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"Finiremo tutti colpevoli per non aver capito che i mali grandi e irrimediabili dipendono dall’indulgenza verso i mali ancora piccoli e rimediabili” (V. Foa)
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Apr 23 25 tweets 7 min read
“Nessuno muore su questa terra finché vive nel cuore di chi resta”.
Vero.
Secondo Johannes, ed è il motivo per cui le racconta, “Nessuno muore finché c’è qualcuno disposto a raccontarne la storia”.
Per quanto riguarda la mia, diciamo che per tutti sono ormai morto e sepolto. Da tempo.
E mi dispiace.
Per la mia Bergamo, culla delle maschere, lustro del teatro, vanto della Commedia dell'Arte.
La città dove sono nato, dove ho vissuto, prima di trasferirmi all’estero.
Dove poi mi hanno cambiato.
Nel vestire, nel carattere, nel modo di affrontare la vita.
Apr 21 25 tweets 6 min read
Di regola Johannes lascia a voi lettori la curiosità di scoprire il nome del protagonista delle sue storie.
Con me non serve.
Mi chiamo Carl Wilhelm Scheele, chimico farmaceutico svedese.
Perché Isaac Asimov mi definì "Scheele lo sfortunato?"
Leggete la mia storia e capirete. Image Sono nato il 9 dicembre 1742 a Stralsund, nella Pomerania occidentale, all'epoca un dominio svedese.
Dovete sapere che la distinzione tra alchimia e chimica intesa come scienza risale al 1661, con “The Sceptical Chymist di Robert Boyle”, primo trattato a operare una distinzione.
Apr 18 16 tweets 7 min read
Lo dico subito per evitare equivoci.
La mia storia non può essere raccontata in un semplice thread, tali e tante sono state le vicissitudini che hanno caratterizzato la mia vita.
Non ultima la mia morte.
Quindi poi approfondite.
Vi assicuro che ne vale la pena. Image Di me hanno detto e scritto di tutto.
Icona di una generazione. Vero.
Una party girl scatenata. Esagerati.
Donna fragile e sfortunata. Insomma.
Moglie amata e allo stesso tempo odiata che ha incarnato l'idea di divertimento senza remore e senza preoccupazioni.
E’ forse un male? Image
Apr 16 25 tweets 7 min read
Johannes, questa la voglio dire.
Volete continuare a distruggere il globo terracqueo senza pensare al futuro dei vostri figli e a quello dei figli degli altri?
Fate pure, non saranno certo quattro ragazzini con scarse risorse ad impedirvelo.
Io comunque la mia parte l’ho fatta. Image Tempo fa.
Tutto era cominciato alla fine degli anni Quaranta.
Da anni avevo un chiodo fisso, dare alla Terra un’età definitiva.
Certo, qualcuno ci aveva già provato.
Ma io, Clair Patterson, specializzando presso la University of Chicago, volevo essere più preciso.
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Apr 14 16 tweets 4 min read
Sudafrica, anno 1880.
Più o meno.
Faceva caldo, molto caldo.
Io la ricordo bene quella donna.
Era in uno degli scompartimenti di prima classe e mentre il treno entrava nella stazione di Port Elizabeth la sentii urlare dietro il finestrino del treno.

Fu proprio lei a denunciarmi. Image Una volta arrivata alla stazione di Cape Town.
E solo perché mi aveva visto muovere le leve degli scambi.
Immagino la scena.
Lei che grida: «L’ho visto, vi giuro che l’ho visto. E stava tirando le leve degli scambi ferroviari».
Quindi?

Facciamo un passo indietro.
Apr 12 24 tweets 7 min read
«La maternità deve diventare di nuovo cool. Dobbiamo fare sì che le ragazze di 18/20 anni vogliano sposarsi e vogliano mettere al mondo dei figli»
«C'è la realizzazione professionale ma anche la missione di mettere al mondo dei bambini che saranno i futuri italiani»(Sen. Mennuni) Non capisco l’indignazione.
Nel dicembre scorso molti capi di Stato hanno fatto riferimento nei loro discorsi al tema della maternità invitando le donne ad occuparsi unicamente di una sola cosa: fare figli per la patria.
Per esempio il dittatore della Corea del Nord Kim Jong Un. Image
Apr 10 25 tweets 6 min read
Io ci credevo veramente Johannes.
Ho pensato fin dall’inizio di aver scoperto qualcosa di universale, qualcosa che avrebbe unito i popoli del mondo.
Dalla torre di Babele in poi in molti si erano cimentati nel semplificare il linguaggio.
Io pensai veramente di esserci riuscito. Mi chiamo François Sudre e sono nato in Francia, ad Albi nel 1787.
