30 anni fa, il #19maggio 1991, il giorno più bello della storia di un club e di una tifoseria, l'ultimo campionato vinto in una città con meno di 800mila abitanti, l'ultimo scudetto vinto da un calcio a conduzione familiare: mega-THREAD in trenta capitoli sulla #sampdoro 90-91!
Si parte con uno dei tanti unsung heroes della stagione blucerchiata: Giovanni Invernizzi da Como, mediano e jolly del centrocampo che risolve lo spinoso match contro il Cesena di Lippi alla prima giornata - qui l'annuncio del gol di Emanuele Dotto da Marassi.
La Samp parte piano, infila tre 0-0 consecutivi in trasferta, soffre l'assenza di Vialli uscito a pezzi da Italia '90, ma non perde mai. Anzi: alla 7^ giornata vince in casa dei campioni d'Europa con una gran combinazione volante Cerezo-Katanec-Lombardo-Cerezo...
...e tre settimane dopo si produce nel primo grande acuto stagionale, dilagando 4-1 in casa dei campioni d'Italia dove Maradona è ormai l'ombra di sé stesso. Splendono invece #Vialli e #Mancini, due gol a testa: l'1-3 e l'1-4 sono i due capolavori che chiudono la partita.
Quel week-end l'Italia piange uno dei suoi giornalisti più amati: Paolo Valenti, storico conduttore e inventore di 90° Minuto, scomparso tre giorni prima. In apertura di programma, Nando Martellini può finalmente rivelare la squadra per cui faceva il tifo.
Arriva poi il tempo della prima sconfitta, e che sconfitta - nel derby contro l'eccellente Genoa di Osvaldo Bagnoli che dopo Italia '90 si è rinforzato con Skuhravy e Branco, autore della punizione vincente: un gol che finirà sulle cartoline natalizie dei tifosi genoani.
Il Grifone vince 2-1, rendendo inutile il rigore a cucchiaio di Vialli: un colpo che Gianluca tenterà spesso in carriera, con esiti alterni come quando in coppa Italia contro il Torino rimedierà una figura barbina, tirandolo in bocca a Marchegiani.
Fino a Natale è una Samp che non ruba l'occhio, in trasferta pareggia quasi sempre anche "in provincia" (cioè a Bari e Cagliari), ma negli scontri diretti si conferma micidiale: il 30 dicembre batte l'Inter 3-1, con il primo gol segnato da Vialli dopo appena 23 secondi.
Il 6 gennaio però arriva il veleno: il Toro vince 2-1 con un finale velenoso in cui Mancini si fa espellere e Pagliuca sfiora il pareggio colpendo il palo di testa (!). Decimata da infortuni e squalifiche, la Samp perde 1-0 a Lecce e perde terreno, chiudendo l'andata al 5° posto.
Serve una svolta, e la svolta arriva al tavolo di un ristorante: "La Beccaccia" di Rapallo, dove il gruppo si confronta a cena la sera del 16 gennaio, senza dirigenti e allenatori al seguito. Questo il resoconto di Marco Lanna, allora uno dei giovani del gruppo.
La Samp riparte di slancio con due vittorie per 1-0 entrambe firmate dal vice-Vialli Marco Branca, "il cigno di Grosseto", uno dei tre acquisti estivi (gli altri due sono il sovietico Mikhailichenko e Ivano Bonetti), che decide le partite contro Cesena e Fiorentina.
Quattro squadre in un punto, Inter e Samp a 28, Juve e Milan a 27. Sampdoria-Juventus del 17 febbraio viene risolta da un rigore dubbio, trasformato da Vialli: a fine partita Roberto Mancini si presenta ai microfoni così, perché negli spogliatoi di Marassi manca l'acqua calda.
La Samp regge, dimostra di potercela fare e diventa anche fenomeno di costume, una specie di Leicester senza social network, tenuta in simpatia dai giovani e dalle donne: Gianluca Vialli diventa una specie di sex-symbol, e il suo orecchino ruba l'occhio delle tifose.
Il 10 marzo a Marassi cade anche il Milan, regolato 2-0 da un altro rigore di Vialli e da un esterno destro di eleganza sopraffina di Roberto Mancini. Applaude anche l'Avvocato Agnelli, che ha preferito la Samp a Inter-Juventus, in campo contemporaneamente a San Siro.
Per concentrarsi sullo scudetto, a marzo la Samp decide di sbarazzarsi della Coppa delle Coppe vinta l'anno prima: si fa eliminare ai quarti dal Legia Varsavia, con l'ennesima rissa del Mancio che stavolta attacca briga con Maciej Szczesny, padre dell'attuale portiere della Juve.
Il 24 marzo è la giornata chiave: a Marassi la Samp travolge 4-1 il Napoli di un Maradona ormai impresentabile, alla sua ultima partita in serie A prima di essere travolto dallo scandalo-doping, eppure in grado di segnare a Pagliuca due rigori su due...
