e Rosaria Lopez che morì per le conseguenze di quelle violenze👇
dopo la condanna fu inserito in un programma di recupero e, in regime di semilibertà, ha ucciso di nuovo: una madre e una figlia. Gianni Guido dopo la condanna all'ergastolo ebbe uno sconto di pena, si rese protagonista di varie fughe all'estero👇
«Avevo un figlio, Valerio, che riempiva la nostra vita e me lo hanno ammazzato. È caduto sul divano in quell’angolo, aveva la testa dove adesso c’è quel gattino di pezza. Sono stati i fascisti, forse per vendetta, perché Valerio faceva parte di Autonomia,
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o forse per paura. Valerio era un loro nemico giurato, stava raccogliendo un dossier sui fascisti del quartiere, chissà? Ma da quel giorno viviamo con uno scopo, scoprire la verità su nostro figlio.
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Dare un nome ai tre assassini che ce l’hanno ucciso davanti agli occhi. Se la sua morte rimarrà un mistero, mio figlio sarebbe ucciso per la seconda volta».
Sardo Verbano, papà di Valerio
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Nicola Gratteri, più di 35 anni sotto scorta, una vita blindata, sacrificata allo stato, ha fatto benissimo a non andare all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
salvini, che parlò di magistratura "cancro da estirpare"
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si permette di giudicare "irrispettosi" i magistrati che non vogliono ascoltare i rappresentanti del governo che li insultano e li attaccano ogni giorno.
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Ricordo che i magistrati che si sono occupati del caso Open Arms sono finiti sotto scorta a causa delle minacce ricevute, istigate dalla destra.
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Senza le intercettazioni la squadra mobile non sarebbe mai venuta a conoscenza delle minacce a Salvo Palazzolo e non sarebbe scattato il provvedimento di tutela al giornalista ma Nordio, che ha sempre detto che "i mafiosi non parlano al telefono"
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anche l'altro ieri nella sua intemerata sulla giustizia ha attaccato le intercettazioni dicendo che costano milioni ai contribuenti, senza dire che le intercettazioni hanno avuto spesso ottimi risultati, più importanti del loro costo.
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Come ha spiegato Gratteri in più di un'occasione nel 2023 alla procura di Napoli cinque milioni di euro spesi per le intercettazioni hanno consentito allo stato di recuperarne seicento.
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Tina Merlin, giornalista, aveva scritto una trentina di articoli per denunciare i pericoli della diga del #Vajont ma non solo non fu ascoltata, 1)
fu denunciata ai carabinieri per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico".
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Portata a processo fu assolta con formula piena e le toccò subire anche gli insulti e la derisione da signorini grandi firme del calibro di Montanelli e Buzzati che dalle pagine del Corriere della Sera la definivano “Cassandra del Vajont” e parlavano di disastro naturale.
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«L'abbiamo bastonato di brutto per mezz'ora».
«Si è ammazzato così, da solo, dovete dire che qui era da solo».
«Oh, nessuno degli altri deve sapere di questa cosa».
E, in sottofondo, le risate dei poliziotti. 1)
Il #25settembre 2005 moriva Federico Aldrovandi, ucciso di botte durante un fermo da quattro agenti di polizia, condannati successivamente ad una pena ridicola per "eccesso colposo in omicidio colposo", un reato praticamente inventato per alleggerire le loro responsabilità.
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I quattro, condannati a tre anni e sei mesi, tanto vale la vita di un ragazzo di diciotto anni per la giustizia italiana hanno potuto usufruire dell'indulto, del decreto svuota carceri e non hanno perso nemmeno il posto di lavoro.
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