#Vittime del #Fascismo
Lipparini Amedeo anni 40. Mezzadro come i suoi genitori, divenne segretario della Lega coloni di Santa Maria in Duno (Bentivoglio) e animò la lotta della categoria nel primo dopoguerra. Fu componente del consiglio della cooperativa agricola locale. Nelle
elezioni amministrative del 26/9/20 venne eletto consigliere comunale di Bentivoglio e il 12 dicembre dello stesso anno fu nominato assessore supplente. Socialista da vecchia data, aderì alla frazione comunista già prima del congresso di fondazione del PCI. La sera del 29/4/21
circa una settantina di mezzadri aderenti alla Lega coloni si riunirono nella sede del circolo socialista dunese per discutere dellʼapplicazione del capitolato colonico conseguito a seguito della lunga lotta agraria del 1920 e duramente osteggiato dagli agrari. Lipparini
presiedeva la riunione alla quale partecipavano Roberto Pondrelli, consulente della federazione provinciale dei lavoratori della terra, e Celso Poli della CCdL di Bologna. Mentre la discussione ferveva, alle 22:15, una squadra di fascisti, provenienti da S. Giorgio di Piano,
assaltò la sede del circolo sparando sui coloni riuniti, spezzando e bruciando le suppellettili e sparando, ancora, sugli uomini sortiti dal locale.
Mentre nove coloni restarono più o meno gravemente feriti, Lipparini, colpito mortalmente da colpi sparatigli alla schiena, si
abbattè in mezzo ad un vicino campo di grano e cessò di vivere alle ore 23 per emorragia polmonare. I fascisti responsabili della truce impresa vennero arrestati, interrogati e, alcuni di loro, rinviati a giudizio. Per alcuni la corte dʼassise di Bologna deliberò di non dover
procedere «per insufficienza di prove» e, per i maggiori indiziati, il 14/1/23, la stessa corte accolse la proposta di proscioglimento avanzata dal procuratore generale, che giustificò lʼassassinio e i vari ferimenti provocati dallʼattacco fascista con le seguenti motivazioni:
«fu determinata da unʼazione dei fascisti [...] i quali irruppero, mano armata e travisati, nella sede del circolo socialista [...], ove aveva luogo una conferenza di carattere politico-sociale e per contrastare lʼazione altrui sovvertitrice delle finalità fondamentali
dellʼattuale ordinamento sociale e deprimente del sentimento e delle idealità nazionali».
Fu il primo capolega contadino ucciso dagli squadristi nel bolognese.
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16 dicembre 1944 Rastrellamento della Valle dei Bocchi.
L'azione repressiva dei nazifascisti prosegue ininterrottamente nella zona di Castelmaggiore (BO). Questo grazie anche alle spie fasciste che erano riuscite ad insinuarsi nelle file partigiane.
Il ricordo di Dino Sassatelli partigiano della Brigata Irma Bandiera.
Il giorno 16 dicembre la brigata nera fece irruzione nella zona della Valle dei Bocchi e fecero un rastrellamento di partigiani. Ero ritornato a casa da poco quando sentii il rumore di camion nei paraggi.
Mi affacciai alla finestra e stavo per lanciarmi quando Enzo Gabrielli mi afferrò trattenendomi perché si era accorto che eravamo circondati. Bussarono alla porta e mio cognato, Mario Cinti, andò ad aprire.
I fascisti si lanciarono in casa accompagnati da un ex partigiano di
13 dicembre 1944 Rastrellamento alla Casa buia (BO)
Testimonianza di SALVATORE MASI
Partigiano nella Brigata Irma Bandiera
La notte del 13 dicembre, anche Corticella fu messa sottosopra in conseguenza del cedimento di ex partigiani che non avevano resistito alle torture dei
nemici.
Verso le 5 di mattina del 13 dicembre 1944 la brigata nera piombò alle fornaci della Casa Buia, provenendo da Sant'Anna.
