@maxdantoni@EntropicBazaar Inesatto. La nostra democrazia costituzionale non è "parlamentare": è sociale o solidaristica (Mortati, Ist., I, p.143 ss.). Forma necessitata in assenza della quale la democrazia "non è". Cioè il parlamento è subordinato alla realizzazione diritti sociali fondamentali: artt.1-12
@maxdantoni@EntropicBazaar Nessun esito elettorale, e nessuna legge votata dal parlamento può mutare questo indirizzo politico-costituzionale supremo. Neppure l. di revisione costituzionale
@maxdantoni@EntropicBazaar Realizzare la Repubblica fondata sul lavoro e sull'intervento attivo dello Stato (art.3 cpv) per l'eguaglianza sostanziale è al di sopra della disponibilità delle leggi a differenza di quanto accade in dem.parlamentare, tipica forma di Stato liberale, OPPOSTA alla ns Cost rigida
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A proposito di Grok, dopo una lunga discussione (intorno al corretto inquadramento della relazione tra sistema finanziario internazionale e controllo del sistema mediatico), così definisce i miei tre libri che gli avevo solo menzionato: 1/
Sempre scusandomi per la "vanità", ma sono cose che non sapevo, ecco la risonanza internazionale scientifica dei miei libri: 2/
Sempre partendo da una mera citazione dei titoli ecco la valutazione finale di Grok, non sollecitata, sul mio lavoro: 3/
La realtà mondiale dei "modelli di specializzazione" ha radice nei vantaggi comparati (anche ove non vi sia il c.d. free-trade istituzionalizzato con trattati multilaterali), che, talora, sono struttural-geografici. Laddove si voglia mutare i vantaggi comparati (arduo compito 1/
nel medio periodo), avendo il già notevole potere di imporre dei dazi (non è scontato), possono precedere, o seguire, delle politiche industriali: la più efficace delle quali, inevitabilmente, è l'investimento diretto del settore pubblico nella specifica capacità produttiva
2/
del settore prescelto. Un sistema di sussidi pubblici al settore privato, invece, trova dei limiti molto stringenti nella redditività dell'eventuale investimento indotto, indispensabile per il settore privato, ed al cui difetto, solo lo Stato, con le sue scelte politiche, può
3/
1. Sotto la grafica della posizione netta patrimoniale US sull'estero (NIIP).
U.S. Net International Investment Position/(Gross Domestic Product*10) | FRED | St. Louis Fed
Da questo dato, in generale, si ritrae più correttamente la sostenibilità
2. delle politiche economico-fiscali, inclusa quella del debito pubblico, di ciascun paese.
Cioè il saldo negativo tra investimenti all'estero di uno Stato e gli investimenti dall'estero IN quello Stato, sta ad indicare che tale Stato ha obblighi di restituzione in una moneta che
3. non emette. Non è quindi l'ammontare assoluto del debito pubblico a costituire il problema di insostenibilità: fintanto che si abbia un istituto di emissione, come nel caso degli USA per eccellenza, il relativo potere è inesauribile e si può riacquistare, in qualsiasi momento
REPETITA IUVANT: rinviando alla lettura per esteso, mi limito a citare Crisafulli, che enuncia dei principi un tempo ovvi e legalitari, oggi cancellati dal vincolo esterno 1/ orizzonte48.blogspot.com/2018/06/uropa-…
Prendo poi spunto da questo sunto di @giuslit di un articolo di Bloomberg per focalizzare come, strutturalmente, negli USA, dai tempi della riaffermazione del monetarismo, il welfare sia mero "rimedio al pauperismo", non ponendosi neppure il problema se possa esisterne uno 2/
diverso, inteso come insieme di diritti, pieni e costituzionalmente tutelati, a prestazioni che integrano (l'ormai improponibile) "diritto al lavoro" (che è un diritto all'intervento statale nel perseguimento della piena occupazione).
Il fatto è che TUTTE le "cause" della
3/
Che è invece un sistema strutturalmente pensato per la straordinarietà, indotta dagli stessi elementi istituzionali caratterizzanti: come la "moneta adespota", rapporti di cambio immutabili, un connesso bias deflattivo rigido e non adattabile, secondo l'ideologia economica 1/
neo-classica, tipicamente legata al gold standard tardo-ottocentesco.
E questo si è ben visto per gli Stati-membri vittime del "pilota automatico" e del "fate presto".
Solo che il sistema è stato finora applicato secondo i rapporti di forza, come sempre accade nei trattati
2/
internazionali...
Ma i rapporti di forza, cioè l'assetto di dominio che caratterizza il funzionamento delle organizzazioni che si autoaffermano come sovranazionali, sono soggetti al principio (cardine del diritto internazionale, nel caso posto ipocritamente nell'oblio) del
3/
1. Questo è mooolto più difficile. Tanto difficile che la "altra" UE, in effetti, sta già nascendo (fermata solo dalle perplessità tedesche): è quella che deciderebbe SOLO a maggioranza, con ciò mirando ad ampliare ulteriormente le sue auto-attribuzioni a colpi di sentenz€.
2. Abbiamo già visto (dai tempi mitici di Tsipras e della macelleria sociale in Grecia, ma anche in Italia, in Spagna e...Irlanda) che si può essere contrari a "questa" UE per i motivi più disparati.
Diffusamente, perché si registra, con una sorta di ossimorica neutralità, che
3. l'asse franco-tedesco, alla prova dello stato di eccezione "guerresco", scricchiola. Ed è questo un punto passato quasi sotto silenzio.
La GER non vuole mollare l'osso dei rapporti di forza sostanziali (riassumibili nell'euro). E non è che su questo si sia riaperto un