Che poi la vera storia da raccontare non è tanto 'tutta' ma quando è nata l'ossessione per tutta la storia e per la festa il 19 Giugno. Tutto comincia otto anni fa, quando la Salernitana non c'era.
Come non c'era? Il preambolo risale a qualche anno prima, quando si riesce a dimostrare legalmente che la Salernitana è indissolubilmente legata ai suoi segni distintivi: cioè stemma, denominazione, colori e così via. Senza quella roba non si può parlare di Salernitana.
Con la nascita del Salerno Calcio e l'avvio dell'avventura calcistica, tuttora in essere, di Lotito e Mezzaroma tutto quel patrimonio era al centro di una questione legale che, alla vigilia del 19 giugno, restava irrisolta.
Quell'assenza stimola un ex-ultrà degli anni '80 e '90, Gioacchino Novelli. L'idea è di celebrare la festa comunque, di riempire città e provincia di granata e dimostrare quanto ciò che mancava non era il calcio ma la Salernitana.
Nelle settimane precedenti vengono stampati e distribuiti migliaia di cartoncini granata con il simbolo dell'ippocampo e la scritta '19 Giugno'. Un'idea semplice ma geniale: legare per sempre la squadra alla sua data di fondazione, inserendola nell'immaginario collettivo.
Nei giorni precedenti il tam tam dei tifosi cresce, i cartoncini vanno letteralmente a ruba e la risposta sorprende. Poi arriva il 19 giugno ed è una grande festa.
La città e la provincia sono colorate di granata, pure nei luoghi più impensabili. Pure nel resto d'Italia i tifosi si scatenano: a Roma viene colorato di granata perfino il Colosseo, in tutta Italia ci sono balconi granata (ovviamente anche il mio).
Allo stadio si radunano alcuni tifosi, nel giro di pochi minuti sono centinaia e decidono di partire per un giro sul lungomare. Minuto dopo minuto diventano migliaia e diventa una gigantesca carovana che attraversa la città. Sembra una festa promozione.
Una festa senza la festeggiata, arriverà di lì a breve perché a quel punto c'è chi capisce che la questione non era 'comprare Flash Gordon' ma restituire a una città la propria squadra. Il senso di un sentimento e di una passione.
Detto così sembra tutto fatto ma questo è relativamente poco. Novelli, lungo tutto il 19 giugno, girerà in lungo e largo per vedere gli effetti della sua iniziativa per poi concludere a Salerno. Nel bagno di folla del centro interamente granata.
Ovviamente è felice però tutto quello che ho raccontato finora gli fa dire, dentro di sé: "Sapevo che sarebbe andata così". E messa così sembrerebbe finita, sembrerebbe una festa come tante. Eppure c'è un momento che racconta il senso di tutto questo.
Bisogna andare in un luogo ben preciso: Raito. Per chi non lo sapesse è un borgo bellissimo in Costiera Amalfitana rivolto verso il mare, ufficialmente è una frazione collinare di Vietri Sul Mare. Siamo a pochi km da Salerno.
Anche Raito viene colorata di granata, come tanti altri luoghi della Costiera. Quello che Novelli non si sarebbe mai aspettato è cosa lo accoglie a Raito: uno striscione. Per esser più precisi: uno striscione granata con una scritta bianca, un po' sbiadita dal tempo.
La scritta recita: "Salernitana, alza gli occhi e guarda: solo il cielo è più grande di te". Firmato GSF Raito. Dovrei scrivere un romanzo su com'è nata la sezione di Raito della GSF, un romanzo anche famigliare (mio padre ha avuto un ruolo in tutto questo), ma non c'è il tempo.
Quello striscione non è solo uno striscione: è un segno. Il segno che l'iniziativa è davvero riuscita perché ha riacceso la luce anche in chi non allo stadio non andava più. Perché quello striscione non si vedeva più da almeno 15 anni e c'era sempre nei 15 anni prima.
Che quella luce si riaccendesse anche nei 'vecchi' come lui Novelli ci sperava ma non si aspettava di rivedere qualcosa che lo aveva spinto a diventare lui stesso un ultrà. Questo era oltre la sua speranza. Novelli a Raito scoppia a piangere.
Dal 2012 in poi le iniziative sono state una marea, da lì in poi è nata anche un'associazione che sta costruendo la memoria storica della Salernitana: non a caso si chiama '19 giugno 1919'. A ogni anniversario realizza iniziative nuove.
Lo scorso anno, per il centenario, alle ex-fornaci di Fratte, ha allestito la mostra del centenario. Una mostra incredibile che ha fatto venire i brividi a chiunque è entrato. Secondo voi quale striscione c'era sopra l'ingresso del museo?
