Siamo in un momento storico in cui il diritto all'aborto è allo stesso tempo sotto attacco feroce e oggetto di lotte ugualmente forti. Si tratta di un tema centrale per parlare di autodeterminazione, sul proprio corpo e sulla propria vita, e di presente e futuro.
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E mi sono chiesta come i programmi elettorali affrontassero il tema #aborto. Al di là di quello che quei partiti fanno o hanno fatto, ma proprio come intenzioni programmatiche. Credo sia una buona cartina di tornasole per leggere in generale il rapporto di quei partiti col mondo>
Inizio, per promemoria mio, scusate se vi ammorbo >
> Partiamo dalla compagine centrodestra, che raccoglie Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e moderati.
Aborto: non pervenuto, ma si parla di “Sostegno alla famiglia e alla natalità”.
Aborto assente anche dal programma 5stelle, ma presente il sostegno alla maternità >
> il PD propone, nella sezione “Siamo Pari”, "il pieno riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, garantendo l’applicazione della legge 194/1978 in ogni sua parte sull’intero territorio nazionale e rafforzando la rete di consultori".
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> similmente fa Alleanza Verdi/Sinistra che in “L’Italia che ama” afferma "siamo qui a difendere la legge che consente l’interruzione volontaria di gravidanza e soprattutto la sua possibile e corretta applicazione in tutte le nostre città" >
> nessuno dei due ci dice come applicheranno la legge 194 evitando l'obiezione di coscienza che materialmente rende impossibile l'accesso all'interruzione di gravidanza >
> nel programma di Azione/Italia Viva l'aborto è non pervenuto, ma si parla di “Famiglia e natalità” >
> Unione popolare nella sezione nella sezione “Far crescere i diritti e le libertà” chiede "misure a sostegno della piena applicazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza in tutto il territorio nazionale" >
> e aggiunge (copiando dal Piano di nudm) "l’obiezione di coscienza nel servizio sanitario nazionale lede il diritto all’autodeterminazione delle donne", una frase che nudm usava per dire #moltopiùdi194 e non solo applichiamo la 194 (che prevede l'obiezione) >
> solo +Europa cita l'aborto farmacologico chiedendo in “Diritti e cittadinanza” "che le regioni garantiscano l’interruzione volontaria di gravidanza con una programmazione dei punti IVG, assicurando una adeguata presenza di personale non obiettore. >
> Inoltre è necessario che l’aborto farmacologico diventi una pratica ambulatoriale a disposizione dei consultori, dei servizi di ginecologia e dei medici
di medicina generale" >
> e aggiungono "Più Europa ritiene che debba essere superato il monopolio pubblico dell’aborto, che è l’unica prestazione sanitaria che non si può eseguire fuori dal SSN, poiché questo contribuisce a limitare la libertà delle donne" >
> anche qui non si capisce (e l'ambiguità credo sia voluta) se vogliano aprire all'aborto negli ospedali e consultori privati o dare spazio all'aborto autogestito in autonomia dalle donne* >
> in sintesi: nessun partito (tranne in parte +Europa) parla delle linee guida emanate nell'agosto 2020 che prevede l'aborto farmacologico fuori dagli ospedali e che poche Regioni hanno recepito >
> nessuno parla della possibilità di aborto in telemedicina a casa, sperimentazione già avviata con ottimi risultati.
Queste assenze dimostrano non solo scarsa attenzione, ma la scelta politica di non assumere l'aborto come tema reale, ma solo come slogan in difesa della 194 >
> e dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, la distanza dei partiti dai processi reali in atto.
Scopro così l'acqua calda e concludo
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“Mill indica la via più semplice e sicura per giungere a una conoscenza della donna che non sia, come spesso è, il riflesso della visione che l'uomo ha di lei: cioè quella di chiederlo direttamente all'interessata. >
Ma acutamente osserva che condizione essenziale perché la donna accetti di parlare di sé, di descriversi, di esporsi, è che non si senta subordinata ma uguale. Non può esistere un colloquio autentico tra persone che stiano tra loro in posizione da dominante a dominato, >
occorre che si sentano pari. Così anche l'uomo, per ascoltare quello che la donna ha da dire su se stessa, deve sentirla uguale a sé. >
Alla Mangiagalli di Milano e in alcuni ospedali di Roma (qui tutte le info grazie a Pro-choice rica instagram.com/p/Cf_X9WgK9cx/) è possibile abortire in regime ambulatoriale, recependo le direttive OMS.
