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Mar 27 59 tweets 11 min read Read on X
💨 | Tutti (e nessuno) contro Massimiliano Allegri

L’opera maestra. Riflessioni e considerazioni sul protagonista della decadenza juventina: a livello sportivo, comunicativo e culturale. Dal superficiale al profondo e viceversa. Tutto perfettamente concatenato. Image
Premessa 1: Farò riferimento, nel 3d, anche a contributi di profili, persone ed addetti ai lavori che mi hanno stimolato nella redazione. Li ringrazio anticipatamente.
@THE_GENTLEMAX - @andrelapegna - @clape87 - @Campanelli11
Premessa 2: Il calcio è un’industria e come tale devono essere analizzati i processi che lo regolano. La riconoscenza si guadagna. Chi sbaglia paga, chi porta a casa i risultati, forse. Allegri ha vinto? Sì. Ma nel 2019.
⚽️| L’Allegri di tutti i giorni

Partiamo dal quadro economico: mentre scrivo questo thread, leggo questo articolo di Tuttosport che già l’ottimo @campanelli11 ha debunkato alla grande. Ve lo linko direttamente qui sotto.

Invece, dal 1 luglio 2021, quando partì l’Allegri-bis, la rosa Juventus si è svalutata del 19% con un ribasso dai 600 milioni agli attuali 490. Interessante notare come a giugno 2022 la Juventus fosse la squadra coi valori più alti, dilapidati in 3 mesi di stagione. Image
Quadro statistico: L’Allegri-Bis, fin qui, non ha arricchito la bacheca. Non è mai capitato nella storia juventina che un allenatore bianconero rimanesse così a lungo in panchina senza trofei. La % di partite vinte (55%) è la più bassa del decennio.
Gli ultimi due allenatori - Pirlo e Sarri - erano sul 65. Però almeno la difesa è tornata ad essere un punto di forza: no, 137 gol subiti in 139 gare valgono 1 a partita. E l’attacco? Quest’anno 43 gol segnati sin qui sono record negativo insieme all'annata 2010-2011.
Avanti: 1 vittoria nelle ultime 8 partite, eguagliato record negativo sempre di quel periodo. In Champions lo scorso anno la Juventus ha perso 5 partite su 6 nel girone eliminatorio (mai capitato nella storia bianconera).
Per la prima volta nella gestione Allegri, la Juventus subisce almeno 2 gol per 4 partite consecutive di campionato. In generale, non succedeva dal febbraio-marzo 1993. Dopo oltre 33 anni il Genoa esce da casa Juve senza subire gol: non capitava dal 20 gennaio 1991.
In linea di massima, tutti i record negativi raccolti in queste tre stagioni ricalcano le stagioni di Delneri e Zaccheroni, quelle del pre ciclo vincente. Una situazione che ha portato, in quella circostanza, all’esonero a fine anno.
Ma, si sa, dove finiscono le responsabilità dell’allenatore iniziano quelle dei giocatori, per me comunque tutti complici della situazione, chi più e chi meno. Faccio una piccola divagazione in questo senso, doverosa. Dei professionisti non possono permettersi di offrire
un rendimento così scarso e perpetuato non preoccupandosi del loro futuro. Chiaro che è compito dell’allenatore trovare modi diversi di esplorare il potenziale del calciatore ma è altrettanto vero che con gli strumenti e le risorse nel 2024 ci sono, e regredire non è accettabile.
Questo discorso, in realtà, è stato già affrontato da @THE_GENTLEMAX che però non considera la tecnica come proprietà intrinseca dei calciatori, “un bagaglio che si portano dietro e aprono all’occorrenza”. Image
Io rimango più in una posizione di mezzo considerando sì la tecnica una proprietà intrinseca al calciatore ma strettamente inficiata dal contesto in cui è inserito. Perché a determinare il rendimento subentrano i fattori più disparati: vita privata, clima, ambiente o infortuni.
Ma banalmente anche gli avversari. A proposito, Sacchi parla di tattica e di strategia, termini confusi ma con significati completamente diversi. La tattica raccoglie i principi di gioco che un allenatore propone e sviluppa con e per la squadra; la strategia è il piano-gara.
Allegri non è mai sceso a compromessi con il suo credo calcistico. Tattica e strategia, nelle sue squadre, si confondono. La Juventus affronta le partite come se giocasse sempre contro sé stessa. Come se, nell’altra metà campo non ci fosse un avversario con pregi e difetti.
Eppure, al variare dell’avversario, cambiano le condizioni e le opportunità per arrivare alla vittoria. E questo si percepisce nel suo modo di raccontare il calcio, nei pre e post-partita. Il suo è un registro che modifica esclusivamente in base al risultato. Ma ci arriviamo.
Giocatori “forti” che non rendono e giocatori “mediocri” che rendono. E’ indubbio che l’allenatore - nell’ultimo decennio - abbia acquisito un ruolo fondamentale nella crescita di un giocatore. E dato che per crescita parliamo di soldi, la Juventus deve tutelarsi in quanto
più grande degli individui che la vivono. A seguito di un investimento, deve avere la certezza che tale sarà sfruttato a pieno e non dilapidato senza possibilità di recupero. Gli esempi si sprecano: penso ai vari Vlahović, Chiesa, Zakaria, Locatelli, Kulusevski e Paredes.
E se tanti giocatori veramente non si trovano bene, perché non agire? Lo spogliatoio del Bayern ha silurato Nagelsmann un anno fa. Perché a Torino non succede? Cuadrado scherzò sul pressing alto; Danilo, Rabiot e Tek dicono ma non dicono. In campo, alla fine, ci vanno loro. Image
Ecco il perché della mia uscita “tutti complici”. Perché tutti vedono i problemi (che siano giocatori, allenatori, dirigenti o metodologie) ma nessuno si prende la responsabilità di risolverli. Sebbene probabilmente ci siano 7 milioni di motivi di mezzo.
Per quanto riguarda l’aspetto puramente di campo: ogni allenatore ha una propria visione ma ci sono state delle scelte che lasciano, quantomeno, perplessi. E qui @andrealapena docet: Image
Che l’allenatore livornese abbia una certa importanza a livello decisionale sul mercato è indubbio. Ma le sue richieste sono risultate completamente anacronistiche e incompatibili oltre che distanti dalle reali necessità della rosa.
Sono anni che la Juventus ha bisogno di ricambi sulle corsie, specialmente nei laterali difensivi. Qualcosa si è mosso ad agosto. Ma Allegri era sulla panchina già da due stagioni e non ha mai calcato la mano sul problema. Procediamo con calma.
Estate 2021: Kean stra pagato x CR7 che tutti sapevano in uscita, prelazionato Gatti e lasciato andare Romero. Locatelli messo alla Pjanic.
Gennaio 2022: investimento grosso su Vlahovic che fino a dicembre non ha performato e Zakaria imbarcato dopo 6 mesi.
Estate-inverno 2023: valorizza Cambiaso e gli portano Weah per panchinare Sandro e Kostic, continua a giocare con gli ultimi due. Gli esplode Yildiz ma sceglie sempre il ballottaggio con Chiesa non cambiando mai il sistema di gioco. Djalo comprato per fare il soprammobile.
Max Allegri non può avere voce in capitolo sul tema mercato per questi motivi qui. La società ha l’obiettivo di soddisfare le richieste tecniche di un allenatore ma non può cadere in scacco di quest’ultimo.
🎙️| L’Allegri davanti (e dietro) ai microfoni

