Il Maghreb è la parte a nord ovest dell’Africa.
“Maghreb” è la parola esatta in arabo per dire tramonto e/o Marocco.
Ma è stata italicamente distorta per definire il concetto di “immigrato che vende il fumo in viale Zara”.
Sì raga con le mani, dallo stesso piatto.
Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà.
Queste 2 componenti hanno tempi di cottura da rispettare e richiedono grande pazienza.
Per questo nonna di solito ha a portata di mano un mestolo: per lanciarcelo sui denti quando le chiediamo “manca tanto?”
1. ras el hanout (miscela araba di circa 30 spezie... lo trovate in qualsiasi macelleria halal o araba di zona, praticamente dove i carabinieri stanno di guardia a controllare che nessun arabo abbia una cintura di esplosivo e inneggi a Bin Laden)
2. Zafferano
3. Sale
5. Pepe nero
5. A scelta paprica piccante o peperoncino in polvere
A scelta perché la cucina marocchina tendenzialmente non è piccante.
Negli altri paesi del maghreb però lo si usa di base.
Il tabasco invece ve lo potete ficcà dove non batte il sole.
1. Carne rossa (preferibile se di montone... e bestemmie fortissime a chi usa il pesce. Un carissimo saluto ai tunisini che ci leggono da casa, vi vogliamo bene ma no ❤️ 🇹🇳)
2. Ceci
3. Verdure: carote, zucchine, zucca, melanzane, pomodori, rape bianche
- semola di grano duro cous cous (NO NON PRECOTTO ALTRIMENTI ANDATE A FARE I BELLI A MASTERCHEF COI 4 SALTI IN PADELLA OCCHEI)
- smen (burro fermentato salato)
- olio d’oliva
Pigliatevi un giorno di ferie e preparatevi ad avere una sauna in cucina perché il cous cous si cucina al vapore.
- olio
- carne
- cipolle bianche tagliate
- le spezie
- prezzemolo
Lasciare rosolare e rendersi conto che non avevo parlato né di cipolla né di prezzemolo nei tweet sopra.
Ma del resto che cazzo volete, mica stiamo su Giallo Zafferano.
A questo punto non siete manco a metà dell’opera è sicuramente state pensando “ma una pizza no?”
Una volta che la carne dentro la pentola sarà morbida tanto da staccarsi dall’osso, aggiungere le verdure (tranne la zucca o rischiate una poltiglia per averla stracotta... quindi 10 minuti dopo le altre)
Usate le manine per mescolare bene il tutto.
A cosa serve? A fare da giuntura e a rendere il tutto più folkloristico.
Non ha senso? Non ce ne frega un cazzo.
Coprire e lasciarla per 15 minuti sopra la pentola col brodo ancora sul fuoco.
*diapositiva di nonna che se vi vede impauriti dal calore vi guarda con disappunto pensando che nessuno vi si sposerà mai a prescindere da quanto siate bravi a fare le seghe*
Sì.
Lasciare sul vapore del brodo per 15 minuti, versare il cous cous nella kasria, ustionarvi le mani e ripetere tutto per 4/5 volte.
Già solo questo porta via 1 ora, a confronto dei 15 minuti che millantate per fare il cous cous.
Questo passaggio è fondamentale per rendere la semola morbida, cotta e non appiccicosa.
Mettete la semola nella kasria, col mestolo appiattite la parte sopra e appoggiate la carne.
Prendete un po’ di brodo e spargetelo sopra.
Ho detto un po’, se l’avete rovesciato tutto vi meritate Guantanamo e Dj Khaled.
Servirà agli ospiti che vogliono - a loro discrezione - inumidire la loro parte di cous cous.
Ora tenete conto che questa è una versione facilitata e breve del couscous e mandatemi a quel paese.
NO, IL COUSCOUS NON È SICILIANO.
Quello che viene fatto in Sicilia per gli arabi è l’equivalente di un fettuccine Alfredo americane.
Se osate dire il contrario, mi faccio brillare.