Thread by @jan_novantuno

Credo che non abbia senso limitarsi a etichettare Fabbricante di lacrime come un brutto film. Secondo me c'è una riflessione più profonda da fare. Innanzitutto partendo dal materiale originale, che ha avuto un successo incredibile ed è riuscito a coinvolgere un pubblico enorme.

Sono stati fondamentali i social: su TikTok Fabbricante di lacrime è diventato una specie di tormentone, arrivando a vendere circa 500mila copie. Poi c'è l'elemento generazionale, che non va né banalizzato né trattato con sufficienza.

È chiaro che il target di riferimento del libro, e quindi del film, è giovane. La domanda, però, è: quanto giovane? Bambini, pre-adolescenti o adolescenti? Personalmente, tenderei a escludere i bambini, visti i temi che vengono trattati (l'abuso, la violenza, un amore teso).

Mi terrei tra i pre-adolescenti e gli adolescenti. Ovviamente ci sono delle eccezioni, con picchi di pubblico più adulto. La storia che viene messa in scena è una rielaborazione italiana, anche se con caratteristiche esterofile, di altri racconti già visti e già sentiti.

Ci sono un lui e una lei che dopo un tira e molla lunghissimo e controverso si ritrovano. In mezzo: altri personaggi, rivelazioni più o meno sconvolgenti; dolore e consapevolezza. Fabbricante di lacrime è un'occasione sprecata perché sembra quasi un instant movie.

Sono state prese decisioni affrettate e il lavoro sul set e durante la post-produzione ha finito per essere approssimativo e poco curato. Dalla recitazione alla regia, dal doppiaggio alla scrittura, ma soprattutto è stato sbagliato l'adattamento.

I ragazzi di oggi sono abituati a un altro tipo di prodotto. E Netflix lo sa bene. Fabbricante di lacrime non tiene in considerazione né questo né la difficoltà che si fa nel convertire i numeri di un linguaggio (il libro) nei numeri di un altro linguaggio (lo streaming).

Più che un'operazione commerciale (che ci sta), ci troviamo davanti a un insieme di luoghi comuni, qualunquismo, attori giovani lasciati a sé stessi e una sceneggiatura inconsistente. (La foto in apertura è di Loris T. Zambelli, Netflix).