Tra Europei e Mondiali l'Italia ha giocato 12 semifinali e ne ha vinte 10, quasi tutte faticosissime, estenuanti, romanzesche. Con una sola eccezione: thread in 40 capitoli sui 40 anni di Italia-Polonia, #8luglio 1982, a metà della Settimana Santa del calcio italiano.
1) Come tutti, anche la Gazzetta è salita sul carro e ripropone lo stesso schema di Argentina e Brasile: lo striscione "Italia facci sognare" e le facce degli undici avversari, che abbiamo già affrontato nella prima partita del girone di Vigo (0-0). Ma molto è cambiato...
2)... a cominciare dalle due importanti assenze per squalifica. A noi Gentile, a loro la stella Zibì Boniek, già acquistato dalla Juventus per il 1982-83 e ammonito contro l'URSS per questo fallo su Bessonov: prima e dopo, si vedranno gialli ignorati per episodi ben più gravi.
3) Boniek ha segnato tre gol al Belgio ed è un eroe nazionale cui è concesso tutto: anche presentarsi in tv - dopo lo storico 0-0 contro l'URSS con cui hanno eliminato gli odiati vicini di casa - con addosso la divisa dell'avversario Baltacha sbandierata come un trofeo di guerra.
4) Senza di lui la Polonia è poca roba, una squadra grigia e burocratica con un'ottima difesa (un solo gol subito, la migliore del torneo) che prova a farci paura agitando gli spauracchi di Lato e Szarmach, che ci avevano eliminato otto anni prima a Germania 1974.
5) Non tutti sanno che nell'inverno 1982 la Polonia si era preparata al Mondiale con una lunga tournée in Italia, durante la quale le avevano addirittura buscate dal Modena di Bruno Giorgi (serie C), vincitore per 2-1 con reti di Agostinelli e Rabitti.
6) Con i suoi 100mila posti il Camp Nou è lo stadio più grande del torneo, eppure per la semifinale è pieno solo per metà, popolato quasi tutto da italiani: vuoi perché dalla Polonia non è facile muoversi, vuoi perché molti biglietti erano stati acquistati dai brasiliani...
7) Il telecronista spagnolo presenta Beppe Bergomi e spiega perché lo chiamano Zio, dando una versione un po' diversa rispetto a quella che conosciamo noi (Marini che, notando i suoi baffoni, lo apostrofò "Hai sedici anni? Ma sembri mio zio").
8) L'Italia prende subito il controllo delle operazioni e accelera dopo il primo quarto d'ora. La prima occasione è per Graziani, benissimo imbeccato da un Rossi a cui ormai riesce ogni cosa.
9) E Pablito è in quello stato di grazia in cui fa succedere le cose con la sola presenza di spirito: non si capisce perché l'attenta difesa polacca non presti attenzione a uno che ha appena segnato tre gol al Brasile, ma è proprio quel che accade. 1-0 Italia!
10) La voglia di segnare il primo gol ai Mondiali gioca un brutto scherzo ad Antognoni, azzoppato dal ruvidissimo Matysik (nemmeno fallo!) mentre sta caricando il destro per calciare in porta. Il suo Mundial finisce qui.
11) Antognoni è ancora in campo e sta zoppicando verso la linea laterale, ma l'Italia non mette la palla fuori. Usanza vista anche in altre partite, da cui la domanda: in che periodo ha preso piede l'usanza di sbarazzarsi istericamente del pallone al primo giocatore acciaccato?
12) L'unico tentativo polacco del primo tempo è affidato al poderoso destro di Janusz Kupcewicz: ancora una volta, dopo Maradona in Italia-Argentina, Zoff è salvato dal palo.
13) Com'è noto, i portieri potranno bloccare i retropassaggi con le mani fino al giugno 1992. Ma il gesto è già considerato quasi anti-sportivo: sentite quanti fischi piovono dagli spalti su questa palla all'indietro per Zoff.