Uno striscione granata con una scritta bianca, un po' sbiadita dal tempo: 'Salernitana, alza gli occhi e guarda: solo il cielo è più grande di te'. Perché alla fine di questa storia la cosa incredibile è che tutto torna, ciclicamente. Magari aspetta ma non se va mai via.
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Va bene tutto però prima di disquisire sulle dimensioni dei peni parliamo del fatto che Andrew Tate è accusato di cose mostruose, che per molti maschi rappresenta un modello e di com'è difficile costruire un maschile fuori dall'egemone, un accollo tremendo e a volte senza uscita
Parliamo di corpi, di sentimenti, di confidenze, di amore, di fragilità. Parliamo di quanto siamo in bilico tra "se non parli sbagli perché sei anaffettivo" e "se parli sbagli perché sei debole".
Parliamo di lacrime, di grida e di silenzi. Parliamo di persone che vedono dei mostri, perché gente come Tate questo sono, che diventano modelli perché dentro quei mostri non ci sono dubbi. E delle persone in bilico vengono attratte facilmente da quelle "certezze"
15 anni fa la città di Brescia viveva una delle sue pagine più buie. Paolo Scaroni, tifoso del Brescia in trasferta con gli ultras del gruppo Brescia 1911, veniva massacrato di botte dalla celere alla stazione di Verona Porta Nuova.
Gli agenti si accaniscono sul corpo di Paolo per dieci minuti colpendolo in tutte le maniere possibili e lo lasciano lì per terra. Chiamano l'ambulanza in codice giallo, parlando genericamente di 'tifoso ferito'. I medici arrivano e si rendono conto che la situazione è drammatica
Paolo arriva in ospedale e passerà settimane in coma, con gli amici fuori che faranno il tifo per lui perché davanti a cose così chissenefrega del calcio.
Nota a margine, minuscola, sulle palestre. Al netto degli 'ok boomer' da rivolgere a tutti i giornalisti italiani guardate che non c'è solo chi prende le palestre per centri di reclutamento. C'è tutto un mondo che dall'insegnamento di arti marziali costruisce una socialità
E questa socialità non si esprime solo con l'attività sul ring, sul tatami, eccetera. Poi esce da lì e diventa socialità diffusa sul territorio. In questi mesi si sono trasformate in centri per la distribuzione di cibo, DPI, sostegno alle famiglie, eccetera.
Non parliamo di casi isolati ma di un mondo variegato che ha esempi in tutta Italia: dalle grandi città alla piccola provincia. Esperienze che, tra l'altro, con il Covid stanno facendo i conti con la sopravvivenza perché lo sport di contatto non è semplice da praticare.
Parliamo di cose serie. L'altroieri è stato pubblicato il nuovo numero di 'Zarina', newsletter sullo sport femminile. In questo numero Giorgia Bernardini ci parla di Asma Elbadwai, poetessa e cestista sudanese-britannica. Cos'ha di così importante?
Ha combattuto e vinto una partita che, per certi versi, vale di più di una qualunque medaglia: quella che consente alle donne di poter giocare a basket con l'hijab. Una battaglia non solo per sé ma per tutte quelle donne che subivano questa enorme discriminazione.
Non entro nei dettagli (abbonatevi a Zarina e seguitela su Instagram!) vi dico solo che in questo numero c'è tantissimo per ragionare su tante cose, a cominciare dagli stereotipi e dai pregiudizi sul tema 'Donne musulmane e sport'.
Ieri sera ho visto 'Soggetti pericolosi'. Un documentario bellissimo, colmo di passione e di vita anche grazie all'unione degli intenti e dell'energia che lo ha generato
Un documentario auto-prodotto, un percorso che potrà continuare e diventare altre storie. Quello che potete fare è farlo vedere nelle vostre città, contribuire al crowdfunding, comprare le bellissime stampe di ZeroCalcare e seguirne gli sviluppi
Perché 'Soggetti pericolosi' nasce da un processo alle intenzioni. Un attacco a cinque persone che sono andati in Rojava per sostenere la costruzione di un mondo più giusto. Un processo che ha avuto una colpevole e che andrà avanti.
Dopo 5 turni, e in attesa degli ultimi 5, credo di poter fare un bilancio della ripresa della Salernitana e posso dire, con grande tranquillità, che avevo lasciato una squadra modesta e con pochissime idee e l'ho ritrovata esattamente uguale.
Abbiamo affrontato Pisa, Entella, Cremonese, Juve Stabia e Ascoli. Tutte squadre sotto di noi in classifica e abbiamo raccolto 5 punti, obiettivamente una miseria. Siamo ancora ai margini della zona play-off solo perché attorno c'è la stessa modestia tecnica.
Il materiale tecnico è oggettivamente molto limitato, con giocatori mediocrissimi o inadeguati alla categoria per la maggior parte. E poi c'è l'atteggiamento di Ventura che non aiuta. Il mister continua a predicare di un gioco che non c'è e di un carattere della squadra.