“Novanta giorni. Ventotto interrogatori. E #AngeloJoppi ha taciuto.Egli ci descrive gli strumenti di tortura, che gli venivano mostrati prima (« con questo parlerai ». gli dicevano) per fiaccare la sua resistenza. Oltre ai mazzuoli, alle verghe, alle lampade, v'erano una sedia 1
con supporti d'acciaio taglienti a cui robuste cinghie facevano aderire il corpo; un cavalletto a forma di sgabello con fili di acciaio che si conficcavano nelle mani e nelle ginocchia e infine bracciali con borchie che straziavano le carni, Il boia era un ex boxeur.”2
#AngeloJoppi#Viterbo 4 gennaio 1904, #Roma 1° ottobre 1984, sottufficiale dei #Carabinieri, Medaglia d'oro al valor militare.
Nel carcere di Via Tasso, è sottoposto a terribili torture, che non valgono a piegarlo e a fargli rivelare ciò che sapeva sulla #BandaCaruso.
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“Fu all'epoca di accerchiamento di #Macallè che il comando italiano, temendo una disfatta, applicò il procedimento che ho il dovere di denunciare al mondo. Dei diffusori furono istallati a bordo degli aerei in modo da vaporizzare, su vaste distese di territorio..1
una sottile pioggia micidiale. A gruppi di nove, di quindici, di diciotto, gli aerei si succedevano in modo che la nebbia emessa da ciascuno formasse una coltre continua. Fu così che, a partire dalla fine di gennaio 1936, i soldati, le donne, i bambini, il bestiame, i fiumi, 2
i laghi, i pascoli, furono di continuo spruzzati con questa pioggia mortale. Per uccidere sistematicamente gli esseri viventi, per avvelenare le acque e i pascoli, il comando italiano fece passare e ripassare gli aerei. Questo fu il suo principale metodo di guerra."3
"Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un'altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere 1
e urlare, poi silenzio all'improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. Mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po',
e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: "Questa non vuole proprio morire", e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l'ho fatto.
“Dopo aver razziato il loro bestiame, distrutti i raccolti agricoli e saccheggiato tutte le case, i militari bulgari appiccarono il fuoco alla quasi totalità delle abitazioni, in numerose delle quali erano stati rinchiusi gli abitanti che pertanto vi morirono bruciati vivi. 1/3
Contemporaneamente i carnefici diedero sfogo ai loro istinti più bassi: tagliarono teste con l’uso di seghe a mano; crocifissero persone a testa in giù ad alberi; ne fecero morire alcune per dissanguamento dopo averle legate a sedie ed averle scorticate; 2/3
fratturarono con martelli e mazze gli arti dei bambini, lasciandoli ai bordi delle strade; squarciarono i ventri di alcune donne incinte, uccidendole ed estraendone i feti, fatti oggetti di tiro a segno dopo averli gettati in aria;3
Il #26settembre 1944 a #BassanodelGrappa, furono impiccati 31 giovani patrioti, arrestati nei giorni precedenti. Furono caricati su un camion, con le mani legate con il fil di ferro dietro la schiena e un cartello al collo (“Bandito”).1
Un giovane milite fascista metteva al collo del prigioniero un cappio fatto con un cavo telefonico, fissato all’albero del Viale principale di #BassanodelGrappa. Una brusca accelerata e il partigiano rimaneva appeso all’albero.2
31 fermate, 31 cappi con il filo del telefono, 31 accelerate. E i corpi lasciati per 22 ore appesi, tra i lazzi e le offese dei fascisti ragazzini.
Ancora più cruda fu l'ultima operazione che venne effettuata a chi non era ancora morto:3