È il 10 febbraio, ossia *quel* giorno dell’anno in cui l'estrema destra – ora al governo – cerca di imporre una vera e propria aberrazione politica: l’equiparazione delle foibe con la Shoah.
Qui sotto un breve 🧵 sull’uso politico spregiudicato della storia.
Partiamo dal principio: contrariamente alla vulgata propagandistica, delle foibe se ne è sempre parlato; anche a guerra in corso.
Le “foibe”, almeno per come sono intese adesso, sono una “riscoperta” fatta alla fine degli anni Novanta (e non solo dalle destre).
È in quel periodo che si realizza ciò che lo storico Giorgio Franzinetti chiama “olocaustizzazione delle foibe”, cioè l’osmosi tra “la commemorazione delle vittime dello sterminio antisemita” e quelle delle foibe.
Che in tal modo diventano “l’Olocausto degli italiani”.
Il paragone è sempre stato contestato duramente da molti storici, anche di diversa estrazione.
Giovanni Miccoli (nel 1976!) ha parlato di accostamento “aberrante”, mentre per Galliano Fogar è “pura speculazione politica” priva di “fondamento reale”.
diecifebbraio.info/2013/05/risier…
Sempre secondo Fogar, la parificazione tra foibe e Shoah racchiude una tendenza molto più insidiosa: mettere sullo stesso piano nazifascisti e partigiani comunisti jugoslavi.
Portata all’estremo, significa dire i nazisti sono “i buoni” – come succede nel filmaccio “Red Land”.
La retorica sull’“Olocausto degli italiani” permette anche di colpire chi si discosta dalla propaganda - ad esempio mettendo in contesto i fatti storici - con l’accusa di “negazionismo”.
Che in pratica viene equiparato a chi nega le camere a gas.
Qui ovviamente c’è una vistosa e crudele ironia, visto che ad aderire alla narrazione della “Shoah italiana” spesso e volentieri ci sono formazioni politiche neonaziste che le camere a gas le negano convintamente.
globalist.it/news/2022/02/0…
Insomma: questi sono alcuni frutti avvelenati contenuti nella “Giornata del ricordo” – una ricorrenza che, non a caso, è subdolamente vicina al Giorno della memoria.
Fortunatamente quest’anno, grazie a #Sanremo2023, nessuno se lo fila; bisogna proprio forzarlo o imporlo.
Anche perché ogni anno che passa emerge il suo vero carattere: una commemorazione di parte, chiusa e nazionalistica.
Che come ha detto lo storico Carlo Spartaco Capogreco, non fa altro che “legalizzare il ricordo di crimini altrui sull’oblio di altri crimini”.
Cioè i nostri.
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