25 anni fa, il 31 marzo 1996, Felice Centofanti segnava il suo unico gol in carriera con la maglia dell'Inter. Ma oggi le giovani generazioni si chiedono: chi era Felice Centofanti, e cosa ci faceva all'Inter? A questo punto è opportuno un THREAD.
Nato a Teramo, Centofanti si rivela nel 1991-92 al Palermo, dove segna 8 gol in serie B in una sola stagione, amatissimo dal pubblico della Favorita (malgrado la retrocessione in C1 a fine anno) per il look da spadaccino, le sgroppate sulla sinistra e il gran tiro dalla distanza.
Nel 1992-93 lo compra l'Ancona neopromosso e lui entra nella piccola storia della serie A per il fondamentale contributo a questa rete da cartone animato del Condor Agostini in un Genoa-Ancona 4-4 del 3 ottobre 1992, il giorno in cui in serie A furono segnati 48 gol in 9 partite.
Dopo due anni in B con l'Ancona, torna a sorpresa in serie A su espressa richiesta del tecnico dell'Inter Ottavio Bianchi, che lo inquadra come terzino sinistro, riserva del formidabile Roberto Carlos appena acquistato dal Palmeiras.
Il 95-96 è anche il primo torneo con i numeri personalizzati e Centofanti (qui a Highbury contro l'ex Bergkamp) non passa inosservato: sceglie la 9 e diventa l'unico non-centravanti della storia dell'Inter a portare il numero che sarà di Ronaldo, Icardi, Crespo, Eto'o, Lukaku...
Però Ottavio Bianchi dura poco: la sciagurata eliminazione in Coppa UEFA col Lugano fa calare la mannaia. Il debutto in A di Centofanti avviene la partita successiva, nell'interregno di Luisito Suarez che lo fa entrare proprio al posto di Roberto Carlos.
Arriva Hodgson e soprattutto, al mercato di novembre, arriva il famoso Pistone dal Vicenza, che restringe ulteriormente gli spazi a sinistra. Per l'esordio da titolare Centofanti deve aspettare febbraio, un Inter-Atalanta in cui sfiora un gol assurdo solo al pensiero.
Com'è noto, Hodgson non ha grandissima considerazione di Roberto Carlos, tanto da panchinarlo e preferirgli Centofanti addirittura nel derby. Che l'Inter vince 1-0, con un gol di Marco Branca che nasce proprio da una punizione di Centofanti.
Nella ripresa esce Centofanti ed entra Roberto Carlos: è mai esistita una sostituzione più lisergica nella storia dell'Internazionale?
I tempi sono maturi per il primo gol, che arriva tre settimane dopo in casa contro la Fiorentina, quando Hodgson lo schiera esterno di sinistro di centrocampo. Grande gioia, ma finale amaro: i viola rimonteranno vincendo 2-1 con reti di Cois e Padalino.
Avrete intuito che non è una grande Inter, che concluderà l'anno con un misero settimo posto. Eppure (o proprio per questo) Centofanti è un piccolo idolo di San Siro: sul Corriere, Giancarlo Padovan inquadra un po' brutalmente la questione.
A fine stagione Hodgson prenderà la singolare decisione di puntare su Pistone e liberarsi di Roberto Carlos e Centofanti, che si accaserà così in serie B al Genoa, dove diventerà subito capitano e riempirà subito le cronache con nuove e mirabolanti avventure (tipo questa).
POSTILLA: 25 anni dopo il ricordo di Centofanti è ancora vivo in tutti gli interisti di buona volontà. Recentemente se n'è fatto portavoce, per esempio, @alecsvilla su InterTV.
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Che succede? Che si avvicina #Sanremo2024 e allora, come ogni anno, il consueto MEGA-THREAD sanremese con la top 30 delle mie canzoni preferite dei Festival di cui ho memoria (quindi, a spanne, dal 1989 a oggi).
30) "Cosa resterà (degli anni '80)" (Raf, 1989). "Anni ballando ballando/Reagan Gorbaciov", nove mesi prima della caduta del Muro. La giacca rossa di Raf a Sanremo 1989 è uno dei miei primi ricordi in assoluto, non solo in tv, insieme ai testi del Festival su Sorrisi & Canzoni.
29) "Lasciarsi un giorno a Roma" (Niccolò Fabi, 1998). "Il pavimento/del paradiso sei per me". L'energia del romano Niccolò Fabi, indie prima che il termine non esistesse ancora, vestito come uno studente di liceo invitato a un compleanno.
