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Mar 13 27 tweets 6 min read
LA SCOMPARSA DELLA VERGOGNA DALLA POLITICA

In questi giorni ho letto molti tweet che terminavano con frasi concernenti la vergogna soprattutto riferiti a #Piantedosi o alla #Meloni
#MeloniVergognati, #SalviniVergognati, #PiantedosiVergognati e via dicendo.➡️
➡️ Dalla pandemia alla tragedia di Cutro e in tante altre situazioni critiche, si sono moltiplicate le manifestazioni di fatica, di sofferenza e di indignazione nella nostra vita quotidiana. Raramente, invece, emerge un altro sentimento che in alcune situazioni sarebbe doveroso➡️
➡️ provare, un sentimento che alcuni dovrebbero assolutamente fare proprio: LA VERGOGNA. Sovente ci indignamo e insorgiamo contro la SCARSA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ che si registra nel nostro paese, ma parallelamente mi coglie una profonda tristezza, quasi disperante, per➡️
➡️ la scomparsa della vergogna.
Ma che cos’è la Vergogna? Sul piano politico, possiamo dire che è un sentimento positivo. Quell’imbarazzo profondo che ci fa arrossire quando vorremmo scomparire eppure siamo al centro della scena con le nostre colpe o responsabilità.➡️
➡️Quel sentimento che ci fa tenere lo sguardo basso per non vedere gli occhi che ci guardano. Quel sentimento che svela la nostra doppiezza e quella degli altri.

Tuttavia, l’esperienza della politica italiana maturata in decenni di malgoverno, ha eliminato la Vergogna dal ➡️
➡️panorama delle nostre istituzioni. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a inchieste, scandali, sequestri. Il rossore è scomparso dai volti della politica e lo sguardo nessuno più lo abbassa. Eppure la Vergogna potrebbe aiutare ad avvertire con forza quel senso di colpa ➡️
➡️riparativo che favorisce il miglioramento. Senza vergogna si perde la capacità di controllare gli impulsi e di stabilire i confini del ruolo della politica nella società.

