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🚨🪖🇫🇷 La premessa è d'obbligo: no allarmismi. Non esistono attualmente indicatori che anticipino l'imminenza di una guerra che coinvolga Parigi o altre importanti capitali europee. Ma l'iniziativa del governo francese merita senza dubbio di essere analizzata con attenzione.

In una lettera datata 18 luglio 2025, il Ministero della Salute transalpino ha infatti chiesto con discrezione agli ospedali del Paese di prepararsi a fronteggiare un "impegno militare di grande entità" in Europa, con piena prontezza richiesta entro marzo 2026.

Vediamo i dettagli insieme. Ps: mi ripeto, no allarmismi immotivati. Leggere questo pezzo con curiosità e interesse, non con apprensione.👇

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🚨🪖🇫🇷 La direttiva in questione, rivelata da Le Canard Enchaîné, è stata inviata alle Agenzie Regionali di Sanità con l'obiettivo di delineare come il sistema dovrebbe reagire nel caso in cui la Francia diventasse base logistica di retrovia in un conflitto su larga scala. Cosa si intende di preciso? Si parla di fatto di una zona situata dietro la linea del fronte, sicura, pronta a fungere da punto di supporto, evacuazione, cura dei feriti, rifornimenti e preparazione di truppe.

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🚨🪖🇫🇷 La richiesta espressa nel documento è chiara: essere pronti ad accogliere in breve tempo un gran numero di militari feriti - che siano francesi e alleati - e di farlo per settimane, persino mesi.

Per garantire una gestione dell'afflusso di pazienti ottimale, il ministero francese chiede che vengano istituiti centri medici di smistamento nei pressi di porti e aeroporti, così da stabilizzare i pazienti e rimandarli rapidamente nei rispettivi Paesi di appartenenza.

Per ottenere la massima efficienza, il personale medico francese dovrebbe ricevere anche un'adeguata formazione, da intendersi nella forma di un addestramento sulle "condizioni del tempo di guerra".

Il riferimento è alla potenziale scarsità di forniture, ai picchi improvvisi di domanda e alla logistica perturbata, ma anche all'insieme di condizioni mediche che i camici bianchi potrebbero essere chiamati ad affrontare con frequenza, dai disturbi post-traumatici alla riabilitazione per lesioni complesse.

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🚨🪖🇫🇷 Le ipotesi di pianificazione sono impegnative. In base alle indicazioni riportate da Le Canard Enchaîné, gli ospedali francesi dovrebbero essere in grado di assorbire tra 10.000 e 50.000 feriti in un arco di 10-180 giorni, a seconda dell'evoluzione della crisi.

Di nuovo: non significa che tali numeri siano attesi, ma che i pianificatori vogliono che il sistema sia in grado di reggere se queste stime dovessero presentarsi.

Per farlo, ai direttori sanitari viene chiesto di programmare fin da adesso: liberare rapidamente posti letto, provare le procedure di accoglienza e triage, identificare quali reparti possano convertirsi alla traumatologia, e mappare i percorsi di evacuazione dal letto di degenza fino alla rampa d'imbarco degli aerei.

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🚨🪖🇫🇷 La lettera tocca anche un aspetto spesso sottovalutato, ma fondamentale: il fattore umano di un'operazione prolungata. Le turnazioni dovranno infatti dimostarsi in grado di resistere a mesi di estrema pressione, prevedendo anche supporto psicologico per team che vivrebbero costantemente sotto stress. Lo scenario prevederebbe inoltre la requisizione del personale medico civile, mobilitabile verso il Servizio di sanità delle Forze Armate, e l'organizzazione di strutture mediche temporanee in prossimità dei principali punti d'ingresso del territorio nazionale.

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🚨🪖🇫🇷 Interpellata sulla fuga di notizie, la ministra della Salute, Catherine Vautrin, non ha smentito l'esistenza della direttiva, ma l'ha inquadrata nell'ambito di una normale pianificazione: "Gli ospedali si preparano sempre - alle epidemie, ai picchi di carico. È normale che un Paese anticipi le crisi e le loro conseguenze".

La notizia si inserisce però in un più ampio impulso - francese ed europeo - mirato alla preparazione delle società continentali dinanzi al rischio di una guerra o, più in generale, di uno scenario di crisi.

Xavier de Giacomoni, editorialista di politica internazionale per La Chaîne Info, ricorda a tal proposito come a partire dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, la Francia abbia "avviato un censimento di tutte le capacità di cura e ospedalizzazione disponibili nel Paese. Ora ci si sta preparando a ciò che potrebbe avvenire in seguito".

Attualmente il servizio sanitario delle forze armate francesi gode di una reputazione di eccellenza a livello internazionale. Ci sono ancora sette ospedali militari in Francia, con molti posti letto di rianimazione e letti attrezzati per il trattamento di grandi ustionati, con de Giacomoni che parla di "un'autentica competenza francese in materia".

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🚨🪖🇫🇷 Sempre per restare nell'ambito della "preparazione", a partire da questo autunno (forse già a metà ottobre), la Francia distribuirà un opuscolo di una trentina di pagine consistente in un "manuale" per guidare i francesi in caso di crisi, sulla base di tre assi principali: prepararsi, proteggersi e impegnarsi.

Intitolato "Tous résilients", "Tutti resilienti", l'opuscolo si troverebbe sulla scrivania del Primo Ministro Bayrou sin da luglio.

Attraverso disegni e frasi semplici, chiare, la prima sezione del manuale dovrebbe concentrarsi sulle azioni da intraprendere per proteggersi. Esempio: quando mettersi al riparo, quando restare in casa, quando evacuare, quando allontanarsi da corsi d'acqua, eccetera.

La seconda parte dovrebbe insegnare invece cosa fare in caso di allerta: vengono illustrati i diversi tipi di sirene, come informarsi tramite canali ufficiali e i media, e l'importanza di seguire le istruzioni inviate via SMS dalle autorità.

Infine, la terza sezione: quella che ha lo scopo di sensibilizzare i cittadini all'impegno personale, che si tratti di diventare riservista dell'esercito, di entrare nelle forze dell'ordine o nei pompieri.

La decisione di distribuire un manuale di questo genere ha generato una certa apprensione nell'opinione pubblica francese, che vi ha letto un chiaro riferimento al peggioramento della situazione geopolitica. In realtà si tratta di una pratica piuttosto comune in altri Paesi, in particolare i nordici, molto evoluti dal punto di vista dell'attenzione riservata alla preparazione delle società in caso di conflitti o altre emergenze.

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🚨🪖🇫🇷
Per quel che vale il mio parere: essere più informati non fa mai male. Le opinioni pubbliche occidentali scontano un deficit importante sotto questo aspetto. Per la maggior parte non contemplano in alcun modo il ritorno della guerra. Sarebbe bello, ma la realtà non è questa. Tutto ciò che può essere fatto in termini di preparazione dovrebbe essere accolto con sollievo, ovviamente sperando che questo bagaglio di conoscenze ed esperienze resti sempre in soffitta.

Ma visto il tema: meglio prevenire che curare.

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Si sale a bordo qui: steady.page/it/dangelodario

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