1. L'ennesima polemica scema di questi giorni. La festa del lavoro si celebra il 1° maggio in Europa a partire dal 1890. Vi si ricorda lo sciopero generale di Chicago del 1886 in cui si chiedevano condizioni di lavoro più umane. L'abolizione di questa festa fu uno dei primi
2. provvedimenti del Regime fascista, datato 1923, che l'accorpò al Natale di Roma (21 aprile) affinché, si legge nel relativo decreto-legge, "la celebrazione si ricongiunga ai ricordi della nostra storia e del genio della stirpe". Il 1° maggio era troppo sovversivo, di sinistra
3. diremmo noi oggi. È esattamente l'idea che hanno i neofascisti (chiamiamo le cose col loro nome per favore) di governo. L'idea che persone che abitualmente lavorano dal martedì al giovedì ci insegnino che il 1° maggio bisogna lavorare non è che figlia dei principi che ispirano
4. la loro politica, formati al disegno mussoliniano di derisione e cancellazione del pluralismo delle idee e delle tradizioni storiche di sinistra. Lavorare il 1° maggio dovrebbe essere normale per gente con stipendio a 6 cifre pagata dalla collettività
5. e non un atto di protesta contro una festa che si ritiene inutile. Di qui la polemica scema tra #Landini e #Meloni: sono milioni le persone che lavorano il 1° maggio, dagli ospedali alla polizia, dai trasporti pubblici alle ferrovie, dagli aeroporti ai collegamenti marittimi
6. e così via. Quella di annullare il c.d. Concertone non è altro che l'ennesimo tentativo dei neofascisti di governo di cancellare pratiche che ritengono troppo "di sinistra". Dobbiamo resistere a tentativi di questa natura perché una volta cancellato
7. il pluralismo rimarranno da festeggiare solo Predappio e la marcia su Roma. Celebrare i lavoratori e il lavoro è, nel 2023, un atto di sana resistenza. Quindi buon 1° maggio a tutte e a tutti. E, a chi ci andrà, buon Concertone! #Primomaggio
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