Prendere le reazioni in rete come metro dell’umore degli elettori è una buona idea?
Di norma no: la statistica è diversa da una somma di like o “sentiment”.
Un caso tratto dai giornali di oggi lo illustra bene (1/x).
Stamane sui principali quotidiani si legge che i vertici della comunicazione del M5S starebbero rivalutando l’accordo col PD proprio sulla base delle reazioni negative sui social.
Ecco Repubblica e il Corriere:
Il Fatto riporta anche i numeri che starebbero allarmando i vertici del M5S: “L’80, 90 per cento degli interventi è contro l’accordo”.
Ma significano qualcosa, quei numeri, ammesso (e non concesso) riflettano il tenore complessivo dei commenti sui social?
A leggere un sondaggio Winpoll-Sole24Ore riportato sempre oggi da D’Alimonte sembrerebbe proprio di no: il 43% degli elettori M5S sarebbe pro accordo.
Questo naturalmente non significa che allora l’accordo vada fatto: la politica non si fa coi sondaggi.
Significa anche, però, che farla con le sentiment analysis è se possibile anche più stupido.
Se davvero i vertici M5S ragionano a questo modo, si spiegano molte cose.
Il tutto senza nemmeno cominciare a considerare il potenziale smisurato di manipolazione del “sentiment” online.
Per intenderci: se il metro sono i “sentiment” sui social significa che un’operazione coordinata di astroturfing politico — creazione artificiale, dall’alto, di dissenso dal basso — potrebbe davvero essere decisiva nell’indirizzare la risoluzione della crisi di governo.
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A destra avevano cominciato da tempo a insultare Schlein, che di questa destra reazionaria bigotta illiberale è l’anatema.
Ora sarà un massacro continuo.
Questo per esempio è il Giornale di oggi: rifondazione comunista, candidata radical chic, golpe, Pd chiuso in salotto, “il cyborg del correttismo” (qualunque cosa sia).
È un compendio di quello che verrà.
Libero dice che è invidia per e merito di Meloni (c’è forse qualcosa di buono in natura che non sia merito di Meloni), e prende la linea del fango (c’è forse qualcosa di cattivo in natura che non sia fango contro Meloni?)
"A recent poll found a disturbing 66% of Republicans still believe that President Joe Biden was not legitimately elected"
"The right-wing media apparatus has spent months laying the groundwork for contesting the results of the 2022 midterms if the votes don’t go their way"
"There is, however, a realization and general understanding in the news industry that elections can no longer be covered in the ways of the past" edition.cnn.com/2022/11/07/med…
Reminder: "Candidates who have challenged or refused to accept Joe Biden’s victory — 51 percent of the 569 analyzed by The Washington Post — are running in every region of the country and in nearly every state"
Musk lo fa con il solito tono (fintamente) oggettivo di chi è convinto che la sua sia l’unica decisione corretta per massimizzare il bene collettivo per l’umanità tutta (questa è la ratio che afferma, di solito).
In realtà, è solo uno che ha scambiato la politica per una media.
Ma lui è fatto così: è convinto che ogni problema sia un problema tecnologico-ingegneristico. Inclusa, a quanto pare, la politica. E inclusa la libertà di espressione.
Da settimane il Corriere assume e diffonde l'idea per cui il governo Meloni sarebbe "in continuità" con quello di Draghi. Oggi è il frame delle prime sei pagine.
Il rapporto cordiale che si sarebbe instaurato tra Draghi e Meloni diventa così profezia ideologica: “l’etichetta di ‘destra draghiana’, incollata al partito della neopremier per screditarla, alla fine l’ha premiata”, scrive Franco.
“Destra draghiana” (!?), non estrema destra.
Proseguendo nel teorema per cui Meloni si sarebbe moderata e a estremizzarsi sono le opposizioni, Franco parla del passaggio di consegne — un normale rito — come di un “messaggio di pacificazione (!?) ancora più potente; e per questo indigesto a pezzi dell’opposizione”.
La nomina più incredibile per me resta quella di Calderoli. Voglio dire: ha dato dell’orango a una ministra di colore. Come cazzo è possibile ritorni a essere ministro nel 2022? Che paese siamo?
Una cosa del genere ne avrebbe disintegrato la carriera politica in qualunque paese normale. Qui sembra tutto invece parte dell’idea di sdoganare, normalizzare, perfino premiare certe scelte ideologiche. Fa spavento.
(Ovviamente ora arrivano i razzisti in difesa del neoministro. Che imbarazzo, che indecenza)