Thread by @Marco_dreams

Mussolini, il grande latin lover.
Una leggenda.
In realtà molte delle donne prezzolate che l’hanno avuto dicono che come amante fosse violento, sbrigativo e brutale.
Di sicuro con me fu molto peggio, malgrado gli avessi dato tutti i miei averi ed anche un figlio.

Lo conobbi che era un giovane giornalista, direttore del quotidiano del partito socialista. Quando poi divenne interventista e nazionalista lui fu espulso dal partito, ed aveva bisogno di soldi per portare avanti il suo progetto. Io, ricca di famiglia, vendetti tutto per lui.

Una volta che il suo progetto fu ben avviato si legò bigamo a Rachele e si dimenticò completamente di me e di suo figlio, Benito Albino Mussolini.
Cosa dovevo fare? Non mi rassegnai, ormai non avevo più niente da perdere: lo inseguii dappertutto, lo citai persino in giudizio.

In tribunale lui ebbe persino il coraggio di dire che io era una spia austriaca. Io, che gli avevo dato tutto.
Così ritornai a vivere a Trento, senza più nulla, mantenuta dai parenti.
Poi durante una celebrazione fascista a Trento ebbi la cattiva idea di avvicinare un ministro.

Risultato? La polizia mi arrestò, su un ordine arrivato da Roma, e venni rinchiusa nel manicomio di Pergine Valsugana, dove ogni tanto arrivavano perizie mediche fasulle che attestavano il mio stato di pazzia.
E mio figlio?

Benito aveva un fratello minore, Arnaldo, che mosso da pietà si occupò di lui e gli pagò anche gli studi. Finché fu vivo gli sconsigliò però di usare il suo cognome, e gli ordinò di non parlare mai del padre. Poi purtroppo morì, e anche per mio figlio fu l’inizio della fine.

Mio figlio fu adottato da una persona legata al Duce e cambiò il cognome in Bernardi, poi fu arruolato in marina e spedito in un porto giapponese.
Al suo ritorno gli fecero credere che io fossi morta, e poco tempo dopo subì la mia stessa fine: fu rinchiuso in manicomio pure lui.

Io morii nel manicomio di San Clemente a Venezia nel '37 per una emorragia celebrale, mentre mio figlio Benito morì in altro manicomio, nel 1942. Suo padre nel frattempo era impegnato a portare alla disfatta il paese.

Mio figlio morì per deperimento dicono, in realtà gli facevano anche nove iniezioni di insulina al giorno, dopo le quali lui andava sempre in coma. C’è chi dice che il Duce fosse all’oscuro di tutto, difficile da credere visto che era a capo della polizia segreta.

Mi sono dimenticata di dirvi il mio nome: sono Ida Dalser e sono meno famosa di Rachele, di Claretta o di tante altre. Ormai non chiedo più giustizia, è passato troppo tempo. Chiedo solo scusa a tutti voi per aver contribuito a creare il mostro che si è poi rivelato essere.