«Sono sereno». Lo dichiarano davanti alle telecamere i calciatori indagati nel calcio scommesse, se ne ➡️
➡️vantano con altrettanta nonchalance i politici, gli amministratori, gli uomini d’affari presi con le mani sulle tangenti, i professionisti delle ruberie e dello sfruttamento, gli evasori e i condonati. Lo ripetono come un mantra affaristi che hanno fatto dell’illegalità un ➡️
➡️mestiere e non certo a loro insaputa. Tutti sereni, e il peggio è che forse lo sono davvero. «Sono tranquillo, non ho niente di cui vergognarmi» è l’estrema sintesi di un sentire diffuso, sfrontato e spudorato che, - nel pubblico come nel privato - ha messo a tacere imbarazzi➡️
➡️ e sensi di colpa e sostituito la sorpresa alla vergogna di essere colti in fallo. Inutile evocarla, la vergogna non abita più qui. Sparita, negata, dimenticata oppure, sospesa in qualche luogo sconosciuto, esiliata e zittita come una voce scomoda e dolorosa che richiama ➡️
➡️parole come coscienza, dignità, onestà, limiti, decenza, disapprovazione. Siamo diventati una società di senza vergogna o semplicemente anche la vergogna, considerata oggi un problema poco assillante e facilmente risolvibile, non è più quella di una volta.➡️
➡️ ALLA RICERCA DELLA VERGOGNA PERDUTA
La vergogna non c' è più. Quel sentimento che ci suggerisce di provare un turbamento, oppure un senso d' indegnità di fronte alle conseguenze di una nostra frase o azione, che c' induce a chinare il capo, abbassare gli occhi, evitare lo ➡️
➡️ sguardo dell' altro, a farci piccoli e timorosi, sembra scomparso. Oggi la vergogna, ma anche il pudore, suo fratello gemello, non costituisce più un freno al trionfo dell' esibizionismo, al voyeurismo, all'ARROGANZA DEL POTERE sia tra la gente comune come tra le classi ➡️
➡️ dirigenti. La perdita di valore della vergogna è contestuale a un altro singolare fenomeno: l'idealizzazione del banale e dell' insignificante. Lo sguardo ammirato di molti non si rivolge più a persone di notevole rilievo morale o intellettuale, bensì a uomini e donne ➡️
➡️ modesti, anonimi, assolutamente identici all' uomo della strada o alla donna della porta accanto.
SIAMO ENTRATI TUTTI IN UN GRANDIOSO BAR DELLO SPORT. Una grande responsabilità di questa trasformazione è dovuta
ad un fenomeno prodotto dalla televisione, da alcuni programmi ➡️
➡️ di grande ascolto come il Grande Fratello prima, ai talk-show e alla diffusione dei social poi, dove tutti i sentimenti umani (amore, odio, cinismo, indifferenza, arroganza ecc.) vengono mostrati nella loro quotidiana normalità. E imitati da fronde di tifosi che con loro si ➡️
➡️ identificano. Per effetto dell' immagine televisiva abbiamo davanti un orizzonte molto vasto, «in diretta visione sensibile, ma solo attraverso le sue immagini». Incontriamo la realtà «sotto forma di apparenza e fantasma», non il «mondo» bensì «un oggetto di consumo che ci ➡️
➡️ viene fornito a domicilio». LA REALTÀ TELEVISIVA DIVENTA LA NOSTRA REALTÀ QUOTIDIANA. È il «delitto perfetto», perpetuato dal trionfo della televisione: se tutto è esposto alla vista, significa che non c' è più nulla da vedere. La realtà stessa sembra scomparire nella ➡️
➡️ totale trasparenza. I modelli culturali si appiattiscono ai livelli da Bar dello Sport. Il sentito dire diventa certezza. E con l'evaporazione dei modelli culturali svaniscono i confini dell'etica e del senso morale. Tutto diventa concesso, anzi un diritto.
Anders mette a ➡️
➡️ fuoco un problema che ci tocca da vicino, e che influenza anche il modo attraverso cui si formano e si manifestano le nostre emozioni, tra cui appunto la vergogna. L' esperienza che facciamo è quella dell' assenso che sostituisce il consenso, ovvero del sì incondizionato e ➡️
➡️ slegato da qualsiasi contenuto. È in corso un inarrestabile processo di omologazione fondato sulla democrazia dei consumi, di cui l' audience è il sistema di valutazione, ma anche il fine ultimo:
spettacolo è tutto ciò che applaudiamo, per quanto è ancora vero che non tutto➡️
➡️ è spettacolo nel mondo odierno, contrariamente a quello che sosteneva Guy Debord, creatore della formula «società dello spettacolo». In questo contesto la vergogna tende a scomparire, un sentimento proprio di altre epoche dell' umanità, in cui il bisogno di esserci, di ➡️
➡️ essere visti, e di vedere tutto, sempre e comunque, non era così significativo e rilevante, come accade oggi. La visibilità come obiettivo ultimo dell' esistenza dell'individuo. La vergogna è diventata un tabù. O meglio, si è trasformata in vergogna di non aver successo, ➡️
➡️ di non essere notati: la terribile vergogna d' essere nessuno. La vergogna contemporanea consiste nel sentimento del fallimento della propria esibizione. Ci si vergogna di vergognarsi, poiché questo richiama l' attenzione di tutti sull' unica cosa che si vuole nascondere: ➡️
➡️ l' insuccesso. Anna Maria Pandolfi, una psicoanalista che ha studiato la scomparsa della vergogna: è probabile che l'esibizionismo e il voyeurismo, che dominano incontrastati, siano in realtà la spia di una diffusa carenza d' identità. ➡️
➡️ Per quanto riguarda la vergogna, non è più vero, come nel passato, che questa emozione costituisca comunque un valore; era ciò che distingueva l' essere umano dagli animali.
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I tre amici, non sono gli amici della tombola, ma sono in primo luogo tre parlamentari, in secondo luogo una PdC, un ministro e un ex PdC. I primi due di ritorno da Cutro, dove non hanno avuto né il coraggio di parlare con i famigliari delle vittime né di visitare il palazzetto👉🏻
👉🏻 e di rendere omaggio alle bare dei defunti, compresi i bambini.
In quanto a vigliaccheria e a coda di paglia non devono prendere lezioni da nessuno. Non conoscono il termine vergogna ma neanche quello di etica e senso morale. Alcuni soccorritori hanno dichiarato che dal 👉🏻
👉🏻 giorno della tragedia non riescono più a dormire per l'angoscia provata, ne esistono altri che invece vivono beati nella loro indifferenza. Poi esistono mononeuroni come lei che si ritrovano nella totale incapacità di comprendere (e non lo nascondono neanche) e con i quali👉🏻
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