...mentre a San Siro il Milan, uscito scornato dalla figuraccia di Marsiglia, si produce nello scatto d'orgoglio di sorprendere l'Inter nel derby, nonostante il Pendolino di Maurizio Mosca avesse pronosticato un risultato diverso.
La Samp è a +3, ma nella serie A del 1990 non ci si può rilassare un attimo: a 7 giornate dalla fine incappa in un brutto 2-2 casalingo contro il Cagliari, allenato da colui che trent'anni dopo sarà allenatore proprio della Samp. Che bella la rovesciata di Fonseca all'88'.
Ma mi rendo conto di non aver ancora mai parlato di Pietro Vierchowod: ed eccolo quindi il formidabile Zar che, in un'insolita posizione da centravanti, segna il gol della pesantissima vittoria contro la Roma che tiene a -2 l'Inter, a cinque giornate dalla fine.
La settimana dopo la Samp batte 3-2 il Bari mentre l'Inter rallenta a Firenze, fermata sullo 0-0 anche dall'arbitro Coppetelli di Tivoli che non vede che il pallone colpito da Aldo Serena è stato rinviato da Pin oltre la linea. E Inter-Samp si giocherà con i nerazzurri a -3.
Il 5 maggio (!) 1991 la Samp vince 2-0 a San Siro con una prova di grande cinismo, concretizzata con i gol di Dossena e Vialli, mentre all'Inter resta un lungo assedio e vibranti proteste per l'1-0 misteriosamente annullato a Klinsmann - si arrabbia persino Gino Bramieri!
L'eroe della partita è Gianluca Pagliuca, che tre anni prima di diventare idolo degli interisti ne diventa incubo, parando tutto - compreso un rigore a Matthaeus il cui tiro dal dischetto è così violento che gli spezza la catenina che porta al collo.
Visibilmente sollevato, a fine partita Vujadin Boskov s'intrattiene in questo amabile siparietto con Gian Piero Galeazzi: come si dice scudetto in jugoslavo?
L'unica nota dolente è l'ennesima espulsione di Roberto Mancini, stavolta per un battibecco con Bergomi, che gli procurerà due turni di squalifica. Braccato da Paola Ferrari nei corridoi di San Siro, il ct Azeglio Vicini non rilascia dichiarazioni.
Beh, ormai è fatta: il 12 maggio la Samp pareggia 1-1 contro il Torino, mentre alle sue spalle c'è ormai il Milan, ma distante 3 punti a 2 giornate dalla fine. E' d'obbligo il blob stagionale sulle migliori frasi di @VujaBoskov, tra cui quella finale, del tutto anti-scaramantica.
Il 19 maggio 1991 la @sampdoria liquida 3-0 il Lecce e l'incredibile diventa realtà. E anche un galantuomo come il presidente Paolo Mantovani, un uomo perbene ma non certo uno sprovveduto, si scopre sopraffatto dall'emozione.
Gianni Minà trascorre la giornata con Paolo Villaggio e ci confeziona un servizio per la Domenica Sportiva pieno di perle e una grande verità: il calcio è il trucco infallibile che gli adulti utilizzano per rimanere ferocemente attaccati alla propria infanzia.
Gli allenamenti finali al "Mugnaini" di Bogliasco sono come gli ultimi giorni di scuola, "a metà tra il manicomio e l'istituto di bellezza": Cerezo, Vialli e Bonetti si presentano con un'inguardabile chioma giallo paglierino, offrendosi ad Alberto D'Aguanno magnifica guest star.
A fine stagione i New Trolls incideranno un disco celebrativo dello scudetto che conterrà uno degli inni calcistici più belli d'Italia: "Lettera da Amsterdam", momento regolarmente da brividi ogni volta che si va a Marassi (qui per Sampdoria-Werder Brema, playoff Champions 2010).
Titoli di coda per la festa scudetto allo stadio Giacomo Carlini, dove a un certo punto arrivano nientemeno che gli EUROPE - ma altri non sono che Vialli, Mancini, Lombardo, Bonetti e Mannini con degli improbabili parrucconi.
Ma forse il momento più tenero è quest'esibizione spericolata dei Gemelli Vialli e Mancini su "Quella carezza della sera". I sampdoriani la chiamano #lanostrafavola , e in effetti fu l'ultimo scudetto popolare, che non dispiacque davvero a nessuno - genoani a parte, naturalmente.
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Che succede? Che si avvicina #Sanremo2024 e allora, come ogni anno, il consueto MEGA-THREAD sanremese con la top 30 delle mie canzoni preferite dei Festival di cui ho memoria (quindi, a spanne, dal 1989 a oggi).
30) "Cosa resterà (degli anni '80)" (Raf, 1989). "Anni ballando ballando/Reagan Gorbaciov", nove mesi prima della caduta del Muro. La giacca rossa di Raf a Sanremo 1989 è uno dei miei primi ricordi in assoluto, non solo in tv, insieme ai testi del Festival su Sorrisi & Canzoni.
