#23settembre - #GiancarloSiani - La verità non è mai andata di moda in questo paese.
Va negoziata ma più che altro negata.
Chi tocca i fili del potere che spesso s'intrecciano con quelli delle mafie, muore. /1
Oggi i giornalisti in Italia non si ammazzano più, quelli che credono ancora che il giornalismo sia un servizio necessario per i cittadini e la democrazia semplicemente vengono messi dalla parte del torto dal potere politico e anche da gente che fa lo stesso mestiere. /2
Quei pochi che lavorano per la verità disegnati come per sovversivi e, grazie ai conflitti di interesse di chi manovra potere e informazione la "verità" passa per le voci e le penne di chi parla e scrive sotto dettatura, stando ben attento a non disturbare i padroni del vapore /3
Giancarlo Siani è morto il 23 settembre 1985 a 26 anni, ammazzato dalla camorra perché voleva fare il giornalista, non l'impiegato al servizio del potere.
Per trovare i suoi assassini lo stato ha impiegato dodici anni. /end
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«Avevo un figlio, Valerio, che riempiva la nostra vita e me lo hanno ammazzato. È caduto sul divano in quell’angolo, aveva la testa dove adesso c’è quel gattino di pezza. Sono stati i fascisti, forse per vendetta, perché Valerio faceva parte di Autonomia,
1)
o forse per paura. Valerio era un loro nemico giurato, stava raccogliendo un dossier sui fascisti del quartiere, chissà? Ma da quel giorno viviamo con uno scopo, scoprire la verità su nostro figlio.
2)
Dare un nome ai tre assassini che ce l’hanno ucciso davanti agli occhi. Se la sua morte rimarrà un mistero, mio figlio sarebbe ucciso per la seconda volta».
Sardo Verbano, papà di Valerio
3)
Nicola Gratteri, più di 35 anni sotto scorta, una vita blindata, sacrificata allo stato, ha fatto benissimo a non andare all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
salvini, che parlò di magistratura "cancro da estirpare"
1)
si permette di giudicare "irrispettosi" i magistrati che non vogliono ascoltare i rappresentanti del governo che li insultano e li attaccano ogni giorno.
2)
Ricordo che i magistrati che si sono occupati del caso Open Arms sono finiti sotto scorta a causa delle minacce ricevute, istigate dalla destra.
3)
Senza le intercettazioni la squadra mobile non sarebbe mai venuta a conoscenza delle minacce a Salvo Palazzolo e non sarebbe scattato il provvedimento di tutela al giornalista ma Nordio, che ha sempre detto che "i mafiosi non parlano al telefono"
1)
anche l'altro ieri nella sua intemerata sulla giustizia ha attaccato le intercettazioni dicendo che costano milioni ai contribuenti, senza dire che le intercettazioni hanno avuto spesso ottimi risultati, più importanti del loro costo.
2)
Come ha spiegato Gratteri in più di un'occasione nel 2023 alla procura di Napoli cinque milioni di euro spesi per le intercettazioni hanno consentito allo stato di recuperarne seicento.
3)
Tina Merlin, giornalista, aveva scritto una trentina di articoli per denunciare i pericoli della diga del #Vajont ma non solo non fu ascoltata, 1)
fu denunciata ai carabinieri per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico".
2)
Portata a processo fu assolta con formula piena e le toccò subire anche gli insulti e la derisione da signorini grandi firme del calibro di Montanelli e Buzzati che dalle pagine del Corriere della Sera la definivano “Cassandra del Vajont” e parlavano di disastro naturale.
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«L'abbiamo bastonato di brutto per mezz'ora».
«Si è ammazzato così, da solo, dovete dire che qui era da solo».
«Oh, nessuno degli altri deve sapere di questa cosa».
E, in sottofondo, le risate dei poliziotti. 1)
Il #25settembre 2005 moriva Federico Aldrovandi, ucciso di botte durante un fermo da quattro agenti di polizia, condannati successivamente ad una pena ridicola per "eccesso colposo in omicidio colposo", un reato praticamente inventato per alleggerire le loro responsabilità.
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I quattro, condannati a tre anni e sei mesi, tanto vale la vita di un ragazzo di diciotto anni per la giustizia italiana hanno potuto usufruire dell'indulto, del decreto svuota carceri e non hanno perso nemmeno il posto di lavoro.
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A novembre 2020 renzi mentì in commissione di inchiesta quando disse di aver saputo della scomparsa di Giulio Regeni il 31 gennaio 2016, a dirlo è un documento mostrato in esclusiva da Report redatto dall'ambasciatore Massari che porta la data del 28 gennaio:
1)
ieri renzi al processo ha ripetuto di nuovo la stessa cosa.
Il 3 febbraio 2016, lo stesso giorno in cui fu ritrovato il corpo martoriato di Giulio l'allora ministra Guidi era in missione proprio in Egitto perché bisognava siglare un accordo con l'Eni.
2)
Ecco perché né palazzo Chigi, né la Farnesina e nemmeno la stampa internazionale volevano occuparsi del caso di Giulio Regeni: per non disturbare gli affari.
3)