14) Prendiamo a pretesto questo calcione - per fortuna innocuo - di Majewski a Paolo Rossi per un omaggio al dottor Leonardo Vecchiet, medico della Nazionale, altro membro della colonia proveniente dal Friuli Venezia-Giulia insieme a Zoff, Bearzot e Cesare Maldini.
15) Estate in polacco si dice "Lato" - ma questi dieci secondi del vecchio Grzegorz Lato, capocannoniere a Germania 1974 e ormai appassito, fanno pensare a tutto fuorché all'estate. Ci credereste che all'epoca aveva 32 anni ed era dunque coetaneo, per esempio, di Immobile?
16) Cardellino non tiene fede al suo cognome e ingoia i cartellini anche nel secondo tempo, e non si vede come possa passarla liscia quest'entrata del solito Matysik su Cabrini. Il calcio del 1982 era ferocemente nemico degli attaccanti.
17) Beccatevi questo sguardo alla Clint Eastwood di Zoff che fulmina il polacco Dziuba che prova a molestarlo durante un rinvio dal fondo.
18) Nel secondo tempo l'Italia controlla senza problemi una Polonia sempre più spenta, badando soprattutto a non farsi male. Rischia le penne Bruno Conti, spinto maliziosamente da un polacco addosso a un fotografo che passa 30 secondi molto brutti.
19) Unico segnale di vita polacco nella ripresa, questo colpo di testa di Buncol assorbito da Zoff senza alcuna concessione allo spettacolo.
20) Purtroppo perdiamo un secondo pezzo: è Ciccio Graziani, menato da Zmuda e costretto a uscire per una botta al costato - anche se i telecronisti ironizzano che faccia apposta a stare a terra per godersi il "frescor del cesped". Entra Altobelli.
21) E due minuti dopo proprio Spillo avvia il contropiede proseguito da Conti e concluso con il celebre assist su cui c'è scritto "basta spingere": Paolorossi, al quinto gol in due partite tra quarto e semifinale, non si fa certo pregare. 2-0!
22) La partita è finita. Gli ultimi venti minuti sono pura accademia un po' mortificante per i polacchi a cui l'Italia non si sottrae, toreando gli avversari al ritmo degli olé del pubblico.
23) Un po' di Twitter Utile: conoscete quelli che a Barcellona 1982 si nascondevano dietro l'enigmatico striscione "Club dei Superficiali"? O magari eravate proprio voi che leggete?
24) Tagliamo il traguardo a braccia alzate e ormai nemmeno i più prudenti vedono troppe nuvole fino a Madrid. In tribuna Boniek ci guarda avvilito festeggiare, conciato come Donald Sutherland.
25) Bella carrellata della regia spagnola sui tifosi della squadra che festeggia la prima finale Mondiale conquistata in Europa nel dopoguerra, con gli occhi allegri da italiani in gita.
26) Appostati all'ingresso del sottopassaggio, Gian Piero Galeazzi e Gianfranco De Laurentiis braccano Bearzot e i giocatori che infrangono brevemente il silenzio stampa. Bellissima l'emozione di Paolo Rossi, inspiegabile con le parole.
27) I dirigenti saltano festosamente sul carro dei vincitori. Ecco a voi Don Tonino Matarrese, che non più tardi di 20 giorni prima, dopo Italia-Perù, si era rammaricato di non poter scendere negli spogliatoi, "perché dovrei prenderli tutti a calci nel sedere".
28) La Spagna addolcisce la festa e invoglia alle ore piccole. Nel 1982 le notti di Barcellona, oggi così ordinarie e familiari, sono esotiche e lunghissime: migliaia di italiani scoprono le Ramblas.
29) In finale, in finale! Mentre il Cagliari annuncia l'acquisto di Uribe e il Napoli conclude Vignola, mentre Spadolini si atteggia a Churchill e l'Italia si appresta a incontrare la Nuova Zelanda in Coppa Davis, "ormai è diventato il Mondiale di Rossi".
30) In finale, ma contro chi? La seconda semifinale di Siviglia è un thriller notturno che brulica di colpi di scena. La Germania sembra mediocre (e un po' lo è), manda Rummenigge in panchina, ma passa in vantaggio con il folletto Littbarski: 1-0.
