Alle 3:41 di stanotte, i quinti e ultimi 200 metri olimpici di Federica #Pellegrini. Eccovi la storia di uno dei binomi sportivi più inossidabili tra un essere umano e una gara, una specialità, un giardino di casa (che in questo caso è piscina).
(da La Stampa del 28 luglio 2002)
Federica si rivela al mondo a 16 anni e 12 giorni: seconda in batteria dietro la polacca Barzycka, domina la semifinale ma in finale non si accorge di Potec in prima corsia e perde per 19/100. Era Atene 2004, tanto tempo fa: tra le finaliste c'era ancora Franziska Van Almsick.
Ma un anno dopo, ai suoi primi Mondiali di Montréal, il copione si ripete, battuta per 13 centesimi dalla francese Figuès, e il broncio del podio di Atene si trasforma in un pianto dirotto ai microfoni RAI ("Questo secondo posto non vale niente").
Dopo un brutto 2006, viene rimessa a nuovo dal grande Alberto Castagnetti: la Fede 2.0 strabilia ai Mondiali di Melbourne 2007 con il suo primo record del mondo, in semifinale: durerà solo 24 ore, migliorato in finale da Laure Manaudou (e la Pellegrini finirà terza).
Saltati i 200 agli Europei di Eindhoven per una strana squalifica, Federica si presenta a Pechino da favorita nelle due distanze ma affonda al mattino nella finale dei 400: quinta. "Imprevedibile", come dice Castagnetti, poche ore dopo fa il record del mondo dei 200 in batteria.
Due giorni dopo ha addosso tutta la pressione del mondo: a che servirebbe un altro record in eliminatorie, senza l'oro? L'avversaria si chiama Sara Isakovic, slovena, e le dà gran filo da torcere: ma stavolta va tutto per il verso giusto, ed è campionessa olimpica.
Sbloccata mentalmente, a suo agio con una nuova dimensione da diva, Federica è star e dominatrice dei Mondiali di Roma 2009, dove dà spettacolo nei 400 e nei 200, con un record del mondo "gommato" da 1'52"98 che dura ancora oggi.
La morte dell'amato Alberto Castagnetti è uno spartiacque della sua vita: nel 2011 passa alla corte del tecnico francese Lucas e vince ancora 200 e 400 a Shanghai, incenerendo nel finale l'olandese Heemskerk, nel Mondiale del gossip e delle polemiche sulla sua vita sentimentale.
Nell'anno di Londra 2012 s'incarta in una lunga serie di cambi tecnici che fanno da preambolo al doppio flop: due quinti posti, in un'edizione da zero medaglie per il nuoto italiano. In molti la danno per finita: lei dichiara di volersi prendere un anno sabbatico.
Arriva a fari spentissimi ai Mondiali di Barcellona 2013, e invece l'odore del sangue e delle quattro vasche ci riporta alla Federica di sempre: vince la semifinale e il giorno dopo ingaggia un duello pazzesco con Missy Franklin. Ci fossero stati altri quindici metri...
Unica deviazione extra-200 di questo lungo viaggio, l'ultima frazione della 4x200 agli Europei di Berlino 2014: un piccolo saggio di cosa è stata capace di fare, sulle quattro vasche, quel fenomeno di Federica Pellegrini.
Torniamo a noi: a Kazan 2015 arriva un altro secondo posto, bruciata in corsia 7 dalla 18enne Katie Ledecky, che le vale la sesta medaglia mondiale consecutiva sulla sua amata distanza.
A Rio, però, la delusione è fortissima: arriva in finale col terzo tempo ma ancora una volta si fa sopraffare dalla febbre olimpica, rimediando un'amara medaglia di legno dietro Ledecky, Sjostrom e McKeon, che le fa ventilare a caldissimo ipotesi di ritiro.
Ma quale ritiro: a Budapest 2017 rinasce come l'Araba Fenice che porta tatuata sul collo, infliggendo alla Ledecky la prima sconfitta in carriera con un finale memorabile, tra i più belli della sua collezione...
...e due anni dopo, a Gwangju 2019, chiama il pubblico all'ovazione per il quarto titolo e l'ottavo podio consecutivo, salutando Titmus e Sjostrom nella solita, proverbiale ultima vasca. Questo è spettacolo. E stanotte?
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Che succede? Che si avvicina #Sanremo2024 e allora, come ogni anno, il consueto MEGA-THREAD sanremese con la top 30 delle mie canzoni preferite dei Festival di cui ho memoria (quindi, a spanne, dal 1989 a oggi).
30) "Cosa resterà (degli anni '80)" (Raf, 1989). "Anni ballando ballando/Reagan Gorbaciov", nove mesi prima della caduta del Muro. La giacca rossa di Raf a Sanremo 1989 è uno dei miei primi ricordi in assoluto, non solo in tv, insieme ai testi del Festival su Sorrisi & Canzoni.