Stasera a Celtic Park l'Atletico Madrid indosserà una divisa speciale, maglia rossa e calzoncini blu, per celebrare Celtic-Atletico 0-0, semifinale d'andata di CoppaCampioni 1973-74: la dimostrazione che il calcio "di una volta" non era così bello come lo si dipinge oggi.
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A riassumere le scorrettezze di quella partita basterebbe il tabellino: tredici cartellini estratti dall'arbitro turco Babacan, dodici dei quali ai danni dell'Atletico. Ma le immagini televisive renderanno ancora meglio la brutalità di Celtic-Atletico 1974.
L'Atletico era allenato dall'argentino Juan Carlos Lorenzo, ex tecnico della Lazio (dove sarebbe tornato negli anni 80) e santone del calcio sudamericano: per esempio, era il ct dell'Argentina che ai Mondiali 1966 aveva scioccato l'Europa per lo stile di gioco "machiavellico".
6 anni dopo aver spedito in rete un pallone che gli era valso il Premio Puskas, Olivier #Giroud ha cambiato consonante e ha soffiato palla a Puscas. Viaggio nel pazzo mondo dei portieri casuali di Serie A, a cominciare dall'unica volta che era capitata al Milan... 100 anni fa!
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Accadde 100 anni fa, il 4 novembre 1923: un Milan-Pro Vercelli 1-3 in cui il portiere Midali fu espulso al 72' per "un atto di giustizia sommaria" secondo la Gazzetta. Le sostituzioni non esistevano: in porta andò il difensore Rinaldo Bronzini, che riuscì a non prendere gol.
Singolare quel che accadde in Milan-Bologna del 28 febbraio 1982, quando Rosario Lo Bello (non ancora famigerato presso i milanisti) espulse Piotti per una scaramuccia con Franco Colomba, ma con democristiana prontezza fischiò la fine della partita subito dopo.
"Nervi saldi, cervello fresco e grandi gambe". 25 anni fa, il #27luglio 1998, sul Col du Galibier, il tormento e l'estasi di Marco Pantani (anzi PAN-TA-NI, come scandiva immancabilmente Adriano De Zan): chi c'era, non potrà mai dimenticare.
Partito con un ritardo di 3'01" dalla maglia gialla Ullrich, a 47 km dal traguardo Pantani inizia a "sentire le voci", come ha scritto quella mattina Gianni Mura su Repubblica. Prende atto che Ullrich non lo segue, aspetta per un po' Leblanc ma poi molla anche lui al suo destino.
La Grenoble-Les Deux Alpes diventa presto un calvario per Ullrich, che ancora arranca sul Galibier quando Pantani ha già scollinato ed è in discesa - con un unico brivido quando pensiamo che sia caduto ancora, e invece sta solo indossando la mantellina offerta da Orlando Maini.
Un anno ai Giochi di Parigi che inizieranno il #26luglio 2024. E allora THREAD ispirazionale con i 30 momenti olimpici più belli della nostra vita (o perlomeno da Seul 1988 in poi). Bonus track: l'ultimo dei tre podi tricolore della storia, conquistato dalle fiorettiste a Londra.
30) Nell'inferno di Sant Sadurnì d'Anoia lo sprint di Fabio Casartelli sull'olandese Dekker e il lettone Ozols a Barcellona 1992, nell'ultima edizione olimpica in cui il ciclismo era ancora limitato ai dilettanti.
29) Atene 2004, l'unico oro femminile conquistato negli sport di squadra: il Setterosa di Pierluigi Formiconi, Melania Grego, Tania Di Mario, che risale dalla buca di un -2 nei supplementari contro le padrone di casa, com'era riuscito ai maschi dodici anni prima.
25 anni fa, il #30giugno 1998, andò in scena una delle più grandi partite della storia dei Mondiali e contemporaneamente uno dei momenti più tragici della storia del giornalismo sportivo, per giunta sulla BBC, ad opera di Brian Moore e Kevin Keegan. Ma andiamo con ordine.
La partita in questione è Argentina-Inghilterra, ottavi Francia 1998, stadio Geoffroy-Guichard di Saint Etienne. Una partita che vive di momenti di grande cult, come il celebre assolo del Wonder Boy Michael Owen che, nell'estasi del momento, a molti inglesi ricordò Maradona.
L'Argentina arpiona il pareggio a fine primo tempo con questo geniale schema su calcio piazzato dal limite: tutti si aspettano la parabola di Veron o la stangata di Batistuta, invece...