31) In attacco però la Francia fa le bollicine: Rocheteau si procura subito dopo un rigore che Platini trasforma - ma il meglio deve ancora venire.
32) Il meglio - anzi il peggio - è questa tremenda uscita di quel pazzo di Harald Schumacher, lanciato in corsa come un autotreno contro il povero Patrick Battiston. Incredibilmente l'arbitro olandese Corver non fischia nemmeno il fallo: sarebbe stato rigore ed espulsione.
33) Battiston rischia grosso, salvato per i capelli dal medico della Nazionale francese Vrillac, mentre Platini (suo grande amico e compagno di squadra al Saint-Etienne) cerca di dargli coraggio tenendogli la mano mentre lo scorta fuori dal campo in barella.
34) I francesi vedono scaldarsi Rummenigge (non più che al 40%) e si prendono paura, ma al 90' esatto hanno la palla della loro prima finale mondiale: la calcia benissimo il giovane Amoros, 20 anni, bomba da 30 metri, traversa piena. E si va ai supplementari.
35) La Germania non si fa forza del pericolo scampato, anzi! Si addormenta in blocco al primo calcio piazzato francese: cross di Giresse e destro al volo del vecchio Trésor. Ok, è il momento di mandare dentro Rummenigge.
36) Ma passano altri quattro minuti che una Nationalmannschaft completamente in tilt si fa infilzare da questo contropiede condotto da Rocheteau, Platini e Six e concluso da Giresse con un tiro (e un'esultanza) che anticipano quelli di Tardelli tre giorni dopo.
37) La Francia sente di avercela fatta, ma sapete quella frase sui tedeschi, no? Ecco: pur correndo sulle uova, al primo pallone Rummenigge conduce l'azione del 2-3 e la conclude segnando uno splendido gol da vecchio lupo di area di rigore.
38) All'inizio del secondo tempo supplementare il giraffone Hrubesch (anche lui entrato dalla panchina) s'arrampica altissimo e torreggia per la rovesciata di Klaus Fischer, 32 anni, centravanti del Colonia, all'ultimo dei suoi 32 gol in Nazionale. 3-3!
39) Si va ai rigori, per la prima volta nella storia dei Mondiali. Dramma nel dramma: il primo a sbagliare è il truce Uli Stielike, che dopo il suo pessimo rigore si scioglie in lacrime come un vitellino. La regia si perde il successivo errore di Six che rimette le cose in parità
40) La Francia realizza di averne sbagliate troppe: al primo rigore a oltranza Bossis pone fine al supplizio sparando su Schumacher, e subito dopo Hrubesch non ha pietà di Ettori. Solo lacrime per la Francia, e alla fine vincono sempre i tedeschi. Beh, quasi sempre.
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Che succede? Che si avvicina #Sanremo2024 e allora, come ogni anno, il consueto MEGA-THREAD sanremese con la top 30 delle mie canzoni preferite dei Festival di cui ho memoria (quindi, a spanne, dal 1989 a oggi).
30) "Cosa resterà (degli anni '80)" (Raf, 1989). "Anni ballando ballando/Reagan Gorbaciov", nove mesi prima della caduta del Muro. La giacca rossa di Raf a Sanremo 1989 è uno dei miei primi ricordi in assoluto, non solo in tv, insieme ai testi del Festival su Sorrisi & Canzoni.
29) "Lasciarsi un giorno a Roma" (Niccolò Fabi, 1998). "Il pavimento/del paradiso sei per me". L'energia del romano Niccolò Fabi, indie prima che il termine non esistesse ancora, vestito come uno studente di liceo invitato a un compleanno.
Stasera a Celtic Park l'Atletico Madrid indosserà una divisa speciale, maglia rossa e calzoncini blu, per celebrare Celtic-Atletico 0-0, semifinale d'andata di CoppaCampioni 1973-74: la dimostrazione che il calcio "di una volta" non era così bello come lo si dipinge oggi.
