I 5 punti proposti da Zingaretti a Casaleggio descrivono bene il vuoto programmatico e di idee dell'ennesima "alleanza contro", l'ultimo di quella lunga serie di "mali minori" che ci ha portato fin qui.
1/9
Ci si allea con un partito autoritario che vuole eliminare la democrazia rappresentativa, non per realizzare qualcosa in particolare ma solo per tenere lontano dai palazzi un altro partito autoritario che vuole eliminare la democrazia rappresentativa.
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Si spera di disinnescare le pulsioni autoritarie del nuovo alleato chiedendogli "pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento".
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Il fatto che tale riconoscimento sia tutt'altro che scontato dà una volta di più la misura dell'abisso su cui siamo affacciati.
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Si chiede poi una "svolta delle ricette economiche e sociali in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti", ben sapendo che in cassa non c'è un euro per finanziare tali fantasie.
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A meno di non cancellare le prebende elettorali approvate dai 5 stelle oppure di seguire le stesse identiche ricette di Salvini: chiedere tutte le risorse a prestito, scaricare i costi sulle generazioni future, dilapidare risorse in cambio di un consenso effimero...
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... avviare il debito su di una traiettoria esplosiva fino alla crisi finanziaria e all'incidente che metta a rischio quella stessa "appartenenza leale all'Unione Europea" vagheggiata da Zingaretti al primo punto.
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Altrimenti spieghi Zingaretti (o chi per lui) come intende finanziare redistribuzione, investimenti, sviluppo e al tempo stesso sanare la voragine lasciata dai gialloverdi senza imporre nuove tasse.
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È giusto lavorare perché Salvini non metta mai più piede nei palazzi del potere, ma l'unico modo per assicurarsi questo risultato è costruire una offerta politica alternativa alla sua, che convinca più della sua. Per ora non si vede niente di tutto ciò, purtroppo.
9/9
🧵Le conversazioni di Steve Witkoff con i negoziatori russi sono state registrate dai servizi di intelligence statunitensi, e alcuni frammenti di queste registrazioni sono finiti nelle mani dei giornalisti. Poiché in entrambe le conversazioni trapelate finora compare Yuri Ushakov — il principale consigliere di politica estera di Vladimir Putin — è plausibile che il telefono intercettato fosse il suo.
A questo punto non siamo più di fronte a una “fuga di notizie”. La diffusione delle trascrizioni assomiglia più a un’operazione di divulgazione controllata. Resta da capire chi ne sia il regista: e soprattutto perché abbia deciso di rivelare il dietro le quinte di un passaggio cruciale per l’Europa, per gli Stati Uniti e per la moribonda Alleanza Atlantica.
Nel nuovo post sul blog (link nei post successivi del thread) ho riportato la traduzione integrale delle conversazioni pubblicate da Bloomberg: quella tra Witkoff e Ushakov, in cui l’inviato americano spiega al consigliere di Putin come manipolare Trump, e quella tra Ushakov e Kirill Dmitriev (il capo del fondo sovrano russo che avrebbe negoziato con Witkoff il “piano di pace” proposto in questi giorni), che rivela la matrice interamente russa del piano.
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Questo thread è solo un adattamento minimo del post completo pubblicato oggi sul mio blog. Lì trovate oltre alla ricostruzione integrale, i link alle fonti, il commento delle implicazioni politiche. Si legge molto meglio rispetto ai frammenti forzati dei social.
Se volete sostenere questo lavoro di divulgazione potete iscrivervi alla newsletter.
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La trascrizione è accompagnata da alcune osservazioni che ne spiegano la portata politica — una portata che, considerato il testo del piano svelato qualche giorno più tardi, sfiora il livello storico. Le telefonate mostrano infatti, senza filtri né eufemismi, il grado di allineamento dell’amministrazione statunitense alle richieste del Cremlino, e il modo in cui vengono trattati i due soggetti sacrificati nel processo: l’Ucraina, l’aggredito, e l’Europa, il vecchio alleato. Se i negoziatori danno per scontato che l’Ucraina debba essere costretta ad accettare la propria resa, l’Europa – da tempo il principale finanziatore della resistenza ucraina – non viene mai nemmeno presa in considerazione.
Molto sinteticamente, le telefonate confermano cinque punti chiave: 1. La paternità russa del piano è esplicita. 2. Il Cremlino auspica che il piano sia presentato come un’iniziativa congiunta USA–Russia. 3. Witkoff agisce come un facilitatore degli interessi russi, non come un mediatore. 4. L’intera dinamica è asimmetrica: Mosca detta, Washington esegue. 5. Le telefonate, insieme al contenuto del piano e alle successive reazioni dell’amministrazione americana (di cui darò brevemente conto nel paragrafo successivo) mostrano che l’Ucraina non viene considerata una parte negoziale, ma un oggetto di scambio.
