Il 21 fu estenuante. Le cariche sul lungomare. La fuga scomposta nelle strade secondarie. I litigi fra compagn*. La stanchezza accumulata in quelle giornate impazzite. Verso sera decisi di accettare l’invito di una amica genovese. La seguii a casa sua per farmi una doccia
La casa ospitava diverse persone. Cucinammo e mangiammo sul terrazzo, discutendo su cosa ci stava travolgendo. Mi stavo lentamente rilassando, ma ad un tratto fui assalito da una strana inquietudine. Alle 23 decisi di salutare tutti. Mi incamminai solo verso il media-center
Salii al piano della Pascoli che ospitava #Indymedia. C'era meno gente del solito perché tante persone erano già ripartite. Chi restava armeggiava con i computer, per scrivere o per montare brevi clip. Iniziai ad acquisire delle video cassette. Mancava poco alla mezzanotte
Ripresi a girare. Ormai la polizia aveva sfondato la barricata all’ingresso e dilagava all’interno. Vedevo ragazze e ragazzi scappare sulle scale. Dalle finestre si scorgevano scene orribili. Riuscii a riprendere un pestaggio. A manganellare era il famigerato “coda cavallo”
Provammo a barricare le scale con i banchi, ma fu inutile. Dopo poco i poliziotti ci stavano di fronte, minacciandoci con i manganelli. Ci intimarono di sederci in terra nel corridoio e ci forzarono a mettere le mani dietro la nuca. Poi iniziarono a frugare nelle stanze
Allora, dal fondo del corridoio, apparve Riccardo Chartroux insieme al suo operatore
Le riprese fatte da noi media-attivist* di Indymedia furono essenziali per ricostruire la verità di quella notte bastarda. Nonostante tutto, nessuno degli aguzzini in divisa ha mai pagato per le sue colpe.
#Genova2001 non è ancora finita.
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