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A riassumere le scorrettezze di quella partita basterebbe il tabellino: tredici cartellini estratti dall'arbitro turco Babacan, dodici dei quali ai danni dell'Atletico. Ma le immagini televisive renderanno ancora meglio la brutalità di Celtic-Atletico 1974.
L'Atletico era allenato dall'argentino Juan Carlos Lorenzo, ex tecnico della Lazio (dove sarebbe tornato negli anni 80) e santone del calcio sudamericano: per esempio, era il ct dell'Argentina che ai Mondiali 1966 aveva scioccato l'Europa per lo stile di gioco "machiavellico".
6 anni dopo aver spedito in rete un pallone che gli era valso il Premio Puskas, Olivier #Giroud ha cambiato consonante e ha soffiato palla a Puscas. Viaggio nel pazzo mondo dei portieri casuali di Serie A, a cominciare dall'unica volta che era capitata al Milan... 100 anni fa!
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Accadde 100 anni fa, il 4 novembre 1923: un Milan-Pro Vercelli 1-3 in cui il portiere Midali fu espulso al 72' per "un atto di giustizia sommaria" secondo la Gazzetta. Le sostituzioni non esistevano: in porta andò il difensore Rinaldo Bronzini, che riuscì a non prendere gol.
Singolare quel che accadde in Milan-Bologna del 28 febbraio 1982, quando Rosario Lo Bello (non ancora famigerato presso i milanisti) espulse Piotti per una scaramuccia con Franco Colomba, ma con democristiana prontezza fischiò la fine della partita subito dopo.
"Nervi saldi, cervello fresco e grandi gambe". 25 anni fa, il #27luglio 1998, sul Col du Galibier, il tormento e l'estasi di Marco Pantani (anzi PAN-TA-NI, come scandiva immancabilmente Adriano De Zan): chi c'era, non potrà mai dimenticare.
Partito con un ritardo di 3'01" dalla maglia gialla Ullrich, a 47 km dal traguardo Pantani inizia a "sentire le voci", come ha scritto quella mattina Gianni Mura su Repubblica. Prende atto che Ullrich non lo segue, aspetta per un po' Leblanc ma poi molla anche lui al suo destino.
La Grenoble-Les Deux Alpes diventa presto un calvario per Ullrich, che ancora arranca sul Galibier quando Pantani ha già scollinato ed è in discesa - con un unico brivido quando pensiamo che sia caduto ancora, e invece sta solo indossando la mantellina offerta da Orlando Maini.
Un anno ai Giochi di Parigi che inizieranno il #26luglio 2024. E allora THREAD ispirazionale con i 30 momenti olimpici più belli della nostra vita (o perlomeno da Seul 1988 in poi). Bonus track: l'ultimo dei tre podi tricolore della storia, conquistato dalle fiorettiste a Londra.
30) Nell'inferno di Sant Sadurnì d'Anoia lo sprint di Fabio Casartelli sull'olandese Dekker e il lettone Ozols a Barcellona 1992, nell'ultima edizione olimpica in cui il ciclismo era ancora limitato ai dilettanti.
29) Atene 2004, l'unico oro femminile conquistato negli sport di squadra: il Setterosa di Pierluigi Formiconi, Melania Grego, Tania Di Mario, che risale dalla buca di un -2 nei supplementari contro le padrone di casa, com'era riuscito ai maschi dodici anni prima.
25 anni fa, il #30giugno 1998, andò in scena una delle più grandi partite della storia dei Mondiali e contemporaneamente uno dei momenti più tragici della storia del giornalismo sportivo, per giunta sulla BBC, ad opera di Brian Moore e Kevin Keegan. Ma andiamo con ordine.
La partita in questione è Argentina-Inghilterra, ottavi Francia 1998, stadio Geoffroy-Guichard di Saint Etienne. Una partita che vive di momenti di grande cult, come il celebre assolo del Wonder Boy Michael Owen che, nell'estasi del momento, a molti inglesi ricordò Maradona.
L'Argentina arpiona il pareggio a fine primo tempo con questo geniale schema su calcio piazzato dal limite: tutti si aspettano la parabola di Veron o la stangata di Batistuta, invece...