Visto che si parla (esagerando) di fine della globalizzazione, vale la pena ripercorrer su cosa essa si costruisce: il commercio marittimo, con le sue rotte a fare da pilastro alla globalizzazione di ieri, di oggi e sì, anche del prossimo futuro 1/n
Uno degli argomenti dialettici della geopolitica è la contrapposizione tra potenze di terra e potenze di mare. Al di là delle semplificazioni che spesso caratterizzano questo approccio, ci sono concezioni diverse di immaginare lo spazio, il diritto, la politica e la strategia 2/n
Le potenze di terra come Russia, Cina e Germania hanno una vocazione spaziale possessiva, vocata al dominio diretto dello spazio confinante. Una concezione del potere produttivista e disciplinata, destinato a scontrarsi con i limiti fisici dell’espansione territoriale 3/n
Se invece guardiamo a potenze di mare come l’Inghilterra, l’Olanda, la Spagna e oggi gli USA, vediamo un approccio mercantile, una visione universale e un’attitudine coloniale. Una vocazione spaziale connettiva idealmente senza limiti, fondata sulla supremazia della Marina 4/n
Le potenze marittime hanno prodotto aggregati transcontinentali unificati dal commercio, e la globalizzazione di oggi non è altro che questo: un immenso aggregato transcontinentale di relazioni commerciali, connesso da navi che attraversano oceani come il sangue nelle vene 5/n
Navi che viaggiano lungo rotte e “colli di bottiglia” (stretti naturali e canali artificiali) controllati direttamente o indirettamente dagli Stati Uniti, unica potenza in grado di attivarsi rapidamente in tutti i punti nevralgici dei sette mari grazie alle sue basi militari 6/n
Siamo abituati a sentirci parte del villaggio globale grazie ai trasporti aerei e alle telecomunicazioni via internet – possibili grazie a cavi sottomarini – ma tutto ciò non avrebbe molto significato senza l'interconnessione marittima che dà un corpo a queste relazioni 7/n
La scontro tra potenze di terra e potenze di mare continuerà ad animare il dibattito sulla geopolitica, ma la competizione tra potenze globali ancora una volta è prima di tutto uno scontro per la conquista del mare 8/n geopolitica.info/la-geopolitica…
La Russia non è riuscita a trovare acquirenti per il gas trattato nel terminal Arctic Lng-2, di conseguenza ha iniziato a trasferire nei siti di stoccaggio il gas naturale liquefatto (Gnl) che aveva già trasformato e imbarcato per l'esportazione via mare
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A rivelarlo è il Financial Times, che dopo aver analizzato foto satellitari e dati di tracciamento ha scoperto che ad agosto almeno tre navi metaniere sono rientrate nelle acque russe per depositare il loro carico, quando in teoria dovevano consegnarlo agli acquirenti
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Il terminal Arctic Lng-2 è il nuovo impianto della Novatek, la compagnia russa del gas specializzata nel Gnl. Si tratta del terzo terminal russo di Gnl dopo Sakhalin-2 e Yamal Lng ed è un'infrastruttura strategica per Mosca poiché la produzione pianificata mira a triplicare i volumi di esportazione
Nel pieno del terzo anno di invasione dell'Ucraina, con i profitti da esportazioni di materie prime in calo e le sanzioni che lentamente ma inesorabilmente diventano più incisive, la Russia sta iniziando ad avere grosse difficoltà ad alimentare la sua macchina bellica
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L'argomento è pressante per Mosca, poiché il governo ha iniziato a discutere la legge di bilancio dell'anno prossimo e le cose non stanno andando secondo i piani, perché la Russia era abituata da vent'anni a finanziare lo Stato con i vasti surplus dell'export di idrocarburi
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I dati sul Pil dicono che l'economia sta crescendo, ed è vero, tuttavia ciò avviene soprattutto grazie all'aumento delle spese militari che se da un lato sostengono l'economia, dall'altro la surriscaldano, mettendo sotto pressione un bilancio dello stato
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Quella del Superbonus è la scelta più scellerata della storia recente della politica italiana, un disastro che tormenterà le leggi finanziarie per anni, con buona probabilità di essere ricordata come la più grande violenza inflitta da un governo sui propri conti pubblici
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Una misura che non si è limitata a stanziare miliardi per ristrutturare a spese di tutti le proprietà di pochi, ma che ha creato anche un sistema di cessione crediti che vive di vita propria al punto che il Mef non riesce a definire quanti crediti residui siano ancora in giro
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Le colpe della politica sono evidenti. Tutto è iniziato con il M5S di Giuseppe Conte, ma il PD ha cavalcato la stessa la retorica senza farsi domande, seguito da Lega e Forza Italia durante il governo di larghe intese di Mario Draghi
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Quando si parla dell'alleanza del PD con il M5S e il resto del potenziale “campo largo” si trascura sempre un piccolo dettaglio: gli elettori. Chiunque conosca un pentastellato sa bene che “il piddì” è come minimo disprezzato, se non odiato visceralmente
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Per il grillino l'unico PD buono è il PD morto, o in alternativa (la posizione moderata) un PD sottomesso al M5S di Conte. Gli elettori del PD invece non sopportano quelli di Azione & company (Renzi non ne parliamo), e guardano ai pentastellati con fare paternalistico
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Quando guardiamo al centrodestra invece vediamo partiti e leader che magari si piacciono poco e sono in competizione, ma tra gli elettori troviamo molta più sintonia. Il leghista non disprezza il meloniano, che a sua volta non odia il forzista. Tant'è che i voti si spostano
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Lo chiamano “il bagno di sangue di Melbourne ”, il nome che è stato dato alla partita di pallanuoto giocata tra le nazionali di Ungheria e Unione Sovietica alle olimpiadi del dicembre 1956, poche settimane dopo la rivolta di Budapest schiacciata nel sangue dai sovietici
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L'immagine che ha coniato il nome è quella dell'ungherese Ervin Zádor che riemerge dalla piscina con il sangue che gli cola sul volto dopo il pugno del russo Valentin Prokopov, sferrato a due minuti dalla fine della partita che la nazionale sovietica stava perdendo
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La rivoluzione ungherese del 1956 iniziò il 23 ottobre, quando gli studenti universitari di Budapest fecero appello alla popolazione per unirsi a loro nella protesta contro il dominio sovietico dell'Ungheria e le politiche di sudditanza del governo di Mátyás Rákosi
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Tutto questo in un contesto in cui l'economia italiana sta andando bene, pensa a cosa succede quando arriveranno i giorni di pioggia (e fidatevi, arriveranno)
“In Italia la ‘trappola della povertà’ è più intensa che nella maggior parte dei paesi dell'Unione europea e sta aumentando più che altrove, a confronto con il 2011”
“Se si analizza la spesa pubblica Italiana in ottica comparata, si nota che le voci direttamente rivolte ai giovani non raggiungono i livelli osservati negli altri paesi, sia in termini di Pil sia sul totale della spesa”