Oggi è il 2775° anniversario della fondazione della città eterna, la nostra "Roma caput mundi". Tito Livio, nella sua opera storiografica "Ab Urbe Condita", racconta nel dettaglio la nascita della città: "Romolo e Remo furono presi dal desiderio di fondare una #natalediroma
città in quei luoghi in cui erano stati esposti ed allevati. Sovrabbondava infatti la popolazione degli Albani e dei Latini, e ad essi per di più si erano aggiunti i pastori, sì che tutti senz’altro speravano che sarebbe stata piccola Alba, piccola Lavinio, in confronto
alla città che si voleva fondare" (Livio, I 6, 3-7, 3). Fu patria della lingua latina e meta obbligata per chi si accingeva alle arti liberali, regalandoci anni e anni di filosofia, politica, diritto, scienza e storiografia nelle opere di scrittori illustri come
Cicerone, Livio, Cornelio Nepote, Cesare, Catullo, Orazio, Marziale, Giovenale, Plauto, Terenzio, Seneca, Tacito, Virgilio, Ovidio, Apuleio, Valerio Massimo, Ammiano Marcellino, Petronio, Vitruvio e molte altre menti geniali della cultura classica. E nel suo ventre materno,
rifiorì l'arte della politica, evoluta dalla monarchia che ebbe fine con Tarquinio detto "Il Superbo", passando per la nobile Repubblica consolare che vide proliferare la libertà d'espressione sino all'Impero che cadde per mano dei barbari nel 476 d.C.
Per non parlare, poi, dello sviluppo che ebbe nell'Urbe la religione cristiana, dapprima vilipesa e perseguitata da imperatori fanatici e pagani quali Nerone e Domiziano, per divenire, infine, la religione di Stato sotto l'imperatore Teodosio e portare alla nascita della Chiesa
di Roma. Sopravvisse ad incursioni barbariche, sacchi, incendi, devastazioni di ogni sorta, attraversando le epoche della nostra storia per giungere al presente ancora viva della sua bellezza e della sua straordinaria cultura come cuore pulsante della politica.
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Nella mitologia Orfeo, cantore e musico tracio, si innamorò della ninfa Euridice e volle sposarla: durante il matrimonio, però, la ninfa fu morsa da un serpente e morì lasciando da solo il povero Orfeo. Ma l'amore del giovane era così grande che decise di scendere
negli inferi per riavere indietro la sua amata e scese a patti con Proserpina, moglie dell'Orco: Euridice sarebbe tornata sulla terra assieme a lui a patto che Orfeo non la guardasse sino all'uscita dell'Ade. Purtroppo l'amore prese il sopravvento, e Orfeo si voltò a guardare
l'amata. Un errore che gli è costato non poterla mai più riabbracciare.
"'Quale enorme follia ha distrutto me infelice e te, Orfeo? Di nuovo mi chiamano indietro i fati crudeli e il sogno spegne i miei occhi offuscati.
Pillola giornaliera di cultura latina: lo sapevate che la prima prova storica dell'esistenza di Gesù Cristo è contenuta negli Annales di Tacito?
Infatti, in merito all'incendio di Roma del 64 d.C., Nerone accuso i cristiani di aver appiccato le fiamme e
Tacito ne fornisce un breve ritratto (non fedele).
"Ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus Christianos appellabat. Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem
Pontium Pilatum supplicio adfectus erat", ossia "Pertanto Nerone, onde mettere a tacere le crescenti dicerie, incolpò e sottopose a punizioni eccezionali quelli che odiati per i loro crimini il popolo chiamava Cristiani. L'autore di quel nome, Cristo, sotto l'impero di Tiberio,