29) "Lasciarsi un giorno a Roma" (Niccolò Fabi, 1998). "Il pavimento/del paradiso sei per me". L'energia del romano Niccolò Fabi, indie prima che il termine non esistesse ancora, vestito come uno studente di liceo invitato a un compleanno.
Stasera a Celtic Park l'Atletico Madrid indosserà una divisa speciale, maglia rossa e calzoncini blu, per celebrare Celtic-Atletico 0-0, semifinale d'andata di CoppaCampioni 1973-74: la dimostrazione che il calcio "di una volta" non era così bello come lo si dipinge oggi.
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A riassumere le scorrettezze di quella partita basterebbe il tabellino: tredici cartellini estratti dall'arbitro turco Babacan, dodici dei quali ai danni dell'Atletico. Ma le immagini televisive renderanno ancora meglio la brutalità di Celtic-Atletico 1974.
L'Atletico era allenato dall'argentino Juan Carlos Lorenzo, ex tecnico della Lazio (dove sarebbe tornato negli anni 80) e santone del calcio sudamericano: per esempio, era il ct dell'Argentina che ai Mondiali 1966 aveva scioccato l'Europa per lo stile di gioco "machiavellico".
6 anni dopo aver spedito in rete un pallone che gli era valso il Premio Puskas, Olivier #Giroud ha cambiato consonante e ha soffiato palla a Puscas. Viaggio nel pazzo mondo dei portieri casuali di Serie A, a cominciare dall'unica volta che era capitata al Milan... 100 anni fa!
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Accadde 100 anni fa, il 4 novembre 1923: un Milan-Pro Vercelli 1-3 in cui il portiere Midali fu espulso al 72' per "un atto di giustizia sommaria" secondo la Gazzetta. Le sostituzioni non esistevano: in porta andò il difensore Rinaldo Bronzini, che riuscì a non prendere gol.
Singolare quel che accadde in Milan-Bologna del 28 febbraio 1982, quando Rosario Lo Bello (non ancora famigerato presso i milanisti) espulse Piotti per una scaramuccia con Franco Colomba, ma con democristiana prontezza fischiò la fine della partita subito dopo.
"Nervi saldi, cervello fresco e grandi gambe". 25 anni fa, il #27luglio 1998, sul Col du Galibier, il tormento e l'estasi di Marco Pantani (anzi PAN-TA-NI, come scandiva immancabilmente Adriano De Zan): chi c'era, non potrà mai dimenticare.
Partito con un ritardo di 3'01" dalla maglia gialla Ullrich, a 47 km dal traguardo Pantani inizia a "sentire le voci", come ha scritto quella mattina Gianni Mura su Repubblica. Prende atto che Ullrich non lo segue, aspetta per un po' Leblanc ma poi molla anche lui al suo destino.
La Grenoble-Les Deux Alpes diventa presto un calvario per Ullrich, che ancora arranca sul Galibier quando Pantani ha già scollinato ed è in discesa - con un unico brivido quando pensiamo che sia caduto ancora, e invece sta solo indossando la mantellina offerta da Orlando Maini.
Un anno ai Giochi di Parigi che inizieranno il #26luglio 2024. E allora THREAD ispirazionale con i 30 momenti olimpici più belli della nostra vita (o perlomeno da Seul 1988 in poi). Bonus track: l'ultimo dei tre podi tricolore della storia, conquistato dalle fiorettiste a Londra.
30) Nell'inferno di Sant Sadurnì d'Anoia lo sprint di Fabio Casartelli sull'olandese Dekker e il lettone Ozols a Barcellona 1992, nell'ultima edizione olimpica in cui il ciclismo era ancora limitato ai dilettanti.
29) Atene 2004, l'unico oro femminile conquistato negli sport di squadra: il Setterosa di Pierluigi Formiconi, Melania Grego, Tania Di Mario, che risale dalla buca di un -2 nei supplementari contro le padrone di casa, com'era riuscito ai maschi dodici anni prima.
25 anni fa, il #30giugno 1998, andò in scena una delle più grandi partite della storia dei Mondiali e contemporaneamente uno dei momenti più tragici della storia del giornalismo sportivo, per giunta sulla BBC, ad opera di Brian Moore e Kevin Keegan. Ma andiamo con ordine.
La partita in questione è Argentina-Inghilterra, ottavi Francia 1998, stadio Geoffroy-Guichard di Saint Etienne. Una partita che vive di momenti di grande cult, come il celebre assolo del Wonder Boy Michael Owen che, nell'estasi del momento, a molti inglesi ricordò Maradona.
L'Argentina arpiona il pareggio a fine primo tempo con questo geniale schema su calcio piazzato dal limite: tutti si aspettano la parabola di Veron o la stangata di Batistuta, invece...