Thread by @Marco_dreams

La morte di Matteotti non fu solo l’eliminazione di un avversario politico scomodo. Ci sono degli elementi che ritroveremo in altri delitti più recenti, come una borsa che scompare.
Ed anche tangenti sul petrolio.
Elemento chiave è la figura di Amerigo Dumini. Chi era?
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Dumini era il capo della Ceka fascista, la polizia del Viminale, via di mezzo fra un organismo di spionaggio ed una milizia del Duce contro gli oppositori al regime. In realtà poco più di una squadraccia di delinquenti feroci. E lui guidava la squadra che uccise Matteotti.
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Quando Matteotti fu ucciso aveva con sè una borsa, circostanza di cui la moglie era sicurissima. Dumini invece nel processo dichiarerà che Matteotti non aveva con sè nessuna borsa. Perché era così importante quella borsa?
E qui entra in ballo il petrolio.
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La Sinclair Oil era una potenza americana nel campo del petrolio e mirava a essere leader nel mercato italiano. L’Italia dal canto suo voleva cominciare le trivellazioni in Libia, ma il parlamento era diviso. Matteotti aveva di recente fatto un viaggio in Inghilterra.
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I servizi segreti inglesi erano organizzatissimi e preoccupati della piega presa dagli emergenti regimi autarchici contro l’Europa. Come fu confermato poi anche dal figlio di Matteotti gli inglesi avevano consegnato una serie di documenti a Matteotti. Cosa contenevano?
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Nel caso in cui la Sinclair avesse preso il dominio del mercato italiano e, cosa più importante, l’Italia avesse rinunciato alle trivellazioni in Libia, qualcuno sarebbe stato lautamente ricompensato. Ma chi?
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Ovviamente il capo del governo: per le compagnie e le lobbies americane è prassi sponsorizzare chi fa il loro interesse. Ma c’è di più: avevano promesso una quota di azioni della Sinclair al Re Vittorio Emanuele III, bisnonno del Filiberto neo politico.
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Questo spiegherebbe in parte l’atteggiamento remissivo del Re nei confronti di Mussolini, e la figura di Dumini assume un ruolo impensabile. Se dentro la borsa di Matteotti c’erano queste prove sia il Re che il Duce erano ricattabili.
Un po’ come la situazione di Savoini.
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Dumini per sua sicurezza personale inviò le carte in custodia a due avvocati americani, Martin Arnold e Hugh Robertson, e questo spiega anche la condanna irrisoria per l’omicidio, un mese di galera. Nel processo affermò che non si era accorto dei colpi dei suoi scagnozzi.
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“Si è improvvisa sentito male quando è salito in auto”. Ci fosse stato il Covid si sarebbe difeso dicendo che Matteotti era positivo e gli è mancato il respiro come a George Floyd.
Fatto sta che Dumini se la cava con poco e condurrà poi una vita agiata per molti anni.
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Il resto della vicenda lo conoscete: l’Italia non ebbe mai il petrolio dalle colonie e sia il Re che Mussolini furono sconfitti dalla storia, entrambi con ignominia. Dell’omicidio di Matteotti purtroppo si parla troppo poco: nelle scuole due righe e poco più.