1/9
Secondo quanto riportato da Bloomberg, nella telefonata del 14 ottobre durata poco più di cinque minuti, Steve Witkoff fornisce a Ushakov istruzioni su come Putin dovrebbe impostare un colloquio con Trump per trarre il massimo vantaggio per la Russia nel negoziato. Tra i suggerimenti: organizzare una telefonata tra Putin e Trump prima della visita di Zelensky alla Casa Bianca, e usare l’accordo su Gaza come aggancio per adulare Trump e aprire un nuovo fronte negoziale.
Interpellato dai giornalisti sull’Air Force One riguardo all’audio pubblicato da Bloomberg, Trump ha risposto così:
Q: Ha sentito l’audio pubblicato da Bloomberg, in cui Witkoff suggerisce ai russi come rivolgersi a lei?
TRUMP: È una cosa normale. Deve vendere questa cosa all’Ucraina, e deve vendere l’Ucraina alla Russia. È così che lavora un negoziatore. Non l’ho ascoltato, ma mi hanno detto che è normale prassi negoziale.
E ancora:
Q: Che tipo di concessioni farà la Russia?
TRUMP: Be’, faranno concessioni. La loro grande concessione è che smetteranno di combattere e non si prenderanno altra terra.
Il commento è più o meno volontariamente brutale: deve vendere l’Ucraina alla Russia.
Le telefonate rivelano quanto siano stati sbilanciati i negoziati che hanno portato allo pseudo-piano di pace presentato nei giorni scorsi. La trattativa è stata interamente guidata dalla Russia; la versione finale è di matrice russa; e Trump, Vance e Rubio hanno mentito pubblicamente attribuendone la paternità agli Stati Uniti.
Segue la documentazione completa, con i alcuni commenti.
SW = Steve Witkoff
YU = Yuri Ushakov
Ushakov è il consigliere diplomatico di Putin.
Witkoff, in questa conversazione, fornisce a un rappresentante di un paese ostile istruzioni per manipolare il Presidente degli Stati Uniti.
SW: Ciao Yuri.
YU: Sì Steve, ciao, come stai?
SW: Bene Yuri. Tu come te la passi?
YU: Sto bene. Congratulazioni, mio amico.
SW: Grazie.
YU: Hai fatto un lavoro straordinario. Davvero straordinario. Grazie mille. Grazie, grazie.
SW: Grazie Yuri, e grazie per il vostro sostegno. So che il vostro paese l’ha sostenuto, e te ne sono grato.
YU: Sì, sì, sì. Per questo abbiamo sospeso l’organizzazione del primo summit russo-arabo.
SW: Sì.
YU: Perché pensiamo che tu stia facendo un lavoro davvero importante nella regione.
SW: Ascolta, voglio dirti una cosa. Penso che, se riusciamo a risolvere la questione Russia-Ucraina, tutti saranno al settimo cielo.
YU: Sì, sì, sì. Devi risolvere un solo problema.
[ridacchia]
SW: Quale?
YU: La guerra russo-ucraina.
SW: Lo so! E come facciamo a risolverla?
YU: Amico mio, voglio un tuo consiglio. Pensi che sarebbe utile se i nostri due capi parlassero al telefono?
SW: Sì, lo penso.
YU: Lo pensi? E quando credi che sarebbe possibile?
SW: Credo che, appena lo suggerirete, il mio capo sarà pronto.
YU: Ok, ok.
SW: Yuri, Yuri, ecco cosa farei io. La mia raccomandazione.
YU: Sì, dimmi.
SW: Io farei partire la telefonata semplicemente ribadendo che vi congratulate con il presidente per questo risultato, che lo avete sostenuto, che lo avete sostenuto davvero, che rispettate il fatto che è un uomo di pace e che siete molto contenti di vedere questo sviluppo. Direi questo. Penso che da lì verrà fuori una telefonata molto buona.
Perché… lascia che ti dica cosa ho detto al Presidente: gli ho detto che voi — la Federazione Russa — avete sempre voluto un accordo di pace. Ho detto al presidente che è ciò che credo. E credo che il problema sia che abbiamo due nazioni che faticano a trovare un compromesso, e quando lo troveranno, avremo un accordo. Stavo anche pensando che potremmo preparare una proposta di pace in, diciamo, venti punti, come abbiamo fatto a Gaza. Un piano Trump in venti punti. Possiamo fare la stessa cosa con voi. Il punto è che…
YU: Ok, ok mio amico. Penso che questo punto potrebbe essere discusso dai nostri leader. Steve, sono d’accordo con te che si congratulerà, che dirà che il signor Trump è un vero uomo di pace e così via. Questo lo dirà.
