Leonardo Bianchi Profile picture
Giornalista e autore. Ultimo libro: LE PRIME GOCCE DELLE TEMPESTA. Curo anche una newsletter sulle teorie del complotto (https://t.co/oPQHaOyt0T).

Feb 10, 2023, 9 tweets

È il 10 febbraio, ossia *quel* giorno dell’anno in cui l'estrema destra – ora al governo – cerca di imporre una vera e propria aberrazione politica: l’equiparazione delle foibe con la Shoah.

Qui sotto un breve 🧵 sull’uso politico spregiudicato della storia.

Partiamo dal principio: contrariamente alla vulgata propagandistica, delle foibe se ne è sempre parlato; anche a guerra in corso.

Le “foibe”, almeno per come sono intese adesso, sono una “riscoperta” fatta alla fine degli anni Novanta (e non solo dalle destre).

È in quel periodo che si realizza ciò che lo storico Giorgio Franzinetti chiama “olocaustizzazione delle foibe”, cioè l’osmosi tra “la commemorazione delle vittime dello sterminio antisemita” e quelle delle foibe.

Che in tal modo diventano “l’Olocausto degli italiani”.

Il paragone è sempre stato contestato duramente da molti storici, anche di diversa estrazione.

Giovanni Miccoli (nel 1976!) ha parlato di accostamento “aberrante”, mentre per Galliano Fogar è “pura speculazione politica” priva di “fondamento reale”.

diecifebbraio.info/2013/05/risier…

Sempre secondo Fogar, la parificazione tra foibe e Shoah racchiude una tendenza molto più insidiosa: mettere sullo stesso piano nazifascisti e partigiani comunisti jugoslavi.

Portata all’estremo, significa dire i nazisti sono “i buoni” – come succede nel filmaccio “Red Land”.

La retorica sull’“Olocausto degli italiani” permette anche di colpire chi si discosta dalla propaganda - ad esempio mettendo in contesto i fatti storici - con l’accusa di “negazionismo”.

Che in pratica viene equiparato a chi nega le camere a gas.

Qui ovviamente c’è una vistosa e crudele ironia, visto che ad aderire alla narrazione della “Shoah italiana” spesso e volentieri ci sono formazioni politiche neonaziste che le camere a gas le negano convintamente.

globalist.it/news/2022/02/0…

Insomma: questi sono alcuni frutti avvelenati contenuti nella “Giornata del ricordo” – una ricorrenza che, non a caso, è subdolamente vicina al Giorno della memoria.

Fortunatamente quest’anno, grazie a #Sanremo2023, nessuno se lo fila; bisogna proprio forzarlo o imporlo.

Anche perché ogni anno che passa emerge il suo vero carattere: una commemorazione di parte, chiusa e nazionalistica.

Che come ha detto lo storico Carlo Spartaco Capogreco, non fa altro che “legalizzare il ricordo di crimini altrui sull’oblio di altri crimini”.

Cioè i nostri.

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