#ComicsBrokeMe
L’idea di affrontare questo argomento mi crea una immediata ansia, quindi abbiate pazienza se ne uscirà un discorso un po’ confusionario. Ci provo. Vi avviso preventivamente che sarà un thread intenso 🧵
Quando ebbi la chance di lavorare per la prima volta come autrice ero in un periodo di forte insicurezza e di ricerca lavorativa, per cui mi era sembrata una bellissima opportunità. Indubbiamente lavorare con una delle “case editrici italiane più prestigiose” era+
incredibilmente allettante, soprattutto per una neofita autodidatta che non bazzicava strettamente l’ambiente quale ero io all’epoca. L’anticipo era di 3000 euro per una GN per ragazzi di circa 140 pagine a colori. Mi ci vollero due anni per completarla.
Passai due terzi del 2019 in completo burnout per poter consegnare entro l’estate. Mi sentivo in colpa perché avevo già sforato una data di consegna, pativo tantissimo l’ansia da prestazione essendo il mio primo lavoro e il terrore di dare una brutta impressione era alle stelle.
L’editore non mi stava neanche addosso in realtà, solo il mio editor mi seguiva passo passo, chiedendomi ogni tanto aggiornamenti sulla data finale. Al momento della consegna vengo invitata in casa editrice, dove l’editore mi anticipa le fasi relative al marketing e la promozione
Peccato che dal momento in cui la data di uscita ha iniziato a farsi vicina l’editore non si è più interessato né di me né del mio lavoro. Non lo ha pubblicizzato sui loro social, non ha mandato copie omaggio, non ha organizzato firma copie né interviste.
Visto che la data di uscita era vicina alle date di Lucca, mi ero offerta io di poter fare un firmacopie durante quei giorni al loro stand (fortunatamente sono di quelle parti e non mi sarebbe costato nulla). Non sapendo come dirmi di no hanno accettato +
ritagliandomi uno spazietto controvoglia ma dicendomi comunque che non era la fiera più adatta per le GN per ragazzi (in sostanza quello spazio era dedicato ai loro titoli di punta con autori già rodati, usciti tra l’altro a pochi giorni di distanza dal mio volume).
Il momento di rottura è arrivato quando la CE in questione organizzò un evento dedicato dove invitarono tutto il loro parterre di autori italiani per festeggiare e lanciare in pompa magna i prossimi titoli.
Non entrerò nei dettagli ma io fui invitata a partecipare dal mio editor e non dall’editore, che a quanto pare non aveva più la mia mail e aveva delegato la cosa. All’evento stetti seduta non più di mezz’ora, poi mi fecero alzare per far sedere un’altra autrice.
Non mi diedero più uno spazio dove fare il firmacopie, lasciandomi in disparte. Risultava abbastanza evidente che io non fossi stata contata fin dall’inizio nella lista degli autori da invitare e infatti non c’era modo di incastrarmi tra le fasce orarie e lo spazio disponibile.
Verso la fine della giornata ero avvilita e stanca ma una ragazza che mi stava cercando tra gli autori in dedica mi trovò per chiedermi uno sketch. È l’unica cosa bella di quella giornata e mi faceva piacere ricordarla, provo ancora un sacco di gratitudine verso quella ragazza.
Da allora ho fatto un ultimo tentativo, perché nonostante tutto credevo di essere io la colpevole, credevo di non aver fatto un lavoro soddisfacente e che l’indifferenza del mio editore fosse la naturale punizione. Mandai un secondo proposal per un’altra GN, young adult stavolta
Si dissero interessati, gli piaceva e mi chiesero un sacco di cose in modo da iniziare a progettare il lavoro, salvo poi però ghostarmi subito dopo aver ricevuto la mia risposta entusiasta.
Per il secondo rendiconto sulle vendite sono stata contattata dal loro contabile via DM su Instagram perché non gli avevano dato la mia mail. Da allora tutte le comunicazioni si sono limitate a lui e al reparto vendita dei diritti esteri (con cui mi trovo bene)
In tutto questo, arriviamo alla parte più difficile da raccontare. Non ne ho mai parlato sui social e neanche in pubblico. Non affronto mai l’argomento se non con quelle persone che mi hanno accompagnata mano nella mano durante quello specifico periodo.
Sto ancora metabolizzando la cosa e spesso, semplicemente, annaspo. Però in questo caso è un tassello essenziale per avere il quadro generale della mia situazione specifica.
Durante la lavorazione della mia GN mi sono ritrovata a dover affrontare la malattia e la morte di mia mamma. Il tutto è durato otto mesi, i peggiori della mia vita, in cui non avevo altra scelta che mettere in pausa il lavoro (per riprenderlo in mano quasi da zero mesi dopo).
Mentre il mio editor è stato presente e comprensivo, dall’editore non ho ricevuto neanche una mail formale di condoglianze. In compenso nei ringraziamenti in chiusura al libro mi è stato chiesto di dedicare uno spazio anche all’editore perché “ci tengono tanto”.
Ovviamente preciso che la mia prima GN non ha venduto quasi niente. È stato un enorme flop editoriale, tutto quello che ne ho guadagnato sono stati l’anticipo iniziale, un centinaio di euro dalle vendite dell’edizione digitale e meno di 1000 euro per la vendita dei diritti.
A livello di rientro economico è stata un’esperienza dannosa, mi ha impedito di dedicarmi ad altro e alla fine mi sono ritrovata di nuovo senza un lavoro e a conti fatti una sconosciuta all’interno dell’ambiente in cui volevo lavorare.
Penso che sia intuibile quindi come io abbia vissuto questa esperienza e quali siano state le dirette conseguenze di un ghosting spietato da parte dell’editore. La mia autostima era ai minimi storici e ancora oggi fatico a credere di avere capacità come storyteller.
Tendo a dubitare sempre delle mie competenze quando mi viene proposto un lavoro. Sto meglio, ma ancora non ho trovato né una stabilità economica né una sorta di equilibro nella mia salute mentale.
Oggi a mente lucida e da persona più matura mi rendo conto di essermi ritrovata in una situazione estremamente tossica senza avere gli strumenti per affrontarla e in più con il vuoto enorme lasciato dalla perdita di mia mamma che mi ha resa estremamente fragile.
Posso almeno smettere di colpevolizzarmi e lavorare con più consapevolezza. Ma siamo comunque lontani anni luce dall’ambiente lavorativo del mulino che vorrei.
(scusate gli eventuali strafalcioni, l’assenza del neutro e altre cose, ho scritto un po’ di getto e a fatica)
Aggiungo una riflessione a margine: questi comportamenti che mi sento di definire al limite dell'abuso hanno avuto effetto perché pensavo di essere la pecora nera, quella che non ce la faceva perché non aveva il talento, le capacità e persino l'appeal giusto.
Intorno a me vedevo solo collegh3 soddisfatt3 e l'aura sacra di apprezzamento da parte della CE in questione che tendeva (ora lo so) a fare un distinguo tra autor3 di serie A e autor3 di serie B (non so in base a quali criteri, lo ammetto).
Mi rendo conto che raccontare le nostre esperienze serve soprattutto per evitare che altr3 collegh3 finiscano abbandonat3 a se stess3. Se avete dubbi, chiedete sempre, se pensate di star subendo comportamenti tossici o sbagliati da parte di una CE confrontatevi subito.
Per fortuna c'è aria di cambiamento nel panorama fumettistico italiano, Mefu e Moleste sono due ottimi esempi di come le cose si stiano smuovendo, però è anche importante sapere di poter contare l'un3 sugli altr3. Supportiamoci sempre a vicenda 💪

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