Cito @clape87 Image
La comunicazione di Allegri segue pattern specifici in relazione al messaggio che l’allenatore vuole veicolare. Lo schema è sintetizzabile in quattro punti: Image
Canovaccio riconoscibile, specialmente quando il risultato non è positivo: “poche spiegazioni da dare”, “c’è da stare in silenzio e lavorare” e “il calcio ti dà la possibilità di recuperare subito”. Allegri comunica per claim quando si deve giustificare. Image
Tuttavia, il vero colpo da maestro è rifiutare l’alibi parlando di alibi. Maneggiandoli in relazione ai risultati. In modo velato, come se tutte le scelte non fossero dipese da lui. Gli infortuni, la sentenza, i crolli mentali, i giovani che non hanno esperienza.
Mai un mea culpa. Mai una sua scelta errata, una sua lettura sbagliata. Allegri non parla mai del perché ha preso determinate decisioni. Non parla mai della sua strategia-gara. Non dà spazio a nulla che non sia un copione già scritto.
Inoltre, Allegri ha dimostrato di rifiutare qualsiasi varco per una discussione di pari livello con i propri interlocutori glissando ogniqualvolta si creava la possibilità di parlare di tattica e di scelte. Eloquente quanto successo nel post Genoa:
“Non dovete capire, dovete solo fare le domande. Tanto cosa capite? La squadra l’alleno io”

Un’altra caratteristica della sua dialettica sono le bugie. Sì, avete letto bene. Allegri è bugiardo perché cambia bandiera in base ai suoi interessi.
Vi lascio la prova più schiacciante: gli obiettivi della Juventus.

Con e per Allegri la realtà narrativa può essere modificata. Nelle pay tv brulicano ex giocatori e giornalisti in tenuta antisommossa, tutti pronti a difenderlo a spada tratta e tutti accomunati dalla stessa incapacità di ascoltare.
Basta guardare “Pressing” per cinque minuti. Sabatini e Zazzaroni rifiutano - come il loro protetto - una discussione con chi avanza delle perplessità. Come se tutti gli altri fossero impazziti, come se non portassero abbastanza rispetto.
Anche in RAI la fazione allegriana si comporta in modo simile. Anche qui video canta.

