20 anni fa, il #15febbraio 2002, arrivava nei cinema italiani uno dei massimi capolavori di sempre. Dopo la prima visione il commento più diffuso è "Non si capisce niente!". E invece no: serve una chiave. THREAD su Mulholland Drive, l'enciclopedia del sogno a cura di David Lynch.
Iniziamo dalle basi, senza spoilerare troppo. Il film è diviso in due: l'ultima mezz'ora è la realtà, mentre le prime due ore sono un lungo e allucinato sogno che inizia e finisce con due momenti di nero: la protagonista che si addormenta, la donna mora che apre la scatola blu.
Spesso sogniamo in "montaggio alternato" e così fa il film, passando dalla storia di Betty e Rita alle peripezie del regista Adam, su cui Lynch riversa tutto il suo humour nero: il boss mafioso che sputa il caffè è interpretato dal suo compositore di fiducia Angelo Badalamenti.
Nei sogni invertiamo personaggi, professioni e gli stessi nomi delle persone: nel sogno la protagonista è Betty mentre Diane è solo il nome di una cameriera del Winkie's Bar, ma nella realtà le parti sono dolorosamente invertite.
Nei sogni s'infilano frasi ricorrenti che ossessionano la nostra vita da svegli: "E' lei la ragazza", ripetono ossessivamente mafiosi, produttori, registi, cowboy, ma nella realtà sono semplicemente le parole con cui Diane ha ordinato l'omicidio della sua amata Camilla.
Nei sogni diamo libero sfogo al nostro senso di colpa, per esempio quando vorremmo che certe cose fossero andate diversamente. Nel sogno di Diane, il killer assoldato per far fuori Camilla si trasforma in un sicario pasticcione che fallirà nel suo obiettivo.
Nei sogni diamo importanza a personaggi del tutto marginali nel mondo reale: per esempio il cowboy senza sopracciglia che Diane ha intravisto alla festa in Mulholland Drive si trasforma nella voce della razionalità (quando appare si accende una luce, quando se ne va si spegne).
Nei sogni, insomma, succede di tutto! Betty e Rita nel sogno telefonano a casa di una certa Diane: il messaggio in segreteria ("Questa non è la mia voce, ma io la conosco!") è lo stesso che sentiremo nel finale a casa, appunto, di Diane. "E' strano chiamare sé stessi, vero?".
"Nei sogni" (ovvero "In Dreams") è anche il titolo di una canzone di Roy Orbison che ascoltavamo in playback in "Velluto Blu". In playback è anche "Llorando", cover in spagnolo di "Crying" dello stesso Roy Orbison, cantata splendidamente da Rebekah Del Rio al Club Silencio.
Proprio la scena-cardine al Club Silencio è, appunto, la chiave di tutto. "No hay banda!", proclama il Mago, è tutta una grande illusione. Un sogno: sembra accorgersene anche Diane/Betty, che difatti inizia a sentire puzza di bruciato e a tremare. Sveglia!
C'è un altro indizio per veri fan che Lynch ha buttato lì con spudorata nonchalance: tra gli spettatori al Club Silencio ci sono anche (sulla destra) le due attrici che in Twin Peaks interpretavano Laura Palmer e la sua amica Ronette Pulaski. E se fosse una specie di spin-off?
E infine, sempre nel Winkie's Bar, il momento che fa di Mulholland Drive l'unico film che mi abbia fatto urlare nel cuore della notte. Il manifesto del subconscio, della paura, dell'incubo irrazionale e inspiegabile. Ma non temete: ve l'ho tagliata prima che arrivi QUEL momento.
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