SW: Ma ora ti dico cosa penso che sarebbe fantastico.
YU: Ok, ok.
SW: E se… aspetta… ascoltami…
YU: Ne parlerò con il mio capo e poi ti richiamo. Ok?
SW: Sì, perché ascolta quello che sto dicendo. Forse potresti semplicemente dirlo riferire quello che ti ho detto al Presidente Putin, perché tu sai che ho il massimo rispetto per lui.
YU: Sì, sì.
SW: Magari potrebbe dire a Trump: “Sai, Steve e Yuri hanno discusso di un piano di pace molto simile, in venti punti, e potrebbe essere qualcosa che pensiamo possa far avanzare le cose. Siamo aperti a esplorare cosa ci vorrebbe per arrivare a un accordo.” Ora, tra me e te, so cosa ci vorrebbe per arrivare a un accordo: l’Ucraina deve cedere Donetsk e probabilmente un altro pezzo di territorio da qualche parte. Ma invece di parlare così, parliamo in modo più positivo, perché penso che arriveremo a un’intesa. E penso, Yuri, che il Presidente mi darà molto margine per arrivarci.
YU: Capisco…
SW: …quindi, se riusciamo a creare questa possibilità — che dopo questa cosa io abbia parlato con Yuri e che abbiamo avuto una conversazione costruttiva — penso che potrebbe portare a grandi sviluppi.
(nota a margine nel testo originale: “notate come ridono di Zelensky”)
YU: Ok, va bene. Mi sembra una buona idea.
SW: C’è un’altra cosa: Zelensky viene alla Casa Bianca venerdì.
YU: Lo so.
[ridacchia]
SW: Andrò a quell’incontro, perché mi vogliono lì. Ma penso che, se possibile, dovremmo avere la telefonata con il vostro capo prima di quell’incontro di venerdì.
YU: Prima, prima… sì?
SW: Esatto.
YU: Ok, ok. Ho capito il tuo consiglio. Lo discuto con il mio capo e poi ti richiamo. Va bene?
SW: Va bene Yuri, a presto.
YU: Perfetto, perfetto. Grazie mille. Grazie.
SW: Ciao.
YU: Ciao.
[Fine chiamata]
🧵Fateci caso: in Italia, qualsiasi personaggio con un minimo di visibilità disposto a sostenere pubblicamente l’assurdo ha una buona probabilità di diventare una celebrità nazionale. Sostenere tesi palesemente false garantisce posti fissi nei talk show e il supporto di eserciti di bot — a condizione che quelle assurdità coincidano con i talking points del Cremlino e dell’internazionale dell’estrema destra (ormai l’unica “internazionale” rimasta in vita). 👇
1/10
Chi diffonde la paura dei vaccini, chi nega l’efficacia delle terapie fondate sul metodo sperimentale — una delle battaglie più subdole e distruttive del mondo MAGA — chi rilancia teorie complottiste su immigrazione, energie rinnovabili, euro, stampa di moneta, “nazismo” dell’Ucraina o “mamme di Mariupol”: tutti trovano spazio.
Si ha l’impressione che, se domani la Russia riscoprisse la pietra filosofale, vedremmo sfilare schiere di “esperti” pronti a spiegare che si può trasformare la cacca in oro (ma l'Europa ce lo impedisce).
2/10
Vale in particolare per alcuni professori universitari. Gli accademici sono preziosi per la disinformazione: insinuano il dubbio che la comunità scientifica sia “divisa”, alimentano il confirmation bias dei creduloni e legittimano le bufale con la propria carica universitaria. Aiutano a presentare le menzogne come interpretazioni alternative, sullo stesso piano dei fatti accertati.
Questi accademici sono molto rari — forse uno ogni diecimila — ma bastano a inquinare il dibattito: una voce stonata, amplificata dalla propaganda, può coprire il lavoro silenzioso di 9.999 persone serie.
🧵L'America di Trump: l'autocrate che vuole il Nobel per la pace mentre dichiara guerra ai suoi stessi citttadini. Agenti mascherati che colpiscono civili che protestano pacificamente.
Il piano di Trump per usare l'esercito nella repressione del dissenso. 👇
1/17
Nel nuovo post sul mio blog - ora anche nella versione inglese su The Civic Economist:
ho provato a ricostruire il piano di Trump per invocare l'Insurrection Act e usare le forze armate per la repressione del dissenso. Qui sotto una sintesi.
