Certo, il selfie alla camera ardente in una società normale, sana sarebbe un abominio, un oltraggio, ma quando si inventa - letteralmente - uno stile comunicativo che trasferisce su un palcoscenico anche i dolori più privati,
1)
veri o inventati per fare spettacolo non importa ma comunque raccontati al grande pubblico perché suscitino indignazione, commozione, rabbia, c’è il rischio che se ne rimanga vittime in prima persona.
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Come diceva Pippo Fava, quando si raccontano cose a 50.000, 500.000, 5 milioni di persone ogni giorno per convincerle ad avere una certa visione del mondo quelle persone giorno dopo giorno modificheranno il loro modo di pensare,
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la pubblica opinione rimugina, si ribella, s’incazza, modifica se stessa e la società in cui vive.
Nel bene, ma soprattutto nel male. #27febbraio
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Facevano pubblicità alle attività folkloristiche e allo shopping con la complicità dei confindustriali lombardi che invitavano ad uscire, andare dal parrucchiere, a fare colazione al bar e mangiare al ristorante quando a Wuhan c’era già il deserto.
1)
Quando Gori lanciò la sua ridicola campagna “#Bergamo is running”, condivisa fino al 5 marzo 2020 l’epidemia si era già estesa nel lodigiano.
Ricordiamo anche Zaia quando rifiutava l’ipotesi del Veneto “zona rossa”
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e De Luca che voleva usare il lanciafiamme contro gli studenti che festeggiavano la laurea [sic!] ma quando la sua Campania andò in zona rossa si comportò come l'alunno messo ingiustamente dietro la lavagna.
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Qui un politico può querelare un giornalista perché tiene un gadget nella libreria e chiedere 500.000 euro di risarcimento ma se il politico diffama, insulta, calunnia una privata cittadina se la cava con l’immunità. 1)
Ma l’immunità non era stata pensata per reati di tipo comune, dei quali anche i politici devono rispondere se la Costituzione ha ancora un senso e un valore.
Dare della criminale a una persona onesta non è un’opinione politica, è una porcata.
2)
Rackete dopo gli insulti di salvini fu vittima di una gigantesca gogna, fu insultata, diffamata e minacciata, davvero queste schifezze possono passare in cavalleria perché le ha fatte il ‘politico’?
3)
Sono due giorni che si dice che il risultato delle primarie è la richiesta di una svolta ma niente, i nostri 'raffinati' notisti politici non lo vogliono capire e hanno preso le parti di quelli che minacciano di lasciare il pd perché con Schlein diventa "troppo di sinistra".
1)
Schlein lasciò il pd di renzi insieme a Civati nel 2015 perché non si riconosceva più in quel partito, esattamente l'anno prima del referendum perso, prima delle elezioni perse e dei sei milioni di elettori persi da quel pd che renzi ha ridotto alle bucce
2)
grazie a leggi liberticide che hanno peggiorato il paese, non lo hanno migliorato.
Le 'vittorie' di renzi sono una enorme e gigantesca fake news, renzi viene rimpianto perché negli anni in cui è stato al governo ha fatto il curatore di certi interessi,
3)
Le donne del pd che 'non dovevano votare una donna per forza' sono le stesse che hanno fatto la fila per complimentarsi con Meloni prima donna 'premier'.
1)
L'unica donna di sinistra che ha sollevato una critica nel merito è stata Michela Murgia che ha detto che Elly Schlein è la donna giusta nel partito sbagliato.
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L'unico vantaggio di Schlein è però, come ha ben detto Travaglio a otto e mezzo, che non può essere accusata di tutto ciò che di sbagliato ha fatto il pd e che è finito il tempo dei rinfacciamenti di aver fatto, o non fatto, questo e quello.
3)
Sono anni che la politica, non solo di destra, attacca la scuola. Prima ci fu il caso della maestra Lavinia, licenziata da renzi in diretta tivù perché aveva osato ribellarsi alle forze dell'ordine che difendevano il corteo fascista;
1)
poi ci fu la professoressa Dell'Aria, sospesa senza stipendio perché i suoi ragazzi avevano osato paragonare i decreti sicurezza di salvini alle leggi fasciste;
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poi il professore sospeso perché si fece scappare una battuta alla radio su meloni che venne prontamente difesa dal capo dello stato in persona: un intervento alquanto singolare e credo unico nella storia visto che di donne politiche, ministre offese ce n'è un'enciclopedia,
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«Vorrei sapere, prima di morire, chi ha ucciso Valerio.
Vorrei che i colpevoli bussassero alla mia porta, vederli e chiedere perché. Io li aspetto».
[Carla Verbano]
1)
Carla Verbano è morta il 5 giugno del 2012 e alla sua porta non ha bussato nessuno, nemmeno una cosiddetta istituzione per almeno scusarsi dell'incapacità dello stato di trovare i tre bastardi assassini fascisti che ammazzarono il figlio.
2)
Il 22 febbraio del 1980 Valerio Verbano aveva 19 anni, era uno studente e un militante di Autonomia Operaia; uno di quei ragazzi che oggi avremmo visto scendere in piazza ad opporsi all'obbrobrio criminoso dell'alternanza scuola lavoro,
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