Gilberto Trombetta Profile picture
Socialista e antieuropeista - Giornalista appassionato di politica economica - Fronte per la Sovranità Popolare - https://t.co/rUfOaXhTu3

Sep 21, 2020, 17 tweets

La biblioteca capitolare di Verona è la più antica al mondo tra quelle ancora attive. Nasce intorno al V secolo come emanazione dello Scriptorium della Schola majoris Ecclesiae, cioè dell'officina in cui venivano redatti i libri su pergamena dai Canonici della Cattedrale.

A uno di loro, Ursicino, dobbiamo la sua prima datazione. Dopo aver trascritto la vita di san Martino aggiunse in calce alcuni dati inusuali per l’epoca: il proprio nome, il luogo e la data. Cioè le calende di agosto dell’anno di consolato di Agapito: il 1 agosto del 517.

La presenza di codici ancora più antichi, ad esempio il De Civitate Dei di Agostino e l'Institutiones di Gaio (unico al mondo), fanno risalire la fondazione della biblioteca almeno al secolo precedente.

La storia della biblioteca è ricca di episodi curiosi e di catastrofi di varia natura. Catastrofi dalle quali è sempre riuscita, fortunatamente, a rinascere.

Intorno al 1450, con l'invenzione della stampa, vennero acquisiti dalla Capitolare i primi incunaboli, di cui molti donati dal canonico bibliotecario Paolo Dionisi nel 1501. Allora la biblioteca si trovava ancora in un locale al pianterreno.

Nei primi anni del 1600 il bibliotecario Agostino Rezzani ripose i volumi più preziosi dentro alcuni spazi nascosti in un armadio. Morì durante la peste del 1630 (ridusse di due terzi la popolazione), portando con se nella tomba il segreto dell'ubicazione di quel patrimonio.

Solo nel 1712, su forte spinta di Scipione Maffei e del canonico Carlo Carinelli, si riuscì a ritrovare i documenti. Secondo la tradizione, Maffei venne informato in piena notte del ritrovamento e, per la gioia, raggiunse di corsa la biblioteca in vestaglia e pantofole.

Venne realizzata, sul lato occidentale del chiostro, la nuova sede della biblioteca, inaugurata nel 1725 e ampliata, su commissione del vescovo Giovanni Morosini nel 1781. In quegli anni il patrimonio librario aumentò grazie alle numerose donazioni seguenti al ritrovamento.

Nel 1797, però, Napoleone fece sequestrare 31 codici e 20 incunaboli per arricchire la biblioteca nazionale di Francia. Solo nel 1816 alcuni di queste inestimabili opere fecero ritorno grazie all’intervento dell’imperatore d’Austria Francesco I e al sostegno di Antonio Canova.

Nel XIX secolo grazie all’utilizzo di particolari reagenti chimici venne riportata alla luce la scrittura sommersa dei palinsesti: libri scritti quasi tutti durante il secolo V, poi raschiati nel secolo VIII per recuperare la pergamena, e successivamente utilizzati per scrivere.

Tra questi, vennero ritrovati testi preziosissimi, come il codice palinsesto XV contenente le «Istituzioni di Gaio»: l’unico testo superstite al mondo della giurisprudenza romana classica, privo di manipolazioni di epoca bizantina avvenute durante la riforma di Giustiniano.

Altra importante scoperta avvenne poco più tardi, nel 1924 il paleografo Luigi Schiaparelli, con l'aiuto di una studentessa, scoprì all'interno del Breviarium Mozarabicum il famoso Indovinello veronese, forse la prima testimonianza della nascita della lingua italiana.

"Separeba boues alba pratalia araba albo versorio teneba et negro semen seminaba”. Cioè Spingeva i buoi, arava i bianchi prati, teneva un bianco aratro e seminava la negra semente.

Ritenuta per anni una filastrocca sulla vita nei campi, si trattava invece di una metafora del lavoro dell’amanuense: i buoi rappresentavano le dita, i bianchi prati le pagine, il bianco aratro la piuma con cui si era soliti scrivere mentre la negra semente era l’inchiostro.

Si arriva quindi al 1882, quando la Capitolare venne invasa dall'acqua dell'inondazione dell'Adige, durante la quale il fango guastò oltre 11.000 pergamene. Ci vollero anni di duro lavoro per riuscire a recuperare e rimettere a nuovo parte dei volumi danneggiati.

Il 4 gennaio del '45 toccò al bombardamento aereo degli USA che distrusse l'aula maggiore. Dopo i danni provocati dall’alluvione però, il bibliotecario Giuseppe Turrini, che aveva lavorato al restauro delle pergamene, aveva spostato in un luogo sicuro manoscritti e incunaboli.

I volumi meno preziosi che erano rimasti in biblioteca, sepolti sotto le macerie, furono per la maggior parte recuperati. Sempre a lui si deve inoltre la ricostruzione della sede della biblioteca, che venne inaugurata il 28 settembre 1948.

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