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L’ultima volta abbiamo parlato del colore più amato, il Blu. Per compensare il vostro entusiasmo, ho deciso di dedicare questa puntata di #artistantecolore al Giallo, il colore “infame”.
A voler indagare, più che infame, vien fuori che è tossico. I pigmenti più persistenti, infatti, sono l’orpimento (arsenico), il cromo e il cadmio. I primi due non sono più in circolazione e ci è rimasto il Cadmio, il cui uso è ristretto dal 2014 e che si sta tentando di bandire.
Sarà questa sua origine materica tossica ad averne in qualche modo influenzato il destino? Non lo sappiamo, ma è andata così. Cominciamo dall’inizio.
Poiché era ampiamente disponibile e semplice da impastare, il pigmento giallo ocra fu uno dei primi colori utilizzati nell’arte.
L’etimologia del nome è riscontrabile nel termine proto-germanico gelwaz e nel latino si trova galbus. Entrambi significano propriamente verde pallido e entrambi possono essere ricondotti alla radice indoeuropea -ghel che, oltre a brillante e splendente, significa anche urlare.
Interessante notare che il giallo si indica in inglese con il termine yellow, mentre il verbo yell significa urlare. E il giallo sembra questo, il colore che urla, che si fa notare, nel bene e nel male.
Il tono accesso, che ricorda l’oro, è stato molto apprezzato per tutta l’antichità, soprattutto quando si scoprì come ricavarlo dall’orpimento, ossia il cristallo di solfuro di arsenico, dal quale si produceva un giallo superiore per consistenza e intensità all'ocra.
Il suo uso è già attestato nell’antico Egitto ai tempi della XVIII dinastia (XVI-XIV sec. a.C.). Nella tomba di Tutankhamon è stata trovata una piccola scatola di colori con pigmento di orpimento.
Del resto, il giallo orpimento è il complementare del blu egiziano (di cui abbiamo già parlato), e gli egizi erano un popolo attento a questo tipo di dettaglio estetico.
L’orpimento è completamente caduto in disuso soltanto nel secolo scorso: un pigmento decisamente longevo.
Il nome stesso "orpimento" deriva dal francese "orpiment" che a sua volta riprende il latino "auripigmentum", cioè "pigmento color dell'oro". Basta guardare Pompei.
Era quindi la sua attinenza all’oro e alla luce solare a farlo benvolere, ma qualcosa cambiò nel medioevo. Forse fu quando le tecniche di laminatura si perfezionano e l’oro prese il suo posto per illuminare gli sfondi, il cielo e i dettagli, che il giallo venne emarginato.
Dal colore dell’oro e del sole, passò ad essere il colore dello zolfo. Si nota nella moda: i colori dell’abito, che servivano per collocare l’individuo in un determinato gruppo sociale, ne segnavano anche l’esclusione. Ai reietti si imponeva di vestire solo determinati colori.
Il giallo veniva spesso affibbiato alle prostitute (come a Venezia), ma anche ai monaci accusati di stregoneria e, nei paesi fiamminghi, ai debitori e ai truffatori. Divenne anche il colore discriminante per musulmani ed ebrei.
Nel concilio IV Concilio Lateranense, si stabilì che tutti gli ebrei dovevano indossare il giallo a partire dai 12 anni, per distinguersi dal resto della popolazione.
Del resto, era il colore di Giuda, come possiamo notare dall'interpretazione che ne dà Giotto nella Cappella degli Scrovegni. E così via, per i secoli avvenire.
Perché il giallo venisse riabilitato, dobbiamo aspettare il XIX secolo. Furono le  ricerche degli impressionisti sui cambiamenti dell’illuminazione solare, e sull’influenza dell’atmosfera nella percezione visiva del paesaggio,
a restituire al giallo primario il suo ruolo nella composizione della luce. L’espressionismo fece il resto.
A proposito di palette colore di grandi artisti, vorrei segnalarvi questo articolo che ho trovato interessante, soprattutto per l'infografica: cultor.org/impressionismo…
Qui, invece, trovate i miei appunti sul colore artistante.com/colore/
Per chi non li ha letti, vi consiglio il Blu e il Rosso.
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