Qualcuno prima o poi doveva ricordare a Salvini, e con durezza, che il suo progetto politico e la democrazia sono incompatibili.
Che l'abbia fatto il presidente del Consiglio con toni così fermi, a reti unificate e con tutto il paese che guarda, è una buona notizia per tutti.
Ho annotato le accuse: sono sulle regole del gioco.
"Scarsa responsabilità istituzionale"
"Grave carenza di cultura costituzionale"
"Grave imprudenza istituzionale"
"Opportunismo politico".
E la sfiducia senza ritirare i ministri, "palesemente contraddittorio".
Invocare le piazze? "Questa tua concezione mi preoccupa"
"Non abbiamo bisogno di persone con pieni poteri"
"Evita di accostare a slogan politici i simboli religiosi nei comizi".
La domanda è: ma Conte si è accorto ora della concezione di democrazia di Salvini?
Replica di Salvini nell'incipit del suo discorso: "Rifarei tutto quello che ho fatto".
E si avventura a definire "meno libero" chi "ha paura del giudizio del popolo italiano".
Insomma, dalla lezione di diritto costituzionale non ha imparato niente.
Replica a Conte anche sulla laicità dello Stato: Salvini dice che la "protezione del cuore immacolato di Maria" lo invoca e invocherà sempre, non per se stesso ma per il "popolo italiano".
Poi propaganda sull'uomo leghista, "libero", di "figli che hanno una mamma e un papà".
"E buon lavoro con il partito di Bibbiano"
"E poi saremmo noi gli autoritari"
"Siamo gli unici presunti fascisti che vogliono il voto. Pensa che dittatura vorremmo instaurare, la dittatura del voto del popolo italiano".
L'analfabetismo istituzionale di Salvini prosegue.
[Nota di passaggio. Affascinante come durante il discorso di Conte, dai toni professoriali, l'Aula abbia mantenuto ordine da classe universitaria mentre poi, arrivato Salvini, si sia tramutata improvvisamente nello studio di Amici.
Le parole chiamano la civiltà o la barbarie]
Sempre per rispetto istituzionale e della gravità del dibattito e della situazione, Salvini cita ripetutamente -- per deriderlo e deridere chi lo legge -- un intellettuale che lo critica.
Confermando ogni singola accusa di Conte.
(Salvini chiude con "viva la democrazia")
Mettendo in fila le note, si intuisce che questa -- ahinoi -- sembra essere più di una crisi di governo: sembra un punto di rottura in cui è in discussione il senso stesso della nostra democrazia.
Conte ha voluto ribadire un modello che Salvini avversa apertamente: il nostro.
A destra avevano cominciato da tempo a insultare Schlein, che di questa destra reazionaria bigotta illiberale è l’anatema.
Ora sarà un massacro continuo.
Questo per esempio è il Giornale di oggi: rifondazione comunista, candidata radical chic, golpe, Pd chiuso in salotto, “il cyborg del correttismo” (qualunque cosa sia).
È un compendio di quello che verrà.
Libero dice che è invidia per e merito di Meloni (c’è forse qualcosa di buono in natura che non sia merito di Meloni), e prende la linea del fango (c’è forse qualcosa di cattivo in natura che non sia fango contro Meloni?)
"A recent poll found a disturbing 66% of Republicans still believe that President Joe Biden was not legitimately elected"
"The right-wing media apparatus has spent months laying the groundwork for contesting the results of the 2022 midterms if the votes don’t go their way"
"There is, however, a realization and general understanding in the news industry that elections can no longer be covered in the ways of the past" edition.cnn.com/2022/11/07/med…
Reminder: "Candidates who have challenged or refused to accept Joe Biden’s victory — 51 percent of the 569 analyzed by The Washington Post — are running in every region of the country and in nearly every state"
Musk lo fa con il solito tono (fintamente) oggettivo di chi è convinto che la sua sia l’unica decisione corretta per massimizzare il bene collettivo per l’umanità tutta (questa è la ratio che afferma, di solito).
In realtà, è solo uno che ha scambiato la politica per una media.
Ma lui è fatto così: è convinto che ogni problema sia un problema tecnologico-ingegneristico. Inclusa, a quanto pare, la politica. E inclusa la libertà di espressione.
Da settimane il Corriere assume e diffonde l'idea per cui il governo Meloni sarebbe "in continuità" con quello di Draghi. Oggi è il frame delle prime sei pagine.
Il rapporto cordiale che si sarebbe instaurato tra Draghi e Meloni diventa così profezia ideologica: “l’etichetta di ‘destra draghiana’, incollata al partito della neopremier per screditarla, alla fine l’ha premiata”, scrive Franco.
“Destra draghiana” (!?), non estrema destra.
Proseguendo nel teorema per cui Meloni si sarebbe moderata e a estremizzarsi sono le opposizioni, Franco parla del passaggio di consegne — un normale rito — come di un “messaggio di pacificazione (!?) ancora più potente; e per questo indigesto a pezzi dell’opposizione”.
La nomina più incredibile per me resta quella di Calderoli. Voglio dire: ha dato dell’orango a una ministra di colore. Come cazzo è possibile ritorni a essere ministro nel 2022? Che paese siamo?
Una cosa del genere ne avrebbe disintegrato la carriera politica in qualunque paese normale. Qui sembra tutto invece parte dell’idea di sdoganare, normalizzare, perfino premiare certe scelte ideologiche. Fa spavento.
(Ovviamente ora arrivano i razzisti in difesa del neoministro. Che imbarazzo, che indecenza)