⛔️🇪🇺 Migranti: Roma chiama, l'Europa non risponde.
A sei anni dalla “crisi dei rifugiati”, l’Europa non è ancora pronta. Anzi, è meno pronta di quanto lo fosse nel 2015, e meno ancora che nel 2019.
Ne scrivo qui.
Più un thread (lungo ma importante).
ispionline.it/it/pubblicazio…
Domani (#24giugno) inizia il Consiglio europeo.
Draghi l'ha chiesto a gran voce, e alla fine i governi europei hanno deciso di infilare in agenda anche le #migrazioni.
Quasi en passant, al punto 4.
data.consilium.europa.eu/doc/document/C…
Cosa ci possiamo attendere? Siamo finalmente pronti a cambiare il modo in cui l'Europa gestisce le migrazioni irregolari che provengono da paesi extra-Ue?
Ovviamente no, anzi, non potremmo essere più lontani da un accordo.
Una precisazione: quando parliamo di "Europa" in realtà i responsabili dell'impasse li conosciamo bene, e non sono (quasi mai) le Istituzioni europee.
A impedire progressi sono i governi degli Stati membri. E non solo i "cattivi" del gruppo di Visegrád, ma praticamente tutti.
Insomma, che succede?
Sono anni che l'Italia cerca di negoziare una riforma delle regole Dublino, quelle per cui chi sbarca in Italia sarebbe (quasi sempre) costretto a fare richiesta d'asilo qui.
È un tasto dolente, e ciascun governo italiano ha inevitabilmente fallito.
Anche con gli "accordi di Malta" (in realtà una semplice dichiarazione) non è cambiato nulla.
Tra ottobre 2019 e oggi in Italia sono sbarcate 55.000 persone. Sapete quante ne abbiamo ricollocate?
Circa 1.000.
Il 98% degli sbarcati rimane in Italia.
Davvero, però, il tasto è così dolente? Non è che spesso la realtà è un po' diversa da come la raccontiamo?
Partiamo da un dato: se davvero tutti i migranti sbarcati fossero costretti a restare, perché l'Italia e la Spagna non sono i primi paesi per persone accolte in Europa?
Sì, certo, non tutte le persone che sbarcano chiederanno o otterranno una protezione, dunque il grafico qui sopra è una rappresentazione un po' imprecisa della realtà.
Ma fidatevi, se fossero tutte rimaste in Italia, oggi quei numeri sarebbero molto diversi.
Com'è possibile?
La realtà è che il sistema Dublino fa acqua da tutte le parti, e questo (da sempre) *avvantaggia* l'Italia.
Dei quasi 450.000 migranti che si stima abbiano lasciato irregolarmente l'Italia dal 2011 a oggi, sapete quanti siamo stati "costretti" a riprendercene?
35.000. 🤷♂️
Dunque, 415.000 migranti si sono "redistribuiti" da soli verso altri Paesi europei.
Sapete invece quante persone siamo riusciti a redistribuire verso altri paesi UE attraverso canali legali (i ricollocamenti), dal 2015 a oggi?
15.000.
Forse con un grafico è più semplice.
Insomma, chi continua a pensare che le migrazioni irregolari siano solo un enorme problema può stare tranquillo: le regole Dublino oggi non ci penalizzano affatto.
E quando chiediamo solidarietà dovremmo esserne consapevoli: il "coltello" dalla parte del manico ce l'abbiamo noi.
Ovviamente il ricollocamento irregolare di un migrante sbarcato in Italia non è "simmetrico".
Chi sbarca andrà molto più volentieri in Germania, in Svezia o in Francia, piuttosto che in Ungheria o in Polonia.
D'altronde, come dargli torto?
Ciò però non inficia il punto principale: chi sbarca spesso non ha intenzione di restare in Italia, spesso si sposta anche se non potrebbe, e questa realtà dovrebbe indurre altri paesi Ue a voler riformare il sistema vigente.
Non (soltanto) noi.
Ma forse sarebbe anche arrivato il momento di fare un passo avanti, e di riconoscere che l'Italia resta un lembo di terra che si allunga nel Mediterraneo.
Continuare a fingere di non saperlo, restringendo le vie legali per raggiungerci, non fa che spingere verso l'irregolarità.
Già, perché dal 2012 i decreti flussi hanno previsto che solo un numero bassissimo di persone possa entrare legalmente in Italia.
Per i non stagionali siamo a 13.000 l'anno.
C'è sempre chi dice: "Chi vuole venire in Italia legalmente, può farlo".
Davvero vi sembra così?
Conclusione.
Sulle migrazioni l’Italia ha diverse alternative, e non tutte prevedono il negoziato con partner europei sordi alle nostre richieste.
Al termine di questo ennesimo Consiglio europeo, sarà forse arrivata l’ora di parlarne seriamente?
ispionline.it/it/pubblicazio…
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