E’ un sistema rodato che segue, anche qui, pattern ordinati. Allegri è al tempo stesso davanti e dietro al microfono. La figura di Galeone è ormai diventata leggendaria per il tempismo con il quale offre le sue dichiarazioni.
C’è un bellissimo articolo di UU che funge da cronistoria. Nessun allenatore ha mai avuto una protezione mediatica di questo tipo e soprattutto dalla stessa persona. Sembra quasi come se… fossero in perfetta simbiosi.

ultimouomo.com/allegri-galeon…
| L’Allegri nella cultura pop

La Juventus è caduta preda di un’ideologia - come dice @THE_GENTLEMAX. Image
La parola chiave qui è apparenza. La Juventus è dentro una distopia ma in una linea temporale che sembra più vicina ad un periodo post-apocalittico.
La parola chiave qui è apparenza. La Juventus è dentro una distopia ma in una linea temporale che sembra più vicina ad un periodo post-apocalittico.
Allegri è “Lord of The World”, vero oggetto di culto della personalità e leader di una società gerarchica dove le divisioni per classe risultano insormontabili. La propaganda del regime e i sistemi educativi costringono
la popolazione al culto dello Stato e del suo governo, convincendola che il suo stile di vita è l'unico (o il migliore) possibile; è qui che il dissenso e l'individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante.
@rabiotmachia parlò di era distopica del Panallegrismo. Dove l’individuo è depersonalizzato. e il mondo al di fuori dello Stato è visto con paura e ribrezzo.
Allegri è riuscito a trasformare la mediocrità in abitudine sorridendo e facendo spallucce in seguito a sconfitte rovinose (5-1 a Napoli) o eliminazione ai gironi di Champions contro il Maccabi. Mai nessuna responsabilità diretta.
Allegri, reso plenipotenziario dal contratto firmatogli da Agnelli, ha giocato sul suo passato vincente mettendo sul piedistallo la teoria del cortomuso tanto stupida quanto contraria all’evoluzione di questo sport.
Agnelli e Allegri hanno abbracciato solo un lato della medaglia di questo club fatto sì di cuore, grinta e fiato ma negando completamente l’altra metà che pure fa parte della storia del club: talento, tecnica e idee.
Allegri, prima del ritorno, quasi si vantava della sua astinenza dal pallone e, da allenatore della Juventus, era quasi costretto a tenere alta l’asticella degli obiettivi. Ciò che però lo ha fregato - parzialmente - è l’incapacità di imparare dagli errori.
Ajax, Villarreal, Benfica e Siviglia sono tutte accomunate da un unico comune denominatore: essere eliminati da favoriti. Essere eliminati rinunciando a giocare per 90 o addirittura 120’. Anche quando si vince, permane la sensazione di averla scampata.
A Lisbona o a Friburgo. Ma anche su suolo italico a Cremona, a La Spezia, a Verona, a Lecce, o a Firenze. Vincere ma patendo, contro avversari modesti se non completamente inadeguati al livello della squadra.
Allegri parlò di “riportare entusiasmo” alla prima conferenza del suo secondo ciclo. Eppure, l’ambiente è andato via via sfiduciandosi nonostante i valori tecnici siano stati sempre medio-alti. So che non volete i confronti, ma Conte nel 10-11 vinse con un organico inferiore.
Ma soprattutto riuscì ad incendiare la tifoseria. Oggi non è così perché potrebbe arrivare pure Mbappé che - la parte razionale del tifo - partirebbe sfiduciata a priori memore dell’esperienza CR7. Image
E pensare che dopo questo lavoro arriverà qui sotto un fan medio di Macs e a tutta questa precisa disamina risponderebbe con un "vai a tifare Inter" conferma quanto sopra raccontatovi. Di base ci troviamo in uno scontro impari.
"Una parte analizza e cerca di spiegare. Dall'altra parte c’è chi invece grida solo cori religiosi in onore del suo Dio. Quando non resta più nulla di difendibile nel lavoro di un idolo, ci si aggrappa alla sua umanità.
Un po’ com’è successo con le religioni: quando le loro spiegazioni fisiche, astronomiche, mediche si sono rivelate panzane, ci si è aggrappati alla morale, al messaggio, ai valori.
Questo perché la Juventus è diventata una squadra che fa sentire un peso i giovani, un peso il talento, un peso chi rischia e prova ad andare sempre in verticale. O normalizzi il tuo gioco o sei fuori".
Dalla distopia, all’utopia. I tifosi e i player tutti devono sapere che esiste un mondo al di fuori del loro lìder.

🌩️People need to see that utopia is real 🌩️

FINE. Grazie a chiunque sia arrivato fin qui.

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