Alla Casa Bianca si discute sempre più seriamente della possibilità che Trump invochi l’Insurrection Act, una legge del 1807 che attribuisce al presidente il potere di usare le forze armate in compiti di ordine pubblico – come perquisizioni e arresti – sul suolo americano. Lo hanno rivelato a NBC News cinque fonti a conoscenza diretta dei colloqui.
🧵 Immaginate agenti senza alcuna identificazione che si calano da elicotteri sul tetto del vostro palazzo. Sfondano le porte di tutti gli appartamenti, lanciano granate stordenti all’interno, radunano adulti e bambini urlanti, in molti casi seminudi, li ammanettano con fascette di plastica e arrestano decine di persone, immigrati e cittadini del vostro paese, separando i bambini dagli adulti e caricandoli su furgoni diversi.
1/9
È successo martedì scorso a Chicago e gli agenti in questione sono quelli dell'ICE. Un episodio che ha fatto il giro dei social, ma quasi ignorato dai media tradizionali americani ed europei.
Da mesi agenti mascherati, privi di identificativo e a bordo di veicoli non contrassegnati, compiono arresti violenti di persone inermi, terrorizzando famiglie intere. Sono arresti che preludono a deportazioni in centri di detenzione segreti, senza accesso a garanzie legali. Migliaia di scene documentate che ricordano le operazioni clandestine degli Stati di polizia.
2/9
Mi rendo conto che le notizie preoccupanti cui prestare attenzione ogni giorno sono tantissime, ma è importante sapere che Trump ha creato una milizia paramilitare più grande di qualsiasi altra agenzia federale, che gestisce un sistema carcerario parallelo a quello federale e risponde solo ed esclusivamente al presidente. L’ICE – acronimo per Immigration and Custom Enforcement – somiglia sempre più alle polizie segrete dei regimi comunisti dell’est europeo.
3/9
🧵Nella delirante conferenza stampa del 22/9, Trump ha sostenuto che gli Amish non conoscono l’autismo perché rifiutano i vaccini. Che sia inutile vaccinare i bambini contro l’epatite B, dato che la malattia si trasmette, secondo lui, esclusivamente per via sessuale. E che l’autismo possa essere provocato dal paracetamolo.
1/17
Nei giorni successivi, le teorie della cospirazione contro i vaccini (e più in generale contro la medicina “ufficiale”) hanno trovato nuova linfa, diventando più che mai virali sui social controllati dagli oligarchi della Casa Bianca.
2/17
Non credo valga la pena ribattere a teorie del tutto screditate, come quella sul legame tra vaccini e autismo. La letteratura scientifica mostra che i complottisti sono per lo più insensibili al debunking.
Le affermazioni sul paracetamolo sono però più insidiose, perché Trump ha citato uno studio realmente esistente, firmato da un accademico di primo piano: Andrea A. Baccarelli, preside della Chan School of Public Health di Harvard.
🧵Le campagne di influenza straniera sono ormai lo sfondo costante di ogni evento di attualità negli Stati Uniti e in Europa — dai disastri naturali alle elezioni.
La Russia sfrutta sistematicamente ogni occasione per spingere avanti la propria agenda: esasperare la polarizzazione, criminalizzare i democratici (intesi in senso lato, come chiunque creda nei valori della democrazia), diffondere i capisaldi della propaganda di estrema destra — dalle teorie del complotto sui vaccini ai presunti crimini degli immigrati — e screditare i nemici del regime di Putin.
Un’agenda che negli Stati Uniti coincide perfettamente con quella del movimento MAGA. 👇
1/15
Non sorprende che la risposta dell’amministrazione Trump sia stata la chiusura del Counter Foreign Information Manipulation and Interference Office, l’ufficio incaricato di contrastare la disinformazione russa sul suolo americano.
Un favore enorme al Cremlino: lasciare campo libero alle campagne di influenza, la forma più subdola di guerra ibrida, che corrode la democrazia dall’interno.
2/15
Secondo NewsGuard – iniziativa che monitora la disinformazione online (e che pubblica la newsletter, “Reality Check”, che consiglio di seguire) – i media statali russi hanno incorniciato l’omicidio di Charlie Kirk come un complotto ordito dai democratici.
Come avviene sistematicamente (anche in Europa), è probabile che per amplificare questa narrazione, la Russia si stia servendo (anche) di eserciti di bot che si fingono americani.
E, seguendo uno schema ormai consolidato, la trama complottista insinua che anche l’Ucraina sia coinvolta nell’omicidio di Kirk.