Ricapitolando: 1. Salvini è attaccato dalla sinistra perché osa parlare di pace e incontrare da senatore ambasciatori di altri paesi; 2. Salvini è indagato per sequestro di persona per aver controllato gli sbarchi e l'immigrazione clandestina;
3. Salvini è il maggior bersaglio dei media, che fanno tutti quadrato montando, come sempre, sterili polemiche in prossimità delle elezioni;
4. Salvini è attaccato anche da esponenti di cdx: alcuni vogliono appagare i propri istinti centristi, altri forse per far vedere i muscoli con qualche % in più (cui prodest?)
L'eterno ritorno della narrazione progressista (con la gentile partecipazione di qualche esponente di cdx) sulla Lega "filoputin" altro non è se non l'ennesima delegittimazione nei confronti del nostro partito che va avanti da anni.
"È arrivato il bonifico da Putin?", "Quanti rubli ti ha dato il tuo amichetto?", "Salvini amico di Putin", tutte calunnie che ledono la dignità politica di un leader come Matteo, senza il quale la destra italiana sarebbe morta e sepolta. La sua colpa? Parlare di pace.
Ecco vedete, se alla posizione politica legittima di un leader si risponde con l'insulto, la vostra argomentazione non solo perde di significato, ma vi qualifica come dei semplici maleducati ed incoerenti con i vostri ideali di libertà di parola che tanto propagandate.
"Se è vero che l'amicizia fra due persone nasce per una qualche manifestazione di virtù verso la quale si orienti e alla quale si accosti un animo che le sia congeniale, allora, appunto quando ciò avvenga, è necessario che nasca l'amore. Perché niente è tanto assurdo quanto il
compiacersi di tante cose vane come del successo in politica, della gloria, dei palazzi, della raffinata eleganza della persona e non sentirsi, invece, l'animo colmo di gioia per un essere umano pieno di virtù che sappia amare e, amato, amare a sua volta. E niente è più piacevole
dell'essere ricambiato nell'affetto, niente più della reciprocità delle premure e dei buoni uffici. [...] Anzi, a me pare che chi concepisce l'amicizia in funzione dell'interesse distrugga il suo vincolo più dolce, perché noi non godiamo tanto dell'utilità che ci viene
Oggi è il 2775° anniversario della fondazione della città eterna, la nostra "Roma caput mundi". Tito Livio, nella sua opera storiografica "Ab Urbe Condita", racconta nel dettaglio la nascita della città: "Romolo e Remo furono presi dal desiderio di fondare una #natalediroma
città in quei luoghi in cui erano stati esposti ed allevati. Sovrabbondava infatti la popolazione degli Albani e dei Latini, e ad essi per di più si erano aggiunti i pastori, sì che tutti senz’altro speravano che sarebbe stata piccola Alba, piccola Lavinio, in confronto
alla città che si voleva fondare" (Livio, I 6, 3-7, 3). Fu patria della lingua latina e meta obbligata per chi si accingeva alle arti liberali, regalandoci anni e anni di filosofia, politica, diritto, scienza e storiografia nelle opere di scrittori illustri come
Nella mitologia Orfeo, cantore e musico tracio, si innamorò della ninfa Euridice e volle sposarla: durante il matrimonio, però, la ninfa fu morsa da un serpente e morì lasciando da solo il povero Orfeo. Ma l'amore del giovane era così grande che decise di scendere
negli inferi per riavere indietro la sua amata e scese a patti con Proserpina, moglie dell'Orco: Euridice sarebbe tornata sulla terra assieme a lui a patto che Orfeo non la guardasse sino all'uscita dell'Ade. Purtroppo l'amore prese il sopravvento, e Orfeo si voltò a guardare
l'amata. Un errore che gli è costato non poterla mai più riabbracciare.
"'Quale enorme follia ha distrutto me infelice e te, Orfeo? Di nuovo mi chiamano indietro i fati crudeli e il sogno spegne i miei occhi offuscati.
Pillola giornaliera di cultura latina: lo sapevate che la prima prova storica dell'esistenza di Gesù Cristo è contenuta negli Annales di Tacito?
Infatti, in merito all'incendio di Roma del 64 d.C., Nerone accuso i cristiani di aver appiccato le fiamme e
Tacito ne fornisce un breve ritratto (non fedele).
"Ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus Christianos appellabat. Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem
Pontium Pilatum supplicio adfectus erat", ossia "Pertanto Nerone, onde mettere a tacere le crescenti dicerie, incolpò e sottopose a punizioni eccezionali quelli che odiati per i loro crimini il popolo chiamava Cristiani. L'autore di quel nome, Cristo, sotto l'impero di Tiberio,