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"Finiremo tutti colpevoli per non aver capito che i mali grandi e irrimediabili dipendono dall’indulgenza verso i mali ancora piccoli e rimediabili” (V. Foa)

Mar 20, 2022, 25 tweets

Durante il Fascismo la fotografia è stata un importante veicolo propagandistico della dittatura.
L’immagine del Duce era ovunque.
Nelle città e nelle campagne, funzionando come un messaggio pubblicitario.

Nel 1924 venne creato l’Istituto Luce.
Un’organizzazione pubblica di informazione e propaganda attraverso le immagini.
Malgrado l’Istituto avesse a disposizione un numero vastissimo di foto, solo alcuni tipi di fotografie venivano pubblicate.
Quelle che servivano alla causa.

Le fotografe dovevano rispettare alcune regole.
Il Duce doveva presentarsi come figura carismatica, un modello che tutti gli italiani dovevano imitare. Inquadrato sempre dal basso.
Lo sguardo pensieroso, ma acuto e profondo.
Il suo corpo apparire virile.

Se la fotografia non rispettava certe regole veniva censurata.
Questa per esempio.
E' stata scattata il 12 novembre 1924.
Mussolini mentre posa da muratore, ma lo scatto non lo soddisfa e viene censurato.

E pure questa fotografia venne censurata.
Scattata il 19 agosto 1936 nell'Agro Pontino.
Per colpa di quelle due ragazze che sembrano ridere di lui.
Chissà perché?

Anche qui non ci siamo.
Fotografia censurata.
Mussolini non sopportava abiti che lo ingrassavano.

Figuriamoci una fotografia che ritrae un gerarca fascista mentre sta cadendo in acqua.

Però c’erano fotografie che dovevano essere diffuse, ma avevano "imperfezioni".
E allora interveniva una pratica diffusa in tutto il mondo.
“I falsi di regime”.

Uno dei “falsi di regime” del fascismo fu questa immagine.
Raffigura Mussolini in splendido isolamento capace di controllare la propria cavalcatura senza nessun aiuto. In realtà i “falsi” di questa fotografia sono parecchi. Facciamo un passo indietro.

Al fine di guadagnarsi il favore degli arabi Mussolini decide di farsi conferire il titolo di protettore dell'islam.
Il 18 marzo 1937 la spada dell'Islam viene consegnata al Duce dal berbero Iusuf Kerisc durante una sontuosa cerimonia.

I giornali italiani diedero molto spazio a questo evento, ma la cerimonia faceva ridere, tanto era assurda.
Come raccontata sembra che la spada sia un regalo del mondo arabo al Duce.
In realtà la spada era stata fatta fare, e portata in Libia, dallo stesso Mussolini.

A costruire il prezioso manufatto (aveva arabeschi, una lama dritta a doppio filo e con elsa e fregi in oro massiccio), era stata una grande ditta artigiana, la “Picchiani e Barlacchi” di Firenze, su ordine dello stesso Mussolini.

Ricordate la fotografia con Mussolini a cavallo con la Spada dell’Islam in splendida solitudine?
Beh, era stata modificata.
Il cavallo stava immobile perché c’era un palafreniere a tenerlo fermo.
Mussolini aiutato a tenere fermo un cavallo?
Impossibile, da tagliare.

Che fine fece la Spada dell’Islam?
Rachele Mussolini : "Era conservata in una teca di vetro alla Rocca delle Caminate. Fu rubata nel 1943".

Mussolini a cavallo faceva parte di un classico vizio di tutti i regimi: manipolare le foto.
E non solo le foto.

Cerano gli enormi magazzini per la stampa, coi loro redattori, i tipografi e gli studi provvisti dell'adeguato equipaggiamento per la falsificazione delle fotografie.
(1984 di George Orwell)

In un tweet precedente vi ho parlato di foto “falsi di regime”.
Fotografie, tipo quella di Mussolini a cavallo con la spada dell’Islam.
Fotografie manipolate, ritoccate, scontornate o in parte cancellate.

Le foto scattate a Mussolini furono utilizzate per manifesti, copertine di libri, cartoline e riviste.
E via di manipolazioni.
E la pedana viene trasformata in un piedistallo con tanto di data secondo il calendario fascista.

“Credere, Obbedire, Combattere!”.
Però via quella corda.
E lo sfondo.

Qui siamo nel 1937, nel Parco della Cancelleria a Berlino.
Hitler chiacchiera con Leni Riefenstahl che diventerà la “Regista del nazismo”.
La prima foto è quella ufficiale.
In realtà era stato cancellato Goebbels.
Il motivo è sconosciuto

Tranquilli, questa foto invece fu fatta sparire (verrà scoperta solo nel 1950) perché incompatibile con la dignità di uno che voleva far tremare il mondo.

Settembre 1971.
Sulla Pravda viene pubblicata la foto dell’incontro tra Brežnev e Willy Brandt a Oreanda, tre miglia da Yalta. Foto decorosa.

In realtà erano state cancellate tutte le bottiglie e tutti i bicchieri.

Siamo ne 1920.
Lenin parla alla folla.
Una fotografia, la più celebre, dell’iconografia rivoluzionaria.
E quindi via Trockij e Kamenev che, sulle scale, aspettano di parlare.

E' il 5 marzo 1953.
Stalin è morto.
La foto di Stalin viene usata dalla Pravda per fare innumerevoli fotomontaggi con tutte le autorità.
Che nemmeno erano andate a rendergli omaggio.

Qui siamo nel 1944.
Mao e il culto della personalità.
Via tutte le figure in secondo piano.

La Banda dei Quattro era composta da Jiang Qing, Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan e Wang Hongwen.

I quattro furono rimossi da tutte le foto ufficiali.

Insomma, la propaganda non ha confini.
La disinformazione neppure.
Entrambe, con un unico obiettivo sensibile: la verità.

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