Avevano circondato l'abitato e io fui arrestato assieme a tutti i civili che erano nelle fornaci. Fra gli arrestati c'era anche la Pemma e un romagnolo
fuggito dalle SS italiane e che dal mese di luglio combatteva coi partigiani della zona. Arrestarono anche altre persone che dormivano con noi nel forno della fornace.
Ci portarono nella casa denominata Casa buia da cui prende il nome tutto il caseggiato. Lì vi era anche Tarozzi.
Nel mattino del 27 novembre, in via Nuova, scoppiò uno scontro a fuoco tra i soldati del presidio in casa di Guido Gambi e una pattuglia mista di canadesi e partigiani, avanzata per verificare l'entità del drappello tedesco ed
eventualmente attaccarlo. Nei giorni precedenti infatti la presenza tedesca era stata alquanto limitata al punto da far pensare a un abbandono definitivo della zona.
Nello scontro restò ucciso un militare nazista, mentre i componenti della squadra mista riuscirono a fuggire.
Ritornata una calma relativa, verso le 12, alcuni soldati tedeschi si recarono nelle case di via Nuova alla ricerca di partigiani. Nonostante gli esiti negativi della ricerca, iniziarono a radunare gli abitanti nelle singole case eccezion fatta per le famiglie che abitavano nel
Il 26 novembre 1944 cominciò un grande rastrellamento che, nelle intenzioni dei Tedeschi, doveva annientare tutte le formazioni partigiane e ripulire le montagne della Val Sangone e le frazioni alte di Cumiana. La zona era già stata interessata agli inizi di aprile da un'altro
rastrellamento.
La prima tappa fu la Verna di Cumiana: nella notte tra il 26 e il 27 novembre un reparto tedesco salì da Cumiana verso la Verna; alle 6.45 il borgo fu circondato.
In una casa i partigiani stavano festeggiando un colpo riuscito: si sentivano i loro canti e le loro
voci, per cui fu facile raggiungerli.
Giovanni Bert fu il primo ad essere colpito a morte, mentre si recava a dare il cambio alla sentinella di guardia.
I Tedeschi, saliti in nottata, avevano avuto il tempo di fissare le mitragliatrici in posizioni elevate a poche decine di metri
La mattina del 25 novembre 1943, alle ore 6.30, la casa dei Cervi viene circondata da militi della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). Dopo un breve conflitto fuoco i militi fascisti appiccano un incendio al fienile e alla stalla. A questo punto la famiglia si arrende gli
uomini presenti, il padre Alcide e i sette figli, due italiani (Quarto Camurri e Dante Castellucci) e quattro stranieri vengono arrestati, caricati sui camion e portati nel carcere politico dei Servi, a Reggio Emilia, mentre le donne e i bambini sono abbandonati per strada, e la
casa viene saccheggiata e incendiata.
Gli stranieri arrestati (assieme a Castellucci, che ha avuto la prontezza di farsi passare per francese, salvandosi così la vita) vengono trasferiti a Parma, mentre i sette fratelli subiscono maltrattamenti affinché parlino. Nel frattempo c'è
21 novembre 1920 – Bologna - La strage di Palazzo d’Accursio.
Il 31.10.1920 il PSI di Bologna vinse le elezioni amministrative. Nel pomeriggio del 21 Palazzo d’Accursio fu parzialmente isolato da uno schieramento leggero di soldati. Nella piazza Maggiore e in quella attigua del
Nettuno vi erano alcune centinaia di socialisti. Lungo via Rizzoli e via dell’Archiginnasio i fascisti premevano per entrare nelle piazze. Quando, poco dopo le 15, Enio Gnudi, il nuovo sindaco socialista di Bologna si presentò al balcone della Sala rossa per salutare la folla,
i fascisti cominciarono a sparare contro il palazzo e le persone che si trovavano nelle piazze.
Nella piazza si ebbero 10 morti e non meno di 50 feriti. Mentre nella piazza si consumava la strage - le vittime erano quasi tutte di parte socialista - nella sala del consiglio si