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Jun 6, 2020 15 tweets 6 min read Read on X
Le foto sono del mio collega David Sherman.
Il giorno? Il 30 aprile 1945. Il luogo? Un’abitazione a Monaco, al 16 di Prinzregentenplatz. Io che faccio il bagno. Mentre il proprietario dell’appartamento si toglieva la vita in un bunker di Berlino.
Non ero in quell’appartamento per caso. Lo avevo fatto intenzionalmente. Volevo lavarmi dallo sporco che mi aveva ricoperta durante la visita al campo di concentramento di Dachau.
Un bagno nella vasca di Hitler.
Mi chiamo Lee Miller e sono nata a Poughkeepsie, nello stato di New York il 23 aprile 1907.
Papà Theodore era un inventore tedesco con la passione della fotografia. Una passione che mi aveva trasmesso fin da piccola.
Già. Fin da piccola. E da piccola subii la violenza che cambiò tutto il mio essere donna. Avevo sette anni. La mamma in ospedale e io affidata ad amici a Brooklyn. La violenza.
E quella maledetta gonorrea che mi trascinai per anni.
Fu in quel preciso momento che, malgrado tutti mi vedessero come un angelo tanto ero bella, diventai un demonio dentro.
Amavo l’arte in genere. Nel 1925 andai a l’École nationale supérieure des beaux-art e poi alla Art Students League di New York per studiare scenografia.
Fu proprio in quell’anno che la mia vita cambiò. Camminavo a Manhattan.
Fu una fortuna che in quel momento stesse passando accanto a me il signor Condé Nast, editore di Vogue. Che mi afferrò prima che quella macchina mi travolgesse.
Forse fu il mio fascino. Fatto sta che mi offrì un lavoro come modella. Un caso. Che mi fece diventare la modella più ricercata dai più grandi fotografi di quel tempo.
Da Edward Steichen a Arnold Genthe.
Fino al 1928. Quando uno scandalo fece finire la mia carriera di modella. Che avevo fatto di così tanto grave? Una foto che mi ritraeva per una pubblicità di assorbenti.
Per la prima volta una donna pubblicizzava qualcosa di così intimo. Un vero scandalo.
Ne fui quasi felice. Cominciava a starmi stretto il ruolo davanti all’obiettivo. Io volevo fotografare. Per questo fuggii a Parigi dove conobbi una grande fotografo, Man Ray. Diventai sua allieva, musa e amante.
Poi la mia vita prese strade diverse.
Prima uno studio tutto mio a New York poi in Egitto e poi nel 1937 di nuovo a Parigi.
Dove conobbi e mi innamorai di Roland Penrose, pittore e poeta inglese.
Con lui mi stabilii a Londra. Dove scattai quelle foto sotto il blitz delle V2 naziste. Quando lui venne chiamato alle armi diventai una fotoreporter di guerra. Un incarico che difficilmente veniva assegnato ad una donna.
Fu così che vidi l’orrore.
Quando visitai i campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, o quando visitai le prigioni della Gestapo.
Sviluppavo personalmente le pellicole in una camera oscura improvvisata nella mia stanza d'albergo.
Ero fotoreporter di guerra per Vogue. Mi chiesero più volte se quello che vedevano nelle foto fosse reale. Era tutto vero. Avevo solo impresso sulle pellicole tutte le mostruosità di cui è capace l’uomo.
Un incubo per una come me.
Un incubo che sconvolse la vita di Lee Miller. Aveva quarant’anni quando iniziò a bere, soffrire di insonnia e di depressione nonostante la nascita di Anthony.
Il tradimento del marito e l’accusa di essere una spia sovietica segneranno il resto della sua vita.
Lee Miller morirà il 21 luglio 1977 dimenticata da tutti. Lei, una delle più grandi figure femminili della fotografia. Le ceneri sparse nel suo giardino. Il figlio Anthony ha scritto la biografia di sua madre "The Lives of Lee Miller” impegnandosi a promuovere l’opera materna.

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Jul 9
E' il 26 giugno 1975.
Cristina sta per uscire di casa.
L'amico Marco è venuta a prenderla e con l'amica Emanuela hanno intenzione di andare in qualche locale a sentire un po' di musica.
Cristina, 18 anni, è figlia dell'imprenditore Mazzotti e abita in una villa a Eupilio (CO) Image
I tre amici hanno passato la serata in un bar di Erba.
Con la Mini Minor di Marco stanno per rientrare a casa.
Ridono, scherzano, quando all'improvviso una Fiat 125 taglia loro la strada.
Quattro uomini, col bavero alzato per nascondere la faccia, scendono dall'auto.
I 3 ragazzi vengono fatti salire sui sedili posteriori della Mini.
E partono.
A un tratto l'auto si ferma.
