I 5 punti proposti da Zingaretti a Casaleggio descrivono bene il vuoto programmatico e di idee dell'ennesima "alleanza contro", l'ultimo di quella lunga serie di "mali minori" che ci ha portato fin qui.
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Ci si allea con un partito autoritario che vuole eliminare la democrazia rappresentativa, non per realizzare qualcosa in particolare ma solo per tenere lontano dai palazzi un altro partito autoritario che vuole eliminare la democrazia rappresentativa.
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Si spera di disinnescare le pulsioni autoritarie del nuovo alleato chiedendogli "pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento".
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Il fatto che tale riconoscimento sia tutt'altro che scontato dà una volta di più la misura dell'abisso su cui siamo affacciati.
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Si chiede poi una "svolta delle ricette economiche e sociali in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti", ben sapendo che in cassa non c'è un euro per finanziare tali fantasie.
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A meno di non cancellare le prebende elettorali approvate dai 5 stelle oppure di seguire le stesse identiche ricette di Salvini: chiedere tutte le risorse a prestito, scaricare i costi sulle generazioni future, dilapidare risorse in cambio di un consenso effimero...
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... avviare il debito su di una traiettoria esplosiva fino alla crisi finanziaria e all'incidente che metta a rischio quella stessa "appartenenza leale all'Unione Europea" vagheggiata da Zingaretti al primo punto.
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Altrimenti spieghi Zingaretti (o chi per lui) come intende finanziare redistribuzione, investimenti, sviluppo e al tempo stesso sanare la voragine lasciata dai gialloverdi senza imporre nuove tasse.
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È giusto lavorare perché Salvini non metta mai più piede nei palazzi del potere, ma l'unico modo per assicurarsi questo risultato è costruire una offerta politica alternativa alla sua, che convinca più della sua. Per ora non si vede niente di tutto ciò, purtroppo.
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🧵 Come muore una democrazia?
Come ci si accorge di aver superato la linea che ci separa dall’autoritarismo?
La domanda non riguarda solo gli USA, ma ogni democrazia contemporanea in cui il populismo erode le istituzioni dall’interno e dall’esterno.
Thread ⬇️
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In un articolo pubblicato sul New York Times venerdì scorso, Steven Levitsky (Harvard), Lucan Way (University of Toronto) e Daniel Ziblatt (Harvard) spiegano in che modo possiamo renderci conto di aver perso, o di stare perdendo, la democrazia.
Il loro intervento merita di circolare anche nel dibattito italiano, uno dei più vulnerabili dell’Europa occidentale alle suggestioni autoritarie e all’erosione della fiducia nelle istituzioni. Anche a causa della massiccia infusione di propaganda populista, spesso amplificata da attori esterni al nostro Paese (leggi: Russia e suoi alleati).
In questo thread propongo una sintesi di quanto ho pubblicato su Substack: alcuni estratti dell'articolo di Levitsky, Way e Ziblatt, accompagnati dai miei commenti per contestualizzare le tesi degli autori alla luce della cronaca politica recente dagli USA e l'Europa.
🧵 Un altro fallimento umiliante, spacciato per vittoria a uso e consumo della propaganda per gonzi (molti dei quali, purtroppo, abitano in Italia).
Un breve thread per spiegare l'ennesima marcia indietro di Trump sui dazi. ⬇️
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La Cina si aggiunge all’elenco dei paesi per cui i dazi sono stati riportati al 10% dopo il caos finanziario seguito al "Liberation Day" (che nome inappropriato).
Questi dazi si sommano al 20% che gli Stati Uniti avevano già imposto per “punire” la Cina per la produzione di alcune componenti del fentanyl.
La somma rimane comunque ben lontana dall’80% annunciato da Trump nel weekend.
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🧵Trumpflation è sempre più sinonimo di stagflazione.
Per questo la Fed ha interrotto il percorso di riduzione dei tassi di interesse, fermi al 4,25%.
(Anche) per questo Trump ha fatto l'ennesima marcia indietro con la Cina, dopo aver dichiarato "guerra alle bambole".
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Nonostante il mercato del lavoro resti relativamente stabile, l’autorità monetaria ha sottolineato come le politiche economiche dell’amministrazione Trump abbiano accresciuto i rischi di un aumento della disoccupazione parallelo alla crescita del livello dei prezzi.
Il quadro delineato dalla Fed è quello di una stagflazione, caratterizzato dalla coesistenza di stagnazione economica e inflazione elevata.
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🧵Scrivo un post, costato un lungo lavoro di preparazione, sugli effetti distributivi di Maganomics. Poche ore dopo trovo il mio post copiato integralmente e pubblicato in prima pagina su una testata chiamata Italia .co, con il mio nome, x far intendere ai lettori che io collabori con quel sito.
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Non conosco questa testata e fino a oggi non ne avevo mai sentito parlare. Non ho nulla a che fare con Italia .co e non desidero in alcun modo essere associato a essa.
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Non conosco il suo direttore e leggendo la pagina “Chi siamo” apprendo che questa testata può essere letta anche su Substack e il direttore scrive anche sul Fatto Quotidiano.
🧵No, le importazioni non "bruciano" il Pil.
E il Pil non può scendere sotto zero.
La qualità dell’informazione, purtroppo, sì.
Il modo in cui l’economia viene raccontata in questi giorni dice molto sullo stato di salute dell’informazione italiana.
Per la prima volta dopo molto tempo, la variazione del Pil su base annua è risultata negativa, con una flessione del tasso di crescita dello 0,3%. Un dato significativo, se si considera che nell’ultimo trimestre del 2024 il Pil era cresciuto del 2,4%.
Vediamo cosa c'è di sbagliato nel modo in cui molti media hanno riportato la notizia.
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Anzitutto, come sempre in questi casi, abbiamo dovuto leggere di nuovo l’espressione "Pil negativo".
È un errore grossolano, imputabile per lo più ai titolisti costretti da limiti di spazio: non è il Pil a essere negativo, ma il suo tasso di crescita.
Ancora più gravi, tuttavia, sono gli errori che gli editorialisti commettono sistematicamente nel tentativo di spiegare la flessione del tasso di crescita del prodotto americano. Questi sbagli non possono essere attribuiti ai titolisti e rivelano una seria carenza di conoscenze di base da parte di chi, al contrario, si presenta come esperto di economia.
🧵Sull'economia, Trump si è chiuso in un vicolo cieco.
Deve tagliare le tasse per tamponare gli effetti delle sue stesse politiche ma, proprio a causa di queste politiche, tagliare le tasse è diventato economicamente insostenibile e politicamente rischioso.
C'è poco da stare allegri però, perché l'uscita dal vicolo cieco potrebbe passare per scelte disastrose.
Quali sono le opzioni di Trump, e quali le conseguenze?
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Oggi lo U.S. Bureau of Economic Analysis ha pubblicato la stima del tasso di crescita del Pil per il primo trimestre del 2025.
Per la prima volta da molto tempo, la variazione è negativa.
Un risultato straordinario (in negativo), se si considera che nell'ultimo trimestre del 2024 il tasso di crescita era stimato al 2,4%.
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