Cosa vuol dire?
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L’aborto farmacologico avviene assumendo due farmaci a distanza di 48 ore.
In regime ambulatoriale ci si reca in consultorio/ospedale per la somministrazione del primo farmaco e le istruzioni per prendere il secondo, in autonomia, a casa o dove si vuole, con chi si vuole >
È una procedura sicura e che dà autonomia alle donne e alle persone che abortiscono e per questo è molto osteggiata da quei medici che vogliono mantenere il loro potere (potere accresciuto dall’infantilizzazione di chi abortisce presente nella 194) >
nota a margine su alpini, denunce e molestie:
la ricerca ossessiva della denuncia fatta ufficialmente non svela solo ignoranza di quanto sia difficile denunciare (e non parliamo di quando sono coinvolte forze dell'ordine o militari) e di quali effetti abbia (e non abbia) >
> ma svela anche la volontà di poter indicare un colpevole, un episodio, di trasformare le molestie singoli momenti particolari che coinvolgono persone specifiche che compiono atti specifici e documentabili. La volontà, insomma, di trovare chi è stato e poterlo additare >
> e invece quello che i racconti di questa adunata (ma anche tutti i racconti di molestie e violenze nello spazio pubblico) mettono in luce è come il colpevole, se proprio si deve trovarne uno, sia proprio il soggetto collettivo, il gruppo, il mucchio >
La violenza sessuale nello spazio pubblico commessa da estranei è rara rispetto a quella commessa da persone che si conoscono.
Gli ultimi dati Istat (2014) dicono che gli stupri vengono commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici.
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> eppure è quella che genera sempre più reazioni.
Da un lato perchè permette di gridare retoricamente all’eccezione e all’emergenza. Di guardare agli stupratori come altro da “noi”, per provenienza, classe sociale, religione, uso di alcool o sostanze e così via >
> dall’altro lato la violenza commessa da estranei viene più facilmente riconosciuta come violenza, mantre quando è commessa da persone con cui si è in relazione entra più spesso in gioco l’idea che vi siano zone grigie, fraintendimenti, colpe di chi subisce e così via >
mentre si discute molto di stupro, faccio notare sommessamente che la violenza sessuale in Italia è reato contro la persona soltanto dal 1996.
Prima si trattava di un reato contro la morale (o contro la famiglia nel caso di violenza su minori) >
> pensare lo stupro come reato contro la morale significa subordinare la volontà della donna che subisce la violenza al "buon costume" della società.
Per questo fino al 1981 era previsto il matrimonio riparatore, che cancellava l'offesa alla morale >
> (e ricordo che riconoscere gli stupri dentro al matrimonio è ancora difficilissimo) >
Jenide Russo, operaia, arrestata a 26 anni per colpa di una spia mentre trasporta in bicicletta nitroglicerina. Portata prima a Monza e poi a San Vittore, viene poi deportata a Bergen-Belsen, dove muore il 26 aprile ‘45, pochi giorni dopo la liberazione del campo.
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Da S.Vittore scrive:”racconto come sono stata arrestata.Sono partita alle 8,30 da casa, ricordi?Sono andata a prendere delle cose e poi sono andata a portarle a destinazione. Intanto che dò la roba, mi sono sentita dietro otto persone con rivoltelle spianate;mi hanno perquisita >
Poi mi hanno portata in macchina fino a Monza, e lì mi hanno interrogata. Siccome non volevo parlare con le buone, allora hanno cominciato con nerbate e schiaffi (non spaventarti). Mi hanno rotto una mascella (ora è di nuovo a posto). >