Celebriamo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne in un paese dove durante un processo per stupro un avvocato disse del suo assistito, un carabiniere, "è un bell'uomo e non ha bisogno di stuprare"
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e dove il sindaco della città in cui era avvenuto lo stupro dava la colpa allo 'sballo', non allo stupratore.
Lo celebriamo in un paese dove la condizione di debolezza temporanea delle donne vittime di violenza, lo stato di ubriachezza ad esempio,
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anziché essere l'aggravante per l'aguzzino lo diventa per lei che se non beveva rimaneva lucida e non le sarebbe successo niente.
Lo celebriamo in un paese dove per i media c'è sempre un motivo per ammazzare una donna e colpevolizza la donna, che se fosse rimasta al posto suo
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magari vicino a un uomo violento o che non amava più non le sarebbe accaduto nulla: il raptus, il crimine di passione, il delitto passionale. La gelosia.
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L'assassino è il fidanzatino, il gigante buono, il manager capace, l'innamorato che non si arrende alla fine di una storia, il dj col "vizietto" dello stupro. La vittima non viene nemmeno nominata: l'ex moglie, la compagna, la fidanzata,
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quando alla stampa gira bene ci scappa almeno il nome di battesimo.
Qualche anno fa fu arrestato un uomo per aver violentato la figlia quindicenne e il giornale locale titolava "arrestato padre di famiglia".
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Celebriamo il #25novembre in un paese dove lo stupro, il femminicidio diventano armi nelle mani dei politici che possono strumentalizzarli pro domo loro senza vergognarsene.
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In Francia la notizia dell’avviso di garanzia di Macron l’hanno data e nessuno si è fatto male.
Lo dico per tranquillizzare l’avvocato Sisto già viceministro alla giustizia che pensa che fra gli incubi degli italiani ci sia quello di finire sui giornali per un avviso di garanzia
L’avviso di garanzia, parrà strano, ma non è un passaggio obbligatorio della vita di tutte e tutti, per farsene dare uno bisogna aver fatto qualcosa, un uomo dello stato dovrebbe dire che la democrazia è abbastanza forte da tutelare i cittadini, anche quando hanno a che fare
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con la giustizia, non pensare a una legge che vieti a giornali e giornalisti di dare le notizie quando nelle maglie della giustizia incappa qualche “eccellenza”.
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Giuli avrebbe ottenuto lo stesso la nomina se non si fosse fatto notare in questi mesi grazie alle numerose ospitate in tivù e a chi se lo litiga da uno studio all'altro?
Io sono convinta di no,
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e sono convinta anche che la televisione in questi ultimi decenni abbia prodotto danni incalcolabili: lo dico dai tempi di Floris e di Polverini, invitata a Ballarò una settimana sì e l'altra pure
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e che, da perfetta sconosciuta, segretaria di un sindacato di quattro gatti arrivò alla presidenza del Lazio.
Floris è stato il pigmalione di altri 'fenomeni' approdati nella politica, ha un vero talento da cacciatore di teste,
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"La libertà di critica è il sale della democrazia, ma perché insultare in modo greve e volgare?" domanda crosetto a proposito delle critiche a meloni riguardo il siparietto squallido coi giornalisti.
Un gran maestro di bon ton, il ministro,
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lui che si è sempre distinto per la sobrietà nelle critiche, che indicava al pubblico ludibrio i giornalisti, Alessandro Robecchi, Alberto Infelise, Monica Napoli, esponendoli alla gogna e agli insulti e citando le testate affinché chi di dovere prendesse provvedimenti,
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accusava Tomaso Montanari di essere un istigatore violento, un brigatista latente e altri professori, Andrea Roventini il caso più recente, colpevoli di avere un pensiero autonomo indicando le loro università auspicandone la rimozione.
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I giornali che hanno fatto per anni pubblicità gratuita intervistando i proprietari di aziende e locali, inventando menzogne per contribuire ad abbattere il #redditodicittadinanza
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non hanno alcuna credibilità oggi che riportano le storie di chi contava su quei pochi soldi per sopravvivere.
Noi quelle storie le conoscevamo e molti le vivevano ma i 'giornalisti' non le raccontavano, andavano a raccogliere il chiagni e fotti dei milionari,
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alcuni anche evasori condannati che vogliono fare impresa privata ma poi vanno a piangere dallo stato appena gli affari non vanno bene, cioè da noi che ci arrabattiamo per arrivare a fine mese, ma non abbiamo i giornalisti che vengono a chiederci se ci serve qualcosa.
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I giornali dei padroni, le tivù dei padroni hanno il compito di trasformare i desideri dei padroni in solide realtà, ad esempio che il reddito di cittadinanza sia la causa di miseria terrore e morte.
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L'imprenditore compra giornali o interi gruppi editoriali non perché gli interessa fare buona informazione ma per controllare l'informazione. I media sono l'arma più potente del potere, perché la concentrazione di tivù e giornali in poche mani,
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l'ingerenza politica nel cosiddetto servizio pubblico impediscono un reale pluralismo e c'è ancora troppa gente che si fida di tutto quello che sente in tivù e legge sui giornali, non è capace di tradurre in pensiero proprio quello che ci viene propinato dai media 24 ore su 24
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renzi non si limitò a parlare del regime di bin Salman come del "nuovo rinascimento arabo", disse anche che l'Arabia Saudita è un baluardo contro l'estremismo islamico, l'Arabia dove non solo si lapidano le donne in nome della sharia, si impiccano i gay e si imprigionano,
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si torturano e si squartano i dissidenti ma si armano i terroristi che hanno fatto dello Yemen un cimitero a cielo aperto.
Dei 19 componenti del commando che dirottò gli aerei negli attentati alle Twin Towers 15 provenivano dal regime "baluardo" tanto caro a renzi.
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Nel 2019 grazie alla lega calcio i sauditi hanno ospitato due supercoppe italiane, a gennaio il torneo si svolse a Gedda, a due passi dalla piazza dove a Raif Badawi, il blogger arrestato nel 2014 e condannato a dieci anni di carcere perché aveva osato aprire un sito web
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