L'app covidhealer di #Stramezzi richiede tutta una serie di dati sensibili e una profilazione non proprio legale. E poi vi lamentate della privacy e del #greenpass per poi creare un "ServizioSanitario" alternativo i cui medici andrebbero radiati dalla @FNOMCeO: inaccettabile
"L’Utente esonera il Titolare da ogni e qualsivoglia responsabilità per i danni dallo stesso subiti e/o arrecati a terzi a causa del non corretto uso dell’App ..." Insomma sarà sempre colpa vostra se finite in ospedale o morite!
"Una volta compilato il questionario, esso viene acquisito dal sistema e da questo inviato a tutti gli Utenti Professionisti Sanitari in forma anonima in quanto questi ultimi potranno visualizzare unicamente le iniziali."
Insomma do i miei dati, e non so quale medico li usi!
Qualora ne abbia fatta espressa richiesta nel questionario di cui al precedente articolo 7.1 e qualora l’Utente Professionista Sanitario ne abbia la disponibilità, l’Utente Paziente potrà anche richiedere una visita domiciliare da parte dell’Utente Professionista Sanitario.
A questo punto scatta il nero. Da nessuna parte si parla di vera telemedicina o di refertazione (ah vero, è una app, dovrebbe essere automatico)
Infine lo scarico di responsabilità. Una sorta di consenso informato tipo #vaccino (solo che quest'ultimo viene considerato vergognoso) . In poche parole, una roba assolutamente delinquenziale in cui tutto viene scaricato su "pazienti" e "medici": se va male, cazzi vostri!
Ovviamente, al punto 10, viene sommessamente richiesto un contributo in regime di "liberalità".
Basterebbe questo per evitare di scaricare questa enorme porcheria, volta a ciucciare soldi da persone inconsapevoli e deboli. Siccome ci sono le donazioni, le prestazioni a domicilio NON DOVREBBERO ESSERE A PAGAMENTO. Ma sappiamo che il "medico volontario covid" chiede soldi.
Fate moltissima attenzione e NON CASCATECI. Sono già partiti i primi esposti per bloccare subito questa truffa. Avete un medico di base, se non lo reputate all'altezza cambiatelo. Questa app non aggiunge nulla, anzi creerà danni ed è nata solo per ciucciare soldi.
Lo sapevate che 12 individui guadagnano 36 milioni di dollari l’anno grazie alla disinformazione anti-vaccini? È ora di parlare di un’industria, non di un movimento. #NoVax #Disinformazione
Secondo il #CentreforCounteringDigitalHate, non si tratta di chiacchiere: sono video, articoli e contenuti sponsorizzati che fanno il giro del web, raccogliendo soldi dalle piattaforme e dai follower. 💸 #BusinessDeiNoVax
Questi guru della paura creano contenuti su misura per scatenare paura e sfiducia, e guadagnano con il traffico generato. La verità? Per loro non conta. L’importante è fidelizzare l’audience e vendere “verità alternative”. 🧠
La vicenda della cosiddetta #FamigliaNelBosco registra nuovi sviluppi rilevanti sul piano educativo dei minori.
Secondo quanto riferito dalla tutrice nominata dal #Tribunale per i Minorenni, i tre bambini attualmente collocati in una struttura protetta non sanno leggere.
La figlia maggiore, di circa otto anni, sa scrivere soltanto il proprio nome, mentre i due gemelli più piccoli stanno iniziando ora l’apprendimento dell’alfabeto. Questo dato assume particolare rilievo.
Il perché è piuttosto chiaro: ,prima dell’allontanamento, i genitori avevano dichiarato di seguire un percorso di istruzione parentale. L’ordinamento italiano consente l’#homeschooling, ma impone verifiche periodiche sulle competenze effettivamente acquisite dai minori
Sorrisi e foto per festeggiare la casa gratis: io, con dei figli ancora in casa famiglia avrei poco o nulla da festeggiare. La #FamigliaNelBosco è davvero una pessima storia che dovrebbe farci riflettere tutti sul potere estremo della commiserazione.
Il vero problema che questa foto rivela?
Non è la famiglia in sé, non è la bontà di Armando, non è l’aiuto (che può anche essere sincero).
È la narrazione.
È la trasformazione di un dramma reale in un racconto consolatorio,
che nella foto si traduce così:
disagio? dissolto
bambini? fuori campo
conflitto? dimenticato
media? compiacenti
racconto? perfetto
Questa immagine non dice “stiamo lottando per riunire una famiglia”.
Dice:
“Stiamo festeggiando una storia che funziona benissimo… anche se la realtà non funziona affatto.”
La campagna di diffamazione verso chi ha redatto il dispositivo sulla #famigliadelbosco, si arricchisce di un pezzo del #LaVerita che definire da "maestri" della disinformazione è dir poco. L'ho letto, e vi spiego tutto in un thread
Quando la cronaca diventa arma politica.
L’articolo pubblicato da La Verità sul questo caso non è solo un esempio di informazione distorta. È il sintomo di un problema più profondo: la trasformazione deliberata della cronaca giudiziaria in un campo di battaglia politica.
Il bersaglio scelto non è il provvedimento del Tribunale, non sono le relazioni degli assistenti sociali, non sono i documenti tecnici che descrivono la situazione reale dei minori.
Il bersaglio è la giudice.
Donna.
Professionista.
Figura istituzionale.
E' importante, in questo momento storico spiegare bene un fenomeno, per comprenderlo. Per valutarlo con oggettività.
La propaganda sulla #famigliadelbosco afferma che con i bambini #rom non vengono portati via alle famiglie E' vero? Guardiamo i dati. alanpaulpanassiti.blogspot.com/2025/11/bambin…
La pancia non fa bene a motivare le opinioni. Ma in una epoca in cui tutti esprimono una idea per dar fiato alla bocca, guidato da politici o da influencer mistificatori che vanno avanti a slogan, l'unica cosa che occorre è spiegare.
Quando si parla di minori rom o sinti allontanati dalle famiglie, la domanda ricorrente è sempre la stessa:
“Quanti sono? Perché nessuno pubblica le statistiche?”
Grazie di aver resistito fino alla fine. Ma le cose vanno raccontate Senza giudizio. Separare sempre i fatti dalle opinioni.
E sospendere il giudizio, mai come in questo caso, è fondamentale.
Ps. Questo passaggio fa assolutamente riflettere: questo genitori hanno chiesto 50.000 euro a minore per farli visitare
Una precisazione per la privacy: sono stato autorizzato a divulgare tutto da una fonte qualificata. Anche perché i nomi e i dati di tutti erano già a disposizione di tutti perché mostrati ed enunciati in diversi programmi TV. Che non si sono mai preoccupati della privacy