29) "Lasciarsi un giorno a Roma" (Niccolò Fabi, 1998). "Il pavimento/del paradiso sei per me". L'energia del romano Niccolò Fabi, indie prima che il termine non esistesse ancora, vestito come uno studente di liceo invitato a un compleanno.
Stasera a Celtic Park l'Atletico Madrid indosserà una divisa speciale, maglia rossa e calzoncini blu, per celebrare Celtic-Atletico 0-0, semifinale d'andata di CoppaCampioni 1973-74: la dimostrazione che il calcio "di una volta" non era così bello come lo si dipinge oggi.
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A riassumere le scorrettezze di quella partita basterebbe il tabellino: tredici cartellini estratti dall'arbitro turco Babacan, dodici dei quali ai danni dell'Atletico. Ma le immagini televisive renderanno ancora meglio la brutalità di Celtic-Atletico 1974.
L'Atletico era allenato dall'argentino Juan Carlos Lorenzo, ex tecnico della Lazio (dove sarebbe tornato negli anni 80) e santone del calcio sudamericano: per esempio, era il ct dell'Argentina che ai Mondiali 1966 aveva scioccato l'Europa per lo stile di gioco "machiavellico".
6 anni dopo aver spedito in rete un pallone che gli era valso il Premio Puskas, Olivier #Giroud ha cambiato consonante e ha soffiato palla a Puscas. Viaggio nel pazzo mondo dei portieri casuali di Serie A, a cominciare dall'unica volta che era capitata al Milan... 100 anni fa!
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Accadde 100 anni fa, il 4 novembre 1923: un Milan-Pro Vercelli 1-3 in cui il portiere Midali fu espulso al 72' per "un atto di giustizia sommaria" secondo la Gazzetta. Le sostituzioni non esistevano: in porta andò il difensore Rinaldo Bronzini, che riuscì a non prendere gol.
Singolare quel che accadde in Milan-Bologna del 28 febbraio 1982, quando Rosario Lo Bello (non ancora famigerato presso i milanisti) espulse Piotti per una scaramuccia con Franco Colomba, ma con democristiana prontezza fischiò la fine della partita subito dopo.
"Nervi saldi, cervello fresco e grandi gambe". 25 anni fa, il #27luglio 1998, sul Col du Galibier, il tormento e l'estasi di Marco Pantani (anzi PAN-TA-NI, come scandiva immancabilmente Adriano De Zan): chi c'era, non potrà mai dimenticare.
Partito con un ritardo di 3'01" dalla maglia gialla Ullrich, a 47 km dal traguardo Pantani inizia a "sentire le voci", come ha scritto quella mattina Gianni Mura su Repubblica. Prende atto che Ullrich non lo segue, aspetta per un po' Leblanc ma poi molla anche lui al suo destino.
La Grenoble-Les Deux Alpes diventa presto un calvario per Ullrich, che ancora arranca sul Galibier quando Pantani ha già scollinato ed è in discesa - con un unico brivido quando pensiamo che sia caduto ancora, e invece sta solo indossando la mantellina offerta da Orlando Maini.
Un anno ai Giochi di Parigi che inizieranno il #26luglio 2024. E allora THREAD ispirazionale con i 30 momenti olimpici più belli della nostra vita (o perlomeno da Seul 1988 in poi). Bonus track: l'ultimo dei tre podi tricolore della storia, conquistato dalle fiorettiste a Londra.
30) Nell'inferno di Sant Sadurnì d'Anoia lo sprint di Fabio Casartelli sull'olandese Dekker e il lettone Ozols a Barcellona 1992, nell'ultima edizione olimpica in cui il ciclismo era ancora limitato ai dilettanti.
29) Atene 2004, l'unico oro femminile conquistato negli sport di squadra: il Setterosa di Pierluigi Formiconi, Melania Grego, Tania Di Mario, che risale dalla buca di un -2 nei supplementari contro le padrone di casa, com'era riuscito ai maschi dodici anni prima.
25 anni fa, il #30giugno 1998, andò in scena una delle più grandi partite della storia dei Mondiali e contemporaneamente uno dei momenti più tragici della storia del giornalismo sportivo, per giunta sulla BBC, ad opera di Brian Moore e Kevin Keegan. Ma andiamo con ordine.
La partita in questione è Argentina-Inghilterra, ottavi Francia 1998, stadio Geoffroy-Guichard di Saint Etienne. Una partita che vive di momenti di grande cult, come il celebre assolo del Wonder Boy Michael Owen che, nell'estasi del momento, a molti inglesi ricordò Maradona.
L'Argentina arpiona il pareggio a fine primo tempo con questo geniale schema su calcio piazzato dal limite: tutti si aspettano la parabola di Veron o la stangata di Batistuta, invece...