Ho comprato un vecchio foglio non tagliato di carte napoletane Pignalosa. La ditta Pignalosa ha una storia gloriosa alle spalle, più di cento anni. L'ultimo mazzo è del 1978, quando a fabbricare le carte erano rimasti Edoardo, il titolare, e un'anziana lavorante.
La fabbrica Pignalosa aveva sede in strada Mercanti al Cerriglio, nel reticolo dei vicoli del porto, nei pressi della taverna che a lungo era stata la locanda più nota di Napoli, la stessa in cui nel 1609 venne aggredito e sfregiato Caravaggio.
(Non so bene perché ho comprato questo vecchio foglio. Forse lo stesso motivo oscuro mi sta spingendo a cercare un tornese del Regno di Napoli - trase, trase: quanta spingule daje pe' nu turnese?). Ad ogni modo,
il mercato delle carte da gioco nel Regno di Napoli era molto sviluppato. Nel 1748 si vendevano 100.000 mazzi di carte, 42.000 nella sola Napoli.
Delle carte napoletane mi è sempre piaciuto che le figure sono poste su basi colorate che ne identificano il seme. Così anche con la carta rovesciata in mano si capisce cos'è: se appaiono due gambe è un fante, se quattro un cavallo e se c'è il manto è di sicuro un re.
(Le coppe per il clero, i denari per i mercanti, le spade per i nobili, i bastoni per i popolani. E taverne in vicoli bui e bottiglie di vino e stivali robusti per viaggiare lontano e vestiti da sera ricamati d'oro e villanelle di campagna e palazzi e musiche da re.)
I fanti delle carte Pignalosa hanno un aspetto molto femminile, simile a quelli delle altre fabbriche. Non a caso in quasi tutto il vecchio regno di Napoli i giocatori li chiamano "donne".
Ma a casa ho un vecchio mazzo della ditta Masenghini di Bergamo che i fanti li ha trasformati davvero in donne.
Quasi tutte le fabbriche riportano una scena agreste nel 5 di spade: due uomini, di cui uno suona un piffero, e un cane. Nella carta Pignalosa invece c'è una pittrice al lavoro in un prato, mentre la ditta Viassone di Torino ha una bambina che insegue le farfalle con un retino.
Le carte napoletane derivano da quelle siciliane antiche, che a loro volta derivano dai mazzi spagnoli. Le carte da gioco dei bastoni hanno una forma spagnoleggiante nei randelli, così come nelle spade corte.
L'aquila a due teste dell'asso di denari viene dal disegno di vecchi mazzi spagnoli, in cui come seme veniva raffigurata una moneta con lo stemma di Spagna, retto dall'aquila di san Giovanni. Poi l'aquila fu disegnata fuori dal seme diventando la figura principale.
E poi la carta più famosa, il tre di bastoni: tre randelli che si incrociano con al centro la maschera grottesca di un uomo con grossi baffi che ride beffardo.
Direi che la degna conclusione di questo thread dall'inaspettato successo è il finale della Gatta Cenerentola, la scena degli insulti, con al centro, in feluca e gambali, un soldato vestito da Asso di Bastoni.
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