Dopo aver studiato al Conservatorio mi ero messo a insegnare musica.
Quando presi la decisione di impegnarmi nella creazione di un linguaggio universale, mi trasferii a Parigi.
L’inizio fu più che soddisfacente. Image
Apr 8 15 tweets 5 min read
"Le colpe dei padri ricadono sui figli" recita l’Antico Testamento.
Ma dai, non è possibile.
Passi per "l'albero si riconosce dai frutti" del Vangelo. Ma perché le colpe devono ricadere su altri.
Perché?
Già perché?
Eppure dovrei sapere la risposta, perché a me andò anche peggio. Image Tutto cominciò nell’aprile del 1938 a Vienna.
Stavo passeggiando per la città quando vidi alcuni soldati tedeschi che si stavano divertendo obbligando alcuni ebrei a pulire con delle spazzole il suolo calpestato dai loro sacri "piedi ariani". Image
Apr 6 24 tweets 6 min read
Qualcuno ha scritto che “i numeri costituiscono il solo linguaggio universale”.
Vero.
Anche perché i numeri non sono mai solo numeri.
100
1.000.000
Cento
Un milione. Oppure 7 come le persone che incontrai quando tornai a Kigali il 21 luglio del 1994.

2, come le esplosioni che udimmo quella sera del 6 aprile 1994 quando tutto ebbe inizio.
E subito dopo la telefonata della mia segretaria.
«Hanno abbattuto l’aereo del Presidente Habyarimana» Image
Apr 5 16 tweets 5 min read
Da Pelè a Zico, da Ronaldo a Ronaldinho, da Kakà a Neymar.
Quando si parla di calcio brasiliano sono questi i nomi più gettonati.
Eppure sono io, nel mondo del calcio brasiliano, il giocatore più conosciuto al mondo.
Il miglior 171 nella storia del calcio. Image Non ci credete?
Ho giocato dieci anni tra i dilettanti prima di passare tra i professionisti.
Nel Botafogo, Fluminense, Puebla in Messico, El Paso in Usa, America di Rio, Bangu, Vasco e Ajaccio.
E vi garantisco che ognuna di queste squadre mi pagò regolarmente lo stipendio. Image
Apr 3 15 tweets 6 min read
I francesi mi battezzarono “la rana umana”.
Era il minimo dopo l'impresa che avevo compiuto.
Eppure non era stato facile, anzi.
Fu un percorso difficile, iniziato durante la mia infanzia.
Visto che mi avete dimenticato, forse è il caso di raccontarvi la storia della mia vita. Mi chiamo Raymond "Ray" Clarence Ewry e sono nato a Lafayette, una città statunitense situata nello stato dell'Indiana, il 14 ottobre 1873.
Avevo 11 anni quando la poliomielite rischiò di farmi rimanere sulla sedia a rotelle per tutta la vita. Image
Mar 29 16 tweets 5 min read
“Freedman” chiamavano quelli come me, cioè un ex schiavo nero.
Una volta tornato libero avevo aperto un negozio nella cittadina di Pulaski, una cittadina del Tennessee.
Ricordo che fuori dal negozio avevo appeso un bel cartello con la scritta "equal rights", eguali diritti. Image Una sera li vedemmo arrivare.
A cavallo, sei giovani bardati fino ai piedi con l’aria tutt’altro amichevole visto che avevano il volto coperto.
Li affrontai da solo chiudendo dentro casa mia moglie.
“Cosa volete?” gridai loro.
Mar 27 10 tweets 4 min read
#MdT (Macchina del tempo) 1969.
Lui è Phil Knight, giovane professore associato di contabilità e appassionato mezzofondista.
Ha fondato con dei soci la Blue Ribbon Sports, una società che importa negli Stati Uniti le Onitsuka Tiger, scarpe da corsa giapponesi. Image #MdT 1969 - Carolyn Davidson, giovane studentessa d'arte dell’università di Portland è seduta su una panchina nei pressi della società.
Si lamenta di non avere nemmeno i soldi per comperare i colori a olio.
Knight sente tutto e le offre un lavoro.
Compenso: 2 dollari/ora Image
Mar 22 24 tweets 6 min read
23 giugno 1992.
Non potevo mancare proprio oggi, davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo.
Siamo in tanti, almeno diecimila, a ricordare la morte, avvenuta esattamente un mese fa di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca e di Vito, Rocco e Antonio, gli agenti della scorta. Image 1.950 metri ci separano dalla casa di Falcone.
Il corteo si è avviato.
E’ un pomeriggio assolato e dentro tutti noi c’è tanta rabbia, tanta tristezza.
Negli ultimi due anni sono stati oltre 200 gli uomini uccisi dalla mafia.
Uomini di Stato e non solo. Image
Mar 20 11 tweets 3 min read
No, non può essere lui.
Non è possibile.
E’ il mio Boris quello che sta scendendo da quell’auto?Non avrei mai immaginato, tornando nel mio villaggio natale di Borovlyanka in Siberia, di poterlo rivedere.
E' incredibile.
La prima impressione?
Quella di non esserci mai separati. E invece ci eravamo separati molti anni prima.
Esattamente 60.
Forse vi state chiedendo: come può un amore durare talmente tanto da resistere a così tanti anni di lontananza?
Per noi è stato semplice.
Mi chiamo Anna Kozlov e lui Boris Kozlov.
E questa è la nostra storia. Image
Mar 18 24 tweets 6 min read
Non potevo mancare.
Come non ero mancato al funerale di tuo marito.
Sapevi che soltanto le formiche e gli uomini seppelliscono i loro morti?
Non ho nemmeno ascoltato le parole di conforto pronunciate.
In fondo, quello non era semplicemente il tuo funerale. Era anche il mio. Non ho potuto evitare di ricordare il giorno in cui ti ho incontrata.
Ero rimasto incantato davanti a quel manifesto che reclamizzava la tua tournée.
Non era possibile.
Eri proprio tu.
Ed era prevista una tappa anche ad Amburgo, la mia città.
Finalmente avrei potuto ascoltarti.
Mar 14 14 tweets 6 min read
Sette.
Come le sette meraviglie del mondo antico, come i sette re di Roma, i sette nani e i sette vizi capitali.
Sette.
Come le sette persone che c’erano al mio funerale quando, nel 1910, morii a Parigi a 66 anni.
Tutta colpa di una ferita e una gamba andata in cancrena. Image “Le cose non sono mai come sembrano”.
E’ vero.
Bisogna sempre conoscere prima di esprimere giudizi sulle persone.
Sette persone al mio funerale sono poche, ma prima di giudicare la mia vita aspettate almeno di leggere il resto della mia storia. Image
Mar 12 17 tweets 6 min read
Mia madre era bellissima.
Sono nato quando lei aveva all'incirca diciotto anni, almeno così mi è stato detto.
Era tanto bella.
Talmente bella che persino Renoir l'aveva usata come modella.
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Non lo dico perché era mia madre, ma lei era una bravissima pittrice.
Modella per Edgar Degas, Henri de Toulouse-Lautrec, Pierre-Auguste Renoir e Pierre Puvis de Chavannes. Proprio posando per loro era riuscita ad apprendere le loro tecniche. Image
Mar 9 25 tweets 7 min read
Lo sapevo che prima o poi sarebbe toccato a me, uno dei matematici più celebri al mondo.
Non solo.
Filosofo, fisico, astronomo e inventore.
Ti ringrazio Johannes per avermi interpellato.
Da dove vuoi cominciare?
Dall’inizio?
Sono nato nel 287 a.C. nella città di Siracusa. Image «Lo so dove sei nato Archimede.
E so anche che durante la tua vita ti sei occupato di matematica, geometria, piana e solida.
E poi di astronomia, di ottica, di meccanica, d’idrostatica.
Ma ti ho interpellato per un’altra cosa.
Vorrei parlare con te di…»
Mar 6 11 tweets 4 min read
Quello a destra sono io, Luigi.
Lei invece si chiama Mokryna.
Perché ci hanno dedicato una statua?
Una lunga storia.
Iniziata nel lontano 1943 quando venni internato, poco più che ventenne, all’interno del famigerato campo di concentramento di Krems, in Austria.
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Ero il Maresciallo Luigi Peduto della Guardia di Finanza.
Fu durante la detenzione che conobbi Mokryna Maria Yurzuk, una vedova ucraina, madre di una bimba ancora in fasce.
Condannata ai lavori forzati.
Fu normale ogni volta dare a Mokryna e alla usa bimba il mio misero pasto.
Mar 4 25 tweets 9 min read
Un tempo era un vanto.
Oggi solo un lontano ricordo anche per i più anziani.
I più giovani molto probabilmente non l’hanno mai visto, neppure in fotografia.
Dispiace, perché fu qualcosa di straordinario.
Perché la mia, anzi la nostra, fu un’impresa straordinaria. Una sfida praticamente impossibile.
Alzare quel prestigioso trofeo, intendo.
Creato nel 1838 era stato vinto per venticinque volte dagli inglesi, sette dai tedeschi e una dagli americani, nel 1852.
Nemmeno una volta da noi italiani.
Una sfida "impossibile" quindi. Image