ieri era la giornata mondiale degli e delle infermiere, ma io mi sono distratta e quindi racconto una storia oggi - ricordando anche che il ruolo infermieristico, anche per essere stato considerato a lungo femminile, è spesso savlutato e sottopagato >
La storia è quella di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, nobile, ricchissima, nata a Milano nel 1808, nome completo: Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio (anche se lei si è sempre firmata Cristina Trivulzia) > 
> una vita rocambolesca.
Si sposa a 16 contro il volere della sua famiglia con un libertino sifilitico: si separeranno dopo pochi anni (lei nel lasciarlo pagò tutti i suoi debiti), ma rimasero buoni amici per tutta la vita >
Si sposa a 16 contro il volere della sua famiglia con un libertino sifilitico: si separeranno dopo pochi anni (lei nel lasciarlo pagò tutti i suoi debiti), ma rimasero buoni amici per tutta la vita >
ha contatti con gli ambienti carbonari milanesi e nel 1828 si trasferisce a Genova, da sola, anche per sfuggire alle spie austriache. Ma lì continua l'attività carbonara con tanto ardore che Mazzini la definirà "un vero tormento" >
> dev ancora fuggire, prima a Nizza e poi a Parigi, dove avrà un salotto fondamentale per i carbonari e le giardiniere in esilio. E nel 1838 ha una figlia, di cui non rivelerà mai chi sia il padre >
> nel 1840 torna in Italia, a Locate, dove fonderà scuole per i poveri tanto che Manzoni dichiarerà: "ma se ora i figli dei contadini vanno a scuola chi coltiverà i nostri campi?" e per la sua vita libertina non le lascerà salutare la madre Giulia Beccaria morente >
> nel 1848 allo scoppio delle 5 Giornate è a Napoli, dove raduna 200 persone per formare un battaglione e andare ad aiutare la popolazione milanese. A cavallo comanda i 200 uomini. Arrivata a Milano però entra in polemica col governo della città >
> durante la Repubblica Romana, e qui arriviamo al punto, fonda un sistema di infermiere, proponendo anche una scuola per la loro formazione e la riorganizzazione degli ospedali >
> fa un appello alle donne romane e rispondono in molte, di diverse classi sociali, comprese molte prostitute. Questo alla fine della Repubblica le costerà una dichiarazione molto dura del Papa, a cui lei risponde: >
" “Santo Padre non sosterrò che tra la moltitudine di donne che, durante il maggio e il giugno del 1849, si dedicarono alla cura dei feriti non ve ne fosse neppure una di costumi reprensibili: >
Vostra Santità si degnerà sicuramente di considerare che non disponevo della Polizia Sacerdotale per indagare nei segreti delle loro famiglie, o meglio ancora dei loro cuori. >
Mi accadde, l’ammetto, di venire informata che l’una o l’altra delle aiutanti dell’ospedale fosse nota per aver esercitato in precedenza una professione disonesta. >
Le donne che venivano denunciate erano state per giorni a vigilare al capezzale dei feriti;non si ritraevano dinanzi alle fatiche più estenuanti,né agli spettacoli o alle funzioni più ripugnanti,né dinanzi al pericolo,dato che gli ospedali erano bersaglio delle bombe francesi">
oltre a questo viene riconosciuto, ormai, che nel suo servizio infermieristico venivano messe le basi per la professionalizzazione delle infermiere >
dopo la sconfitta della Repubblica vive in Turchia e poi in esilio a Parigi. Torna in Italia dopo l'unificazione,di nuovo a Locate,dove morirà nel 1871,dimenticata(anche perchè l'Unità d'Italia è segnata da un immaginario patriarcale che esclude le donne che vi hanno partecipato)