"Chi di voi è Cristina Mazzotti?"
"Sono io".
Le infilano un cappuccio in testa e la trasferiscono sulla 125. Image
Read 16 tweets
Jul 7
Che ci faccio fuori dalla chiesa in Piazza Don Bosco nel quartiere Tuscolano a Roma?
Non mi lasciano entrare in chiesa.
O meglio.
Non ci lasciano entrare in chiesa.
Come è possibile?
È possibile sì.
Forse è meglio che vi racconto quando, e come tutto è cominciato. Image
Non ero mai stata a Roma.
Erano gli anni 70 e da San Candido in Alto Adige ero venuta in gita con la parrocchia.
E poi quel pomeriggio, libero per tutti.
Io ero sola.
Nessuna amica, niente fidanzato, nessun familiare.
Andare da sola per Roma non fu una bella idea.
Perdersi fu un attimo.
Ricordo che fu lui ad avvicinarsi.
Gli chiesi come arrivare a Piazza Venezia.
Fu il mio accento a tradirmi.
Tedesca?”, mi chiese.
No”, risposi, “vengo dall’Alto Adige”.
“Ah, dove prendete in giro gli italiani!”.
La nostra storia d’amore iniziò quel giorno.
Read 25 tweets
Jul 5
Oggi il Torneo al Queen’s Club è riservato ai soli uomini, ma non era così ai miei tempi.
Era comunque considerato, come oggi, la migliore anticamera prima della partecipazione a Wimbledon, il mio obiettivo.
E la mia spalla non va ad infiammarsi giocando proprio quel torneo?
Una sfortuna sfacciata.
Ero arrivata da poco proprio per fare il grande salto.
Negli USA, la mia patria, avevo vinto molto, per quello avevo deciso di sbarcare in Europa.
E avevo iniziato vincendo i Tornei di Surbiton e Manchester come preparazione a Wimbledon.
Mi presento.
Mi chiamo Maureen Connolly e sono nata il 17 settembre 1934 a San Diego, in California.
Papà voleva un maschio, e per molti anni ho sempre creduto che fosse mia la colpa.
Del suo abbandono, dopo avermi promesso che sarebbe andato a comprarmi un gelato perché avevo la febbre. Image
Read 21 tweets
Jul 3
Cosa darei per vincere questo torneo?
C’è gente che sarebbe disposta a tutto anche solo per essere presente come spettatore, figuriamoci come protagonista in campo.
Dicono che non posso vincere.
Sono d'accordo.
In conferenza stampa ho detto che darei una mano pur di riuscirci. Image
C’è sempre dell’ansia prima di entrare in campo.
Ci si veste, poi i soliti riti scaramantici, e infine qualche minuto seduto in attesa della chiamata.
Tra poco sfiderò in finale, sul manto erboso del Centre Court di Wimbledon, il vincitore dell’anno scorso.
Numero uno al mondo.
Non ci sopportiamo.
Vecchia ruggine per questioni di patriottismo.
Non avendo risposto a una chiamata della nazionale per giocare delle amichevoli lo avevo definito “antipatriottico”.
Una causa di risarcimento in corso.
Siamo diversi.
Non solo per il colore della pelle.
Read 24 tweets
Jul 1
Il giudice per le indagini preliminari di Roma ha disposto ieri l’archiviazione dell’indagine relativa alla mia morte, avvenuta mentre operavo per le Nazioni Unite nella missione di pace in Colombia.
Suicidio è stata la conclusione.
Ma non è andata così.
Torniamo a quei giorni.
No, non è stato un rapimento.
Almeno è stato evitato il solito stupido chiacchiericcio sul pagamento di un riscatto da parte del Governo italiano.
E la classica conclusione che in fondo “se l’è cercata”.
No, non è stato un rapimento.
E non me la sono cercata. Image
Però non è stato nemmeno un suicidio come riportato dalle autorità locali.
Una scena ben confezionata certo, con quelle ferite da taglio e io appeso ad una corda.
Immagino il dolore dei miei familiari e dei miei amici.
Nessuno di loro crederà mai che mi sono tolto la vita. Image
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Jun 30
“Vuoi entrare a far parte della Guardia Costiera? Diventa protagonista: difendi il mare, proteggi la vita e contribuisci a preservare l'ambiente marino”.
Un Corpo nobile, votato a salvare vite e a governare i porti.
Votato a salvare vite.
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I principali compiti della Guardia Costiera italiana infatti sono “la salvaguardia della vita umana in mare, la sicurezza della navigazione, la tutela dell'ambiente marino, il monitoraggio del trasporto marittimo, il controllo sulla filiera della pesca marittima”. Image
Già.
La salvaguardia della vita in mare.
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Tanto da renderci partecipi raccontando sui